angela merkel

ANGELA, CHE FACCIA DI BRONZO – LA MERKEL, CHE PER ANNI HA FLIRTATO CON PUTIN, SCARICA LA COLPA DELLA DIPENDENZA EUROPEA DAL GAS RUSSO COSÌ: “NON ERA STATA LA REPUBBLICA FEDERALE TEDESCA A RICHIEDERE LE AUTORIZZAZIONI, ERANO STATE LE AZIENDE. PER ME SI TRATTAVA DI DECIDERE SE, COME ATTO POLITICO, PROMULGARE O MENO UNA NUOVA LEGGE PER NEGARE L’AUTORIZZAZIONE A NORD STREAM2”. COSA CHE LEI NON HA FATTO – “I TREMORI DURANTE LA VISITA DI ZELENSKY: “È STATO UN  MOMENTO DIFFICILE. PROBABILMENTE AVEVO ACCUMULATO MOLTA TENSIONE”. MA NON DICE LA VERITÀ: ALL’ORIGINE C’ERA LA TRESCA DEL MARITO (DAGO-RIVELATA) CON UNA SUA EX ALLIEVA, A CUI SEGUÌ UN CROLLO NERVOSO, E L’ABUSO DI PSICOFARMACI…

Giovanni Di Lorenzo e Tina Hildebrandt per “Sette – Corriere della Sera”

 

angela merkel fotografata da herlinde koelbl nel 2008

Il nuovo ufficio di Angela Merkel è lo stesso del suo predecessore Helmut Kohl da ex cancelliere. Si trova al quinto piano di un anonimo edificio della DDR, in cui risiedeva Margot Honecker in qualità di ministra dell’Istruzione, sulla Unter den Linden, tra l’Hotel Adlon e l’ambasciata russa.

 

Per la nostra intervista ha scelto la sala riunioni sullo stesso piano, dalla quale si ha una bella vista sulla Pariser Platz e sulla Porta di Brandeburgo. La sua consulente politica, Beate Baumann, è con noi per tutta la durata del colloquio. Prima di iniziare si scattano delle foto; velocemente, perché Angela Merkel non ama essere fotografata. Il perché si capirà più avanti. Sparite le macchine fotografiche, Merkel si rilassa.

 

Da un anno non è più in carica. Prima, anche solo chiederle «Come sta?» la insospettiva. Oggi la ritiene opportuna, come constata lei stessa facendo una sua tipica smorfia ironica. «E risponderei anche che personalmente sto bene».

I CANCELLIERI TEDESCHI

 

Invece la situazione politica generale la opprime. Angela Merkel, come tutti gli ex cancellieri, ha diritto da protocollo all’appellativo di Cancelliera. Kohl, anche dopo la fine del suo mandato, amava farsi chiamare Cancelliere ed esigeva anche che venisse menzionato il suo titolo di Dottore. Lei preferisce Signora Merkel.

 

Signora Merkel, anche se non è più cancelliera, non sembra cambiata.

«Pensavate che mi sarei presentata con la coda di cavallo? Questo tipo di abbigliamento è pratico per me e all’acconciatura mi ci sono abituata. Naturalmente vi incontro in veste di cancelliera a riposo.

 

joachim sauer e angela merkel 8

Ma ne potete trarre la conclusione inversa, che come cancelliera non interpretavo un ruolo, ma semplicemente me stessa. Ed è così anche oggi, in una versione un po’ meno formale, diciamo. Devo fare meno attenzione al trucco. Vi voglio rassicurare: sul divano di casa non sto seduta in tailleur. Mi metto un cardigan».

 

Nel 2019 davanti alla cancelleria di Berlino, proprio mentre accoglieva il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è stata colta da un improvviso tremore, molto forte, che tutti hanno potuto notare. Era la signora Merkel che metteva i bastoni tra le ruote della cancelliera Merkel?

«In ogni caso è stato un momento difficile. In un certo senso è stato come perdere i sensi per un istante, per di più in un’occasione ufficiale, durante l’esecuzione degli inni nazionali. Probabilmente avevo accumulato molta tensione.

 

angela merkel nel 1991

Era morta mia madre e io avevo avuto troppo poco tempo per assisterla nelle sue ultime settimane di vita. Inoltre faceva molto caldo e come sempre gli obiettivi delle macchine fotografiche erano puntati su di me come canne di fucile. Improvvisamente hanno suscitato in me la sensazione di essere completamente trasparente».

 

La scrittrice americana Siri Hustvedt ha fatto esperienze simili, che ha raccontato in un libro, dal titolo La donna che trema , in cui si chiede: ho paura di qualcosa che mi è ignoto? Anche lei si è fatta la stessa domanda?

