
DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO…
“FICO NON AGGIUNGE NÉ TOGLIE NIENTE: SEMPLICEMENTE, BISOGNA RICORDARSI CHE C’È” – RITRATTONE AL VETRIOLO BY PIROSO DI ROBERTO FICO, ESPONENTE DELL’ALA SINISTRA DEL M5S, EX PRESIDENTE DELLA CAMERA E ORA CANDIDATO IN PECTORE PER IL CAMPO LARGO IN CAMPANIA (DE LUCA PERMETTENDO): “COSA AVEVA FATTO DI ECLATANTE UNA PERSONALITÀ COSÌ INCOLORE DA GUADAGNARSI I GALLONI NELL’INVINCIBILE ARMATA GRILLOPITECA? ASSOLUTAMENTE NIENTE. DOPO ESSERSI LAUREATO E BARCAMENATO TRA DIVERSI ATTIVITÀ, FULMINATO SULLA VIA DEL GRILLISMO DIVENTA IL PROFETA DELL’UNO VALE UNO. CHE È IL RISULTATO CHE OTTIENE QUANDO DECIDE DI METTERSI IN GIOCO DI PERSONA: L’1%”
Estratto dell’articolo di Antonello Piroso per “La Verità”
Cognome e nome: Fico Roberto. «Lo ricorderemo come uno dei personaggi più surreali della storia della Repubblica italiana» (il mensile Wired, il 3 giugno 2019). «Vi garantisco che mai ci vedrete alleati con la Lega: siamo geneticamente diversi». Ipse dixit, in piena campagna elettorale per le politiche 2018.
E difatti. Dopo la consultazione del 4 marzo diventerà presidente della Camera anche con il voto degli infrequentabili padani. E il M5S darà vita con la Lega al primo governo dello sconosciuto «Giuseppi» Conte.
Fico non aggiunge né toglie niente: semplicemente, bisogna ricordarsi che c’è.
Come sta succedendo in Campania, dove intorno al suo nome quale candidato del centrosinistra alle regionali si sta ballando la tarantella.
A suonare il putipù il presidente in carica Vincenzo De Luca, che, dopo aver dato l’impressione di appoggiarlo, ci ha ripensato (ma non si esclude un ri-ripensamento): «Vedo nomi inadeguati, uno senza arte né parte», e chissà perché in tanti hanno pensato a lui, il meglio Fico del bigoncio.
gaetano manfredi e roberto fico
DeLucascenko ha rincarato la dose: «Qual è la regione dove i Cinque stelle non hanno fatto nulla negli ultimi 10 dieci anni? La Campania. E quale regione offriamo ai Cinque stelle? La Campania».
[…] Del resto, per far capire «agli amici più stretti» quali siano le sue intenzioni su Fico, De Luca «utilizza una metafora biblica: è più facile che un cammello passi per la cruna dell’ago che un ricco entri nel regno dei cieli», e amen (così Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera il 14 giugno scorso).
Intanto l’altro ieri (venerdì primo agosto) Fico me lo sono ritrovato in tendenza su X come topic. Perché la dichiarazione di Conte sulle Marche e l’indagato Matteo Ricci - «Non ci sono ragioni per chiedere un suo passo indietro» - è sembrata un do ut des.
E infatti il primo commento in calce al post di Repubblica è quello dell’utente Francesco Paolo: «La faccia come il cu... Da manettari a garantisti solo perché sostenendo Ricci i 5 Seg.. ottengono la candidatura di Fico in Campania». È il trasformismo «stellare», baby, in nome della realpolitik che i grillonzi dell’origine tanto avversavano.
A cominciare proprio da Fico, da sempre considerato espressione della cosiddetta «ala sinistra» del M5s, «quella formata da attivisti che si sono avvicinati al movimento quando sembrava un micro-partito della sinistra ambientalista» (così il Post, 24 marzo 2018).
Prima era stato un «ragazzo coi volantini per il “rinascimento” annunciato da Antonio Bassolino» (così Repubblica del 30 gennaio 2021), poi aveva aderito ai comitati nati in nome dei cosiddetti «beni comuni» - dalle lotte per l’acqua pubblica a quelle contro le discariche e gli inceneritori - quindi lo ritroviamo tra i fondatori dei primi meetup di Beppe Grillo nel 2005.
Lui ne aprì uno a Napoli - la riunione d’esordio «in un locale scavato nel tufo a Mergellina» - «perché la sinistra aveva tradito le mie idee».
Quali? Quelle utili alla bisogna, forse. Basti pensare che sul Pd espresse nel tempo una serie di amorevoli giudizi: un partito di «miserabili», «delinquenti», «disorientato eticamente e moralmente», «devastato dalle indagini e dalle condanne», «incapace di progettare il futuro», sempre prono «agli interessi delle banche», pronto ad anteporli a «quelli dei cittadini».
Complimenti formulati anche in tv, ad Agorà su Rai 3, alla fine di agosto 2019.
E dimenticati due settimane dopo, quando il bis-Conte vide la luce grazie alla maggioranza giallorossa o giallorotta, ovvero alla corrispondenza di amorosi sensi poltronari tra M5s e Pd.
Tanto da replicare a Di Battista, ipercritico nei confronti di tale partnership: vabbuò, ma mica è l’accordo con la Morte Nera (intervista a L’Ospite su SkyTg24).
Fico. Che appena eletto alla presidenza di Montecitorio fu immortalato mentre andava al lavoro in autobus, altro che scorte e auto blu. Il fotografo dell’Ansa Angelo Carconi: «Aspettavo che scendesse dal treno a Termini. Uscito dalla stazione, credevo prendesse un taxi. Ma c’era la fila», ah, ecco.
Motivo per cui Fico salta sull’85, che passa dalle parti di Largo Chigi. Ignaro della presenza del fotoreporter? Carconi: «Fico mi ha visto ben prima che salisse sull’autobus, l’ho accompagnato dalla stazione alla pensilina».
Fico.
Un cognome che è un sostantivo (il frutto).
Un aggettivo (Che fico! era la sigla di Sanremo nel 1982, cantata da Pippo Franco; fosse stato il calciatore Luis Figo, si sarebbe trastullato con la strepitosa Fossi figo di Elio e le Storie Tese, featuring Gianni Morandi).
E, senza offesa, una nullità sul piano politico (lui).
Si alzi chi ha memoria di una qualche sua incisiva presa di posizione.
A parte quella di esordio, per la festa della Repubblica 2018: «Oggi è la festa di tutti quelli che si trovano sul nostro territorio, è dedicata a migranti, rom, sinti», io, mammeta e tu.
Risultato? Salvini ai Fori Imperiali non lo salutò, e perfino quel parawind di Di Maio prese le distanze da quella intempestiva (e discutibile) petizione di principio: «Le parole di Fico? Io e Roberto su queste questioni siamo molto diversi e non è una novità (infatti un paio di mesi prima Giggino aveva alluso alle Ong chiedendosi «Chi paga questi taxi del Mediterraneo? E perché lo fa?», nda), io non avrei mai alimentato questa polemica di distrazione di massa sui migranti il 2 giugno. È una sua opinione, lui è il presidente della Camera, io il capo politico del M5s», tiè.
Ma cosa aveva fatto di eclatante una personalità così incolore da guadagnarsi i galloni nell’invincibile armata grillopiteca?
Assolutamente niente.
Dopo essersi laureato, nel 2001 a Trieste - in Scienze della comunicazione con una tesi su Identità sociale e linguistica della musica neomelodica napoletana (mica cotica, neh) - e barcamenato tra diversi attività, tra cui anche quella di importatore di tessuti dal Marocco, fulminato sulla via del grillismo diventa il profeta dell’«uno vale uno».
Che è il risultato che ottiene quando decide di mettersi in gioco di persona: l’1%.
Nel 2010 si candida a governatore della Campania, ma raggranella appena l’1,35% dei voti.
Nel 2011 si candida a sindaco di Napoli, ma raggranella appena l’1,38% dei voti.
È stato comunque sempre fedele alla linea (quale che fosse) indicata da Grillo e da Gianroberto Casaleggio, che «sapeva guardare lontano».
Così, entrato alla Camera nel 2013 (dopo aver vinto le Parlamentarie M5s a Napoli con ben 228 preferenze), viene eletto presidente della Commissione di vigilanza Rai.
Risultando tuttavia poco amato dai dissidenti, essendo per esempio rimasto zitto quando, nel 2016, ne furono espulsi in una volta sola 36, colpevoli di aver aperto una pagina Facebook segreta, Napoli libera.
Durante un sit-in davanti alla sede del Consiglio regionale della Campania, i reietti puntarono il dito proprio contro di lui, in quanto componente del famigerato Direttorio.
Do you remember? Era la «cupola» alla destra del Padre Grillo.
Ma il comico lo sciolse d’imperio nel settembre 2016, «salvando» Dibba e Di Maio.
Fico non la prese benissimo.
Al punto che nel 2017 si inzigò su una possibile sua non-candidatura alle successive politiche, visto che si rifiutò di parlare a Rimini all’happening pentastellato che incoronò Di Maio candidato a palazzo Chigi.
[…]
Da terza carica dello Stato ha rimediato per due volte un incarico «esplorativo».
Nel aprile 2018, Sergio Mattarella voleva capire se M5s-Pd fossero pronti a governare insieme.
Il giro di consultazioni di Fico fu così proficuo che un mese dopo nacque il Conte 1, 5 stelle e Lega.
Nel gennaio 2021, Mattarella voleva capire se M5S, Pd, Leu e Italia Viva del Toscano del Grillo, «io so' io» etc, fossero pronti a governare insieme nel Conte-ter.
Il giro di consultazioni di Fico fu così proficuo che un mese dopo nacque l’esecutivo di Mario Draghi.
Per fortuna Giuseppi non l’ha incaricato di «esplorare» le possibili alleanze all’ombra del Vesuvio in vista delle regionali.
beppe grillo e roberto fico a napoli
Altrimenti la destra si ritroverebbe con la vittoria già in tasca.
Roberto Fico - meme
roberto fico a villa taverna per la festa dell indipendenza usa
Roberto Fico - meme
roberto fico con moglie
NANCY PELOSI ROBERTO FICO
roberto fico
roberto fico
luigi di maio roberto fico
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