
QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN…
Aspirina per Dagospia
L’incontro di Alfano con Renzi, ieri a Palazzo Chigi, sarebbe stato piuttosto burrascoso. Il ministro dell’Interno avrebbe rinfacciato al premier le scelte e le nomine fatte per gli apparati di sicurezza e per i vertici delle Forze dell’ordine.
In altre parole, ha accusato Matteuccio di aver optato per soluzioni familiste che si sono mostrate vittime di faide interne. Riferimenti manco troppo velate alla Guardia di Finanza.
Secondo il ministro “senza quid”, se è finito nel tritacarne giudiziario per l’assunzione del fratello alle Poste ed i curricula volantinati dal padre è per colpa delle scelte fatte da Renzi sui “canarini”; e le conseguenti “vendette” degli esclusi.
Soprattutto se gli “esclusi” sono ufficiali che hanno recuperato e saldato il ruolo della Gdf con le Procure ed hanno un filo diretto con il presidente dell’Anm, Pierluigi Davigo.
Chiacchiere da bar. Se non fosse per il fatto che le faceva il ministro dell’Interno, che controlla direttamente un apparato di sicurezza (l’Aisi) ed ha espresso, come capo del Dis, l’ex capo della Polizia. Insomma, uno che di queste cose dovrebbe saperne.
Già che c’era, Angelino ha anche ricordato al premier punchin’ ball che il 70% dell’Ncd vuole lasciare il governo.
Lui si colloca nel restante 30%, ma l’inchiesta “Labirinto” gli sta creando più d’una vertigine
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