«Io mi sono chiesta: cosa succede? Era qualcosa che non ero in grado di razionalizzare. Era già quasi la fine del mio mandato, avevo già deciso di non ricandidarmi. E tutto sommato era un altro segnale che la decisione era quella giusta».

 

vladimir putin angela merkel

Crede che in Germania prima o poi si arriverà al punto in cui un politico di spicco, in una situazione del genere, potrà anche dire di aver fatto ricorso alla psicoterapia?

«Per me non ce n’è stato bisogno, ma non mi sembrerebbe grave che un politico lo dicesse. Naturalmente sono stata dal medico per accertarmi che neurologicamente fosse tutto a posto. Ci tenevo e ci tengo alla mia salute».

 

Potrebbe affermare che, per natura o per dono di Dio, tendenzialmente non prova paura?

«Direi piuttosto che ho fede in Dio, o che sono ottimista».

putin con il suo labrador in un incontro ufficiale con angela merkel

 

Lei ha avuto dei dissidi con Helmut Kohl, di cui oggi occupa l’ufficio. Politicamente era un peso massimo e anche fisicamente un colosso. Ci voleva una certa dose di coraggio per rapportarsi con lui.

«L’ho sperimentato in politica con gli uomini anche in altre situazioni; la voce bassa, la corporatura molto più possente, approfittano di entrambe. L’ex ministro Rexrodt, ad esempio, anche se mi ero conquistata un posto in prima fila, riusciva a parlare nel microfono sopra la mia testa. Anche Helmut Kohl parlava a voce molto alta, quando si arrabbiava».

 

Intende che urlava?

joachim sauer e angela merkel 4

«In quei casi diventava impetuoso e bisognava valutare se si voleva o si poteva opporgli resistenza. Il fatto che a volte dicessi cose insolite per le consuetudini politiche dipende dalle mie origini. Non sono stata plasmata fin dall’infanzia dalle associazioni dei giovani cristiano-democratici. Avevo il mio linguaggio personale e le mie idee. A volte dava nell’occhio e ad alcuni appariva coraggioso ma non lo era».

 

Lei ha detto più volte che da tutta la vita non riesce a togliersi dalla testa che la DDR sia collassata non tanto per una carenza di libertà democratiche quanto perché l’economia non funzionava. Il nostro precedente editore Helmut Schmidt, che aveva vissuto sotto una dittatura e non era rimasto del tutto senza peccato, affermava di aver maturato una certa sfiducia verso il proprio popolo. Anche lei prova qualcosa di simile?

i tremori di angela merkel durante la visita di zelensky nel 2019

«Non la definirei sfiducia verso il mio popolo, bensì in generale verso noi esseri umani, in quanto le persone sono capaci di cose inconcepibili. Sotto il Nazionalsocialismo, la Germania si è spinta all’estremo in modo terrificante. Perciò sono assolutamente convinta che l’impianto del nostro Stato e la sua Costituzione contengano una dose elevata di saggezza, in cui sono ampiamente ponderati l’indipendenza della stampa e della giustizia e i processi democratici.

 

Si fa presto a mettere tutto in discussione e ad esempio a dichiarare le sentenze dei tribunali non trasparenti. Io stessa ho ricevuto una nota formale di biasimo dalla Corte Costituzionale per aver detto nel 2019 che il risultato delle elezioni del Primo Ministro del Land della Turingia a febbraio con i voti dell’AfD doveva essere annullato.

 

helmut kohl angela merkel

Avrei potuto commentare questo verdetto della Corte, ma non l’ho fatto, perché dovevo e devo rispettarla. Su questo punto non dobbiamo mai mollare. Teme che il sistema possa rapidamente implodere? «Occorre la consapevolezza di ognuno, altrimenti il sistema può effettivamente implodere. Per questa ragione non mi piace sentir parlare di quelli della “bolla del quartiere Prenzlauer Berg”. Naturalmente non si parla di tutta la Germania, ma non dobbiamo mai considerare outsider una parte degli individui di un Paese e il resto della popolazione come i rappresentanti della vera democrazia. Non sortirà mai nulla di buono».

 

merkel e putin a mosca 2

Il suo cancellierato è stato fortemente segnato da un tema, emerso relativamente tardi: la politica dei rifugiati a settembre 2015. In proposito, alle critiche che le venivano rivolte sulle conseguenze della sua politica liberale, lei ha affermato: «Se adesso cominciamo a doverci scusare anche per aver mostrato un volto umano in situazioni d’emergenza, allora questo non è più il mio Paese».

 

Molti hanno giudicato questa frase autoritaria e discriminatoria. Ad alcuni ha dato l’impressione che lei si arrogasse il diritto di decidere come deve essere il Paese. «Quando ho pronunciato quella frase, pensavo in particolare alle persone che avevano accolto i profughi alla stazione di Monaco. Consideravo la mia decisione di consentire ai rifugiati l’ingresso nel nostro Paese in sintonia con i nostri diritti e valori fondamentali. Ed erano questi valori fondamentali che intendevo sottolineare con quella frase».

 

La frase però aveva tutta l’aria di un annuncio al popolo.

angela merkel

«Non ho riflettuto per giorni prima di pronunciare quella frase. È stata una risposta molto emotiva, ma non casuale. Era sostenuta dalla mia convinzione che la dignità umana non sia un argomento puramente retorico, ma che abbia invece implicazioni pratiche. Etichettarla come autoritaria, dicendo: va be’, sono i tedeschi dell’Est, loro vivono in un altro Paese, l’ho trovato piuttosto azzardato».

 

Non le è mai capitato di pensare che con la sua politica in realtà ha contribuito alla spaccatura del Paese?

«Naturalmente ci ho pensato. E naturalmente, dal punto di vista politico, è sempre magnifico quando il 90% delle persone è della stessa opinione, meglio ancora se è la mia. Tuttavia ci sono situazioni in cui non è possibile evitare le controversie. Ho aiutato le persone che, per così dire, bussavano alla nostra porta e allo stesso tempo, tra l’altro, con l’accordo Ue-Turchia, ho contribuito ad affrontare le cause della fuga alla radice».

angela merkel e il marito

 

Come esponente politica, di cui si dice che pensa sempre alle conseguenze, ha immaginato e quindi ha tenuto conto del prezzo di questa controversia?

«Ho creduto che si potesse vincere questo confronto. Ed ero fermamente convinta di dover correre il rischio, perché non farlo avrebbe provocato una frattura all’interno della società».

 

Oggi agirebbe diversamente su qualche aspetto?

«No!»

 

i tremori di angela merkel durante la visita di zelensky nel 2019

Su nessun aspetto?

«Ovviamente imparo. Perciò, riflettendoci poi, interverrei decisamente prima, per evitare che possa crearsi una situazione come quella dell’estate 2015, ad esempio aumentando i fondi del World Food Programme per i campi profughi, soprattutto nei Paesi limitrofi particolarmente interessati dalla migrazione, come abbiamo fatto».

 

Durante il suo cancellierato, il numero delle crisi e la loro simultaneità sono aumentati di anno in anno...

angela merkel helmut kohl

«Nei miei ricordi, i primi due anni sono stati molto tranquilli, poi è iniziata la crisi finanziaria globale, c’è stata la crisi dell’euro, le notizie sul clima andavano via via peggiorando. Dopo la prima relazione del Club di Roma sembrava ancora che in realtà le cose andassero un po’ meglio del previsto. Ad ogni rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico IPCC, tuttavia, la situazione si faceva più allarmante, al punto da chiedersi se ci fosse e ci sia ancora il tempo di reagire adeguatamente. Forse però le crisi sono anche normali, abbiamo solo vissuto alcuni anni fuori dalla norma».

ANGELA MERKEL TREMORI

 

Si chiede se gli anni di relativa tranquillità siano stati anche anni di omissioni e lei non si sia limitata a gestire le crisi, ma le abbia in parte provocate?

«Non sarei un politico se non mi ponessi queste domande. Prendiamo la lotta ai cambiamenti climatici, nella quale in confronto ad altri Paesi la Germania ha fatto moltissimo. Ammetto che non è stato sufficiente.

 

Oppure esaminiamo la mia politica verso Russia e Ucraina. Ne concludo che ho preso le mie decisioni di allora seguendo una logica che mi pare ancora ragionevole. Si trattava del tentativo di impedire proprio una guerra come quella attuale. Non esserci riusciti non significa che fosse sbagliato tentare».

 

angela merkel e mikhail gorbaciov

Si può tuttavia considerare plausibile il comportamento adottato in precedenti circostanze e ciò nondimeno giudicarlo sbagliato alla luce dei risultati.

«Occorre però anche dire quali erano esattamente le alternative allora. L’avvio di una possibile adesione alla Nato dell’Ucraina e della Georgia, di cui si discuteva nel 2008, a mio parere era sbagliato. I due Paesi non avevano i requisiti e non si era nemmeno riflettuto a fondo su quali conseguenze avrebbe avuto una tale decisione, sia in termini di reazione della Russia contro Georgia e Ucraina sia per la Nato e le sue regole in materia di aiuto. E gli Accordi di Minsk del 2014 rappresentavano il tentativo di dare del tempo all’Ucraina. L’Ucraina ha sfruttato questo periodo per diventare più forte, come si vede oggi. Il Paese del 2014/15 non è quello di oggi.

 

vladimir putin angela merkel

E dubito che la Nato avrebbe potuto fare molto per aiutare l’Ucraina, come fa oggi». (Gli accordi di Minsk prevedevano una serie di intese per le autoproclamate repubbliche di Donezk e Lugansk, sotto influenza russa, che avevano espresso la volontà di separarsi dall’Ucraina. L’obiettivo era guadagnare tempo tramite un armistizio, per poi giungere successivamente alla pace, ndr ).

 

Alla sua prima apparizione pubblica post cancelleria, ha dichiarato che già nel 2007 si era resa conto di ciò che Putin pensava dell’Europa e che l’unico linguaggio che capisce è la forza. Se aveva raggiunto questa consapevolezza così presto, perché poi ha adottato una politica energetica che ci ha resi tanto dipendenti dalla Russia?

merkel in divisa

«Tutti noi sapevamo che era un conflitto congelato, che il problema non era risolto, ma proprio questo ha dato all’Ucraina tempo prezioso. Naturalmente, oggi ci si può chiedere perché in una situazione simile sia stata approvata la costruzione del gasdotto Nord Stream 2».

 

Ecco, perché? Tanto più che già allora venivano mosse pesanti critiche, ad esempio dalla Polonia e dagli Usa.

«Sì, i pareri erano contrastanti. Di cosa si trattava? Da un lato l’Ucraina riteneva molto importante mantenere il proprio ruolo di Paese di transito per il gas russo. Voleva che il gas passasse attraverso il suo territorio e non attraverso il Mar Baltico. Oggi sembra che ogni molecola di gas russo sia il demonio. Allora non era così, il gas era conteso. Dall’altro non era stata la Repubblica federale tedesca a richiedere le autorizzazioni per Nord Stream 2, erano state le aziende. Per il governo e per me si trattava di decidere se, come atto politico, promulgare o meno una nuova legge per negare l’autorizzazione a Nord Stream2».

kohl merkel

 

Cosa glielo ha impedito?

«Innanzitutto un rifiuto, abbinato agli Accordi di Minsk, avrebbe inasprito i rapporti con la Russia. D’altro canto la dipendenza energetica è nata perché c’era meno gas proveniente da Olanda e Gran Bretagna e le quantità estratte in Norvegia erano limitate».

 

E poi c’era l’uscita dal nucleare. Voluta anche da lei.

«Giusto, e inoltre la decisione, con l’assenso di tutte le forze politiche, di estrarre meno gas anche in Germania. Si sarebbe dovuto comprare il gas naturale liquefatto, più costoso, dal Qatar o dall’Arabia Saudita; la possibilità di importarlo dagli Stati Uniti è emersa solo successivamente. Una decisione di questo tipo avrebbe nettamente compromesso la nostra competitività. Oggi si agisce così sotto la pressione della guerra, cosa che io approvo, in quel momento sarebbe stata una decisione politica molto più pesante».

 

angela merkel ha un malore durante la visita del capo di stato ucraino zelensky a berlino 2

Avrebbe dovuto ugualmente prenderla, quella decisione?

«No, tanto più che non avrebbe trovato consenso. Se da me vuole un’autocritica, le faccio un altro esempio».

 

Tutto il mondo attende una parola di autocritica!

«Può essere, ma in molti punti non sono d’accordo con quanto sostengono i critici. Fare autocritica solo perché era ciò che ci si attendeva da me lo ritenevo semplicistico. Ci ho pensato tanto all’epoca! Sarebbe una prova di incapacità se ora, solo per quieto vivere e senza pensarlo veramente, dicessi: ah, è vero, ora che ci penso era sbagliato. Ma voglio parlarle di un aspetto che mi dà da pensare. È il fatto che la Guerra Fredda non è mai realmente finita, perché in fin dei conti la Russia non è mai stata pacificata. Quando nel 2014 Putin ha invaso la Crimea, è stato escluso dal G8. Inoltre la Nato ha dislocato delle truppe nella regione baltica, per dimostrare di essere pronta a intervenire. E anche noi abbiamo deciso di destinare il 2% del Pil alle spese militari per la difesa. Cdu e Csu erano le uniche ad averlo mantenuto nel programma di governo. Ma anche noi avremmo dovuto reagire più rapidamente all’aggressività della Russia. Malgrado l’aumento, la Germania non ha raggiunto l’obiettivo del 2%. E nemmeno io mi sono prodigata quotidianamente a sostegno di questa causa».

 

Perché segretamente pensava che non fosse necessario?

schaeuble kohl merkel

«No, perché ho agito secondo il principio di Kohl: ciò che conta è il risultato. Prodigarsi a favore di una causa per poi fallire non avrebbe aiutato il bilancio dello Stato. Ma, se cerco nella storia ricette di successo, trovo la doppia decisione della Nato...»

 

Su questo Helmut Schmidt ha perso il suo mandato.

«Vero, e questo ha aumentato ancora di più la mia stima per lui. L’aspetto intelligente nella doppia decisione della Nato era appunto il duplice approccio, che prevedeva il riarmo e la diplomazia. Riportato all’obiettivo del 2%, significa che l’aumento delle spese di difesa non è stato sufficiente come intimidazione».

 

Nell’intervista a Der Spiegel ha detto: «Affrontare le critiche fa parte della democrazia, ma mi pare che un presidente Usa sia trattato con più rispetto di un cancelliere tedesco».

angela merkel e mikhail gorbaciov 2

«Intendevo in primo luogo che oggi si giudicano molto in fretta le decisioni del passato, senza ricordare il contesto e senza verificare in modo critico le alternative. In secondo luogo a volte mi si accusa, dopo 30 anni di politica e 16 da cancelliera, di essermi dimessa volontariamente dal mio incarico, alla tenera età di 67 anni, e di voler avere solo “colloqui rilassanti”. Per me significa non dovermi sempre giustificare, se ora desidero stabilire io la mia agenda. Non vorrei essere più spinta dall’esterno».

merkel e kohl

 

Si riferisce anche alla discussione sul suo ufficio? Ci sono state incomprensioni per il fatto che ha nove dipendenti.

«Quello magari è un effetto collaterale. Quali attestati devo presentare perché il mio personale sia giustificato?»

 

All’inizio del suo mandato, lei ha fatto notare che in passato esistevano civiltà progredite apparentemente invincibili, che sono decadute perché non hanno saputo trasformarsi. È possibile che l’umanità, nonostante tutte le informazioni di cui dispone sul surriscaldamento globale, non riesca a organizzare la propria sopravvivenza, perché non tutti vogliono procedere nella stessa direzione?

angela merkel olaf scholz

«Il mio motto in politica è sempre stato: ce la faremo. Perciò, da politica, non mi sono mai occupata di scenari catastrofici, ma ho sempre cercato soluzioni. Da cittadina, posso pormi la domanda, ma essendo io ancora in uno stadio intermedio, direi: dobbiamo fare di tutto affinché non accada».

 

Ha un’idea di come possa finire la guerra in Ucraina? Ed è completamente escluso che lei possa assumere un ruolo?

«La seconda questione non si pone. Riguardo alla prima, onestamente non lo so. Finirà un giorno con le trattative. Le guerre finiscono al tavolo delle trattative».

 

Proprio perché questa guerra ha tante ripercussioni drammatiche, si può lasciare l’Ucraina da sola a decidere in quali circostanze iniziare i negoziati?

«C’è differenza tra una pace imposta, che io come molti altri non voglio, e un colloquio aperto e amichevole. Non voglio aggiungere altro».

 

merkel e putin a mosca 3

Si sarebbe mai immaginata che negli ultimi anni della sua cancelleria fino ad oggi le critiche più dure venissero proprio dal gruppo Springer?

«La libertà di stampa è un bene prezioso. (sorride)»

 

Accetta le critiche? Legge la Bild?

«Anche se non leggo le critiche, c’è sicuramente qualcuno che me le mette sotto il naso».

 

vladimir putin angela merkel

In occasione del suo commiato, un anno fa, come tutti i cancellieri uscenti, aveva la possibilità di scegliere tre canzoni. Lei ha scelto tra l’altro il pezzo Für mich soll’s rote Rosen regnen . Una strofa recita: «Non posso adeguarmi, non posso accontentarmi, voglio ancora vincere, voglio tutto o niente» e poi «Lontano dal vecchio, aprirmi al nuovo, mantenere tutte le mie speranze».

«Volevo dire che mi appresto con piacere ad affrontare una nuova fase della vita. Ho vissuto momenti meravigliosi, anche stancanti. Ma è stata un’esperienza fantastica: a chi capita di diventare Cancelliera? L’ho sempre fatto con gioia e oggi tuttavia c’è di nuovo una certa tensione che mi fa dire: che altro può succedere?»

 

 

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