bianchi renzi boschi lotti

APRI OPEN E TROVI I RENZIANI - SECONDO I PM, LA FONDAZIONE ERA LA CASSAFORTE DELLA CORRENTE DI MATTEUCCIO. FORSE PER QUESTO RENZI HA ATTACCATO FRONTALMENTE I PM: ''SE NON È UN' OSSESSIONE, ORMAI QUESTO PM È DIVENTATO UN AFFETTO STABILE''. MA STAVOLTA, DIVERSAMENTE DA QUANDO LO FECE SALVINI, IL CSM NON È INTERVENUTO ''A TUTELARE L'INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA E IL SERENO SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITÀ DI INDAGINE''

 

Fabio Amendolara e Giuseppe China per “la Verità

 

BRIZZI RENZI BOSCHI

Gli attacchi dell' indagato Matteo Renzi contro i magistrati di Firenze che stanno indagando sui presunti finanziamenti alla fondazione Open sono senza precedenti. Eppure non abbiamo ancora notizie di interventi quirinalizi o del Csm a difesa degli inquirenti sotto assedio. Il fu Rottamatore ha accusato chi lo sta indagando di cercare la ribalta mediatica e ha persino detto, riferito al procuratore aggiunto Luca Turco, «se non è un' ossessione, ormai questo pm è diventato un affetto stabile». Turco è uno che ama i riflettori come Superman la criptonite. Ma a Renzi non a genio neppure il procuratore Giuseppe Creazzo, che oggi sembra atterrato su Firenze da Marte, ma che è stato nominato con i voti delle correnti di Area (le toghe progressiste) e Unicost (il gruppo all' epoca guidato dal «renziano» Luca Palamara) in pieno governo Renzi.

 

renzi lotti

In queste ore Renzi si offre agli italiani come un perseguitato, ma le carte delle inchieste e le condanne già intervenute contro personaggi del suo inner circle (a partire dai genitori) raccontano un' altra storia. L' ultima strategia dell' ex premier è quella di far passare il messaggio che la Cassazione avrebbe assolto lui e i suoi quattro coindagati (Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marco Carrai e l' ex presidente di Open Alberto Bianchi), mentre ha solo indicato dove fossero carenti le motivazioni alla base di sequestri e perquisizioni. I supremi giudici hanno sostenuto che i pm dovranno dimostrare la simbiosi tra l' attività della fondazione Open e l' attività politica di Renzi e della sua corrente.

 

Ma la Leopolda, finanziata con i soldi di Open, che cos' era se non la kermesse di quella corrente così ben identificata dai magistrati? L' ex sindaco di Firenze è lo stesso che un anno fa chiedeva ossessivamente a Matteo Salvini dove avesse messo i 49 milioni del finanziamento pubblico (nello stesso periodo il Pd ne aveva incassati oltre 180). All' epoca le inchieste dei magistrati non lo infastidivano. In realtà, nel processo alla Lega, a far scattare le accuse è stato l' utilizzo di una parte del finanziamento totale, circa 3 milioni usati indebitamente dagli imputati o non sufficientemente documentati.

alberto bianchi boschi

 

Open, tra il 2012 e il 2018, di milioni ne ha incassati 7,2 (da aggiungere a quelli del Pd), ma Renzi, che sfotteva gli altri sulle inchieste, non sopporta di avere gente che gli setaccia fatture e note spese. Open, però, ha mai fatto qualcosa di diverso rispetto a un' attività a sostegno della «corrente renziana»? Per i pm evidentemente no.

 

C' è una email, sequestrata dagli investigatori nella quale l' avvocato Bianchi, all' indomani di una cena del 2013, spiega ai finanziatori la mission della costituenda Open. E dopo i salamelecchi arriva al dunque: «Il primo presupposto è un impegno non esclusivamente per la campagna di segretario Pd 2013, ma più lungo e più ampio, ispirato (a) dalla certezza che Matteo è l' unico che ha la convinzione radicale di cambiare verso a questo Paese (che è ciò di cui il Paese ha bisogno)».

alberto bianchi maria elena boschi

 

Poi Bianchi aggiunge, come se il futuro premier e la costituenda Open si dovessero sovrapporre, che «il secondo presupposto è che l' impegno di Matteo e della Fondazione costa». Non nasconde che servono i piccioli: «Abbiamo bisogno di risorse». Ma non per fare opere benefiche, bensì per fare politica. Nelle carte si parla di «noleggio di strutture per manifestazioni e spettacoli», di «organizzazione di convegni e fiere», ma anche di «ricerche di mercato e sondaggi di opinione», di «ideazione di campagne pubblicitarie» e di «produzione video e campagne tv».

 

Va da sé che c' è un particolare periodo dell' anno in cui Open non bada a spese. In autunno, infatti, a Firenze viene organizzata la manifestazione più nota del renzismo, la Leopolda. Il 2016 è un anno chiave nel percorso politico di Renzi che si gioca una gran fetta della sua popolarità con il referendum, tanto da promettere l' uscita dalla politica in caso di sconfitta. E tra il 3 e il 4 novembre vengono versati 100.000 euro sul conto del «Comitato nazionale per il sì», con la causale «contributo volontario», denaro inviato in due tranche dalla fondazione Open.

matteo renzi marco carrai

 

Un capitolo a parte lo meritano gli uomini della «corrente renziana», i quali non hanno mai smesso di sostenere economicamente la stessa fondazione, circostanza che potrebbe avvalorare la tesi di una «concreta simbiosi operativa» evocata dalla Corte di Cassazione per giustificare la contestazione del finanziamento illecito. Nel 2013 tra i fedelissimi di Renzi più generosi si segnala Ermete Realacci, che versa sul conto di Open 3.000 euro. Anche l' ex ministro Boschi dà la sua parte (1.600 euro), l' attivista dei diritti Lgbt Ivan Scalfarotto (1.000 euro), Francesco Bonifazi, Andrea Marcucci e Michele Anzaldi (800 euro a testa). Un anno più tardi anche l' attuale vicepresidente del Csm David Ermini sostiene la causa, mettendo mano al portafogli (800 euro).

 

Nelle carte raccolte dai pm di Firenze c' è una «nota di addebito del 30 dicembre 2013 da Fondazione Open a Comitato per Matteo Renzi segretario del Pd relativo a spese sostenute per evento Bari di vostra competenza di 103.742 euro».

In un altro faldone è stata inserita una ricevuta dello stesso anno con la stessa dicitura. Negli elenchi delle note spese rimborsate figurano tutti renziani della prima ora, gente impegnata in prima fila nella battaglia politica.

 

Insomma, sarà difficile dimostrare che Open fosse qualcosa di diverso da una cassaforte della corrente renziana. Forse per questo Renzi ha deciso di attaccare frontalmente i pm.

RENZI LOTTI

Nel 2018, quando Salvini iniziò un braccio di ferro con la Procura di Catania per lo sbarco dei migranti salvati dalla nave Diciotti, Palamara e l' ex vicepresidente del Csm in quota Pd Giovanni Legnini (ex sottosegretario del governo Renzi) si affrettarono a diramare una nota stampa che si concludeva così: «Riteniamo che sia necessario un intervento del Csm per tutelare l' indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle attività di indagine». Chissà se oggi il parlamentino dei giudici guidato dall' ex renziano Ermini si sveglierà e chiederà di aprire una pratica a tutela dei pm sotto attacco.