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Massimiliano Lenzi per "Il Tempo"
Il racconto di chi comanda secondo Filippo Sensi, lo spin doctor del premier Matteo Renzi. C'è stato un tempo, prima di arrivare a Palazzo Chigi, in cui il Sensi scriveva editoriali ed articoli per "Europa" (di cui è stato vicedirettore), giornale che ha sempre avuto pochissimi lettori tra gli italiani, tranne che nel Palazzo - si sa, l'establishment ama leggersi - e che oggi, sul sito online, resta frizzato al 30 dicembre 2014, in attesa di tornare al futuro e (hai visto mai!) alle edicole.
renzi e obama fotografati da filippo sensi
Nella stagione in "Europa", tra i pezzi di Sensi se ne incontrano d'interessanti, attenti alla lettura del renzismo e del suo fenomeno politico. Ne citiamo due: il primo sulla costruzione del leader ed il secondo su Renzi rispetto agli altri leader europei.
Cominciamo dal primo, uscito il 28 dicembre 2013 (Renzi, vincendo le primarie dell'8 dicembre, è da poco diventato segretario del Pd e qualche giorno dopo l'uscita dell'articolo nominerà Filippo Sensi capoufficio stampa del Partito democratico) ed intitolato "La costruzione del leader, il racconto di chi comanda".
Analizzando un libro, "Il partito del capo" di Fabio Bordignon, Sensi, tra le altre cose, annota: "L'individuazione di un nemico, di un 'Loro' cui opporsi, l'utilizzo di un linguaggio, di un racconto coinvolgente ed evocativo di un riconoscimento reciproco; una storia che può coincidere con una biografia, sia essa individuale, sia collettiva: sono gli sganci in cui si articola quel progetto che è la leadership. Che è tornata, ove mai si fosse temporaneamente interrotta, ad essere il pattern attraverso cui comprendere - certo non esaurire, però - la nostra relazione con la sfera del politico nell'epoca di WhatsApp e di X Factor".
filippo sensi nasconde il tablet dietro la schiena durante l incontro con papa francesco bergoglio
Nel pezzo Sensi non cita direttamente Renzi, ma la cronologia dell'articolo, che arriva una ventina di giorni dopo la vittoria del fiorentino (di Rignano sull'Arno) alle primarie 2013, sembra indicare quello che gli spin doctor chiamano lo storytelling, il racconto del Renzi che verrà. Oggi, analizzando il linguaggio del Premier, se ne colgono alcuni passaggi: l'individuazione di un nemico, i gufi, Salvini, quelli che lo criticano. Lo sforzo di creare una biografia vincente, del fare.
cena di finanziamento del pd a roma filippo sensi
Eppure, in questa strategia, attenta ai social e onnipresente in tv (ma mai in duelli con altri politici-leader), salta agli occhi una mancanza. Manca il brand vincente di Renzi, la rottamazione, lasciata fuori da Palazzo Chigi e dal Potere conquistato. Eppure era quel linguaggio antipolitico, spavaldo fino alla sfrontatezza ma contro i privilegi, ciò su cui Renzi aveva costruito la scalata al Pd e al Potere. Oggi, tra l'appoggio a Vincenzo De Luca e la difesa dei sottosegretari indagati (lasciati al loro posto), Renzi non rottama più.
Ed in Europa, il Continente non il giornale, fa fatica. Su immigrazione, caso Grecia ed altro. Ma guardiamo, in un articolo del 16 luglio 2013 (ancor prima di diventare segretario Pd) intitolato "La premier league di Renzi", cosa scriveva Sensi sul sindaco di Firenze che aveva incontrato la Merkel: "..il fatto è che la Cancelliera tedesca (..) ha riservato a Renzi un'apertura di credito senza precedenti per un leader politico, figurarsi di un primo cittadino seppure di una grande città internazionale come Firenze". Dopo parole come queste per forza che Renzi, non appena arrivi una critica, gridi ai gufi. Maledetti, ci vorrebbe un'Europa (giornale) per dirgliene quattro.
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