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ARMAGEDDON DEMOCRATICO - BERSANI: "SIAMO IL PD O IL PARTITO DI RENZI? LA SCISSIONE È GIÀ AVVENUTA - CE L'ABBIAMO UN CANALE PER CORREGGERE LA LINEA POLITICA?" (SI’, SI CHIAMA CONGRESSO. NON E' COLPA DI RENZI SE LA MINORANZA DEM NON HA UN VERO CANDIDATO) - L’EX PREMIER PUNGE D’ALEMA CHE NON FA UNA PIEGA

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BERSANIBERSANI

Da repubblica.it

 

"Qui non è questione di calendario. Il calendario è una tecnica. Qui il problema è se siamo il Pd o il Pdr", spiega Pier Luigi Bersani in Transatlantico, all'indomani della direzione. "La scissione è già avvenuta. E io mi chiedo come possiamo recuperare quella gente lì", aggiunge.

 

L'ex segretario del Pd si rivolge agli altri dirigenti del partito: "Da Renzi dopo averlo sentito ieri non me lo aspetto. Ma da chi è intorno a lui sì. Chi ha buonsenso è il momento che ce lo metta perché siamo a un bivio totale e andiamo incontro a problemi molto seri".

 

 

Bersani chiede di chiarire se il partito"sostiene il governo di un Paese di sessanta milioni di abitanti" e vorrebbe che i democratici "si attrezzassero per una discussione a fondo ed eventualmente correggere la linea politica. Ma ieri ho visto solo dita negli occhi". Sarebbe meglio che il congresso, spiega Bersani, "iniziasse a giugno". A chi gli chiede se domenica parteciperà all'assemblea del Pd, risponde: "Penso di sì, ma stiamo aspettando una riflessione".

D'ALEMAD'ALEMA

 

La timeline, Bersani la ribadisce: "Innanzitutto bisogna garantire l'ordinaria amministrazione di questo governo. Non si può lasciare aperto questo interrogativo sulla durata della legislatura e su quando si va a votare". "Bisogna riconnettersi con il Paese e invece qui si parla ancora dei capilista bloccati", dice l'ex segretario dem. "Se perdiamo questo treno andiamo incontro a una roba sgradevole", avverte. "Non accetto che siamo un partito che lascia un punto interrogativo su quello che facciamo, stiamo parlando di far dimettere Gentiloni in streaming. Non è possibile", dice Bersani.

 

Ieri lasciando la direzione Pd ai cronisti che gli chiedevano se la minoranza fosse pronta a una scissione Bersani aveva risposto: "Adesso vedremo".

RENZI D'ALEMARENZI D'ALEMA

 

Sul congresso anticipato, aveva sottolineato la sua contrarietà, per l’ex segretario dovrebbe iniziare a giugno, