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ANTONY BLINKEN VA IN CINA A FARE IL POLIZIOTTO CATTIVO – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO SARÀ PER TRE GIORNI NEL PAESE E POTREBBE INCONTRARE XI JINPING. IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI BIDEN È STATO PRECEDUTO DALL’APPROVAZIONE DELLA LEGGE DA OTTO MILIARDI DI AIUTI A TAIWAN, E DAL BANDO AL SOCIAL CINESE TIKTOK, DOSSIER CALDI CHE METTERÀ SUL TAVOLO PER TRATTARE DA UN PUNTO DI FORZA… - VIDEO: LA SMORFIA DI DISAPPUNTO DI BLINKEN QUANDO BIDEN DEFINÌ IL PRESIDENTE CINESE UN "DITTATORE"

 

 

antony blinken

BLINKEN, USA-CINA GESTISCANO RELAZIONI 'RESPONSABILMENTE'

(ANSA-AFP) - Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato gli Stati Uniti e la Cina a gestire le loro differenze "responsabilmente", iniziando oggi la sua visita nel Paese asiatico. "Abbiamo l'obbligo nei confronti del nostro popolo, e anzi nei confronti del mondo, di gestire le relazioni tra i nostri due paesi in modo responsabile", ha detto Blinken a Shanghai incontrando il leader del Partito comunista locale.

 

Il segretario di Stato americano ha affermato che il presidente Joe Biden è impegnato nel dialogo "diretto e duraturo" tra le due maggiori economie del mondo, dopo anni di crescente tensione.

 

ANTONY BLINKEN XI JINPING

"Penso che sia importante sottolineare il valore e anzi la necessità dell'impegno diretto, del parlarsi l'un l'altro; mettere in evidenza le nostre differenze, che sono reali, cercando di superarle", ha detto Blinken. Il segretario del Partito comunista cinese per Shanghai, Chen Jining, ha dato il benvenuto a Blinken e ha parlato dell'importanza delle imprese americane per la città. "Sia che scegliamo la cooperazione o il confronto, influisce sul benessere di entrambi i popoli, di entrambi i paesi e sul futuro dell'umanità", ha detto Chen.

 

ANTONY BLINKEN A PECHINO, MISSIONE TUTTA IN SALITA

Estratto dell’articolo di Rita Fatiguso per “il Sole 24 Ore”

 

XI JINPING E JOE BIDEN

Nello spazio di poche ore cresce la pila di ostacoli all’opera di rammendo delle relazioni Usa-Cina innescata sei mesi fa dalla bilaterale di San Francisco, proseguita con la visita del segretario al Tesoro Janet Yellen e, ora, con l’arrivo (il secondo in un anno) del segretario di Stato Antony Blinken, prima a Shanghai poi a Pechino per tre giorni, con il clou dei colloqui politici domani, venerdì.

 

Una vera e propria logorante guerra di nervi. Lunedì il rapporto del dipartimento di Stato sui diritti umani che rimarca le accuse di abusi cinesi contro i musulmani nello Xinjiang, ieri la firma della legge da otto miliardi di dollari sulle forniture militari a Taiwan (sì del Senato, manca solo la firma del presidente Joe Biden), due mosse in grado, da sole, di far venire a Pechino l’orticaria.

 

joe biden in videocollegamento con xi jinping

Che replica con celebrazioni muscolari incluso il lancio del missile balistico JL-2 da un sottomarino nucleare per i 75 anni dall’anniversario della Marina, quella che Mao Zedong voleva superasse la forza delle cinque dita di una mano.

 

Dall’altra parte della Muraglia le pressioni americane per la chiusura della piattaforma di Tik Tok, ci vorranno mesi perché il tribunale decida, ma su Tik Tok versione Lite anche la Ue ha il coltello tra i denti.

 

[…] Nulla di tutto ciò depone a favore del successo della missione di Antony Blinken che, a differenza di Yellen, potrebbe incontrare Xi Jinping, nonostante il progressivo sgretolamento dei dossier sul tavolo. A Blinken interessa soprattutto il tema del finanziamento surrettizio della guerra in Ucraina attraverso le banche cinesi e la vendita di tecnologia dual use da parte di società cinesi.

 

LA SMORFIA DI ANTONY BLINKEN QUANDO BIDEN DICE CHE XI JINPING E' UN DITTATORE

Pechino che, in apparenza, ha ridotto i legami tra banche cinesi e Russia, vede come il fumo negli occhi l’arrivo di sanzioni di secondo grado. C’è già inoltre la palla al piede dei dazi di Donald Trump che l’attuale amministrazione minaccia di rafforzare, con aumento dei costi per la Cina (e, anche, per gli importatori, auto elettriche incluse). C’è da sperare che né Pechino né Washington vogliano aprire un terzo fronte dopo Ucraina e Medioriente, nonostante le tensioni nel Mar cinese meridionale, dove gli Usa con 11mila militari sono impegnati in manovre congiunte con le Filippine e Taiwan, dove il 20 maggio si insedia il nuovo presidente indipendentista.

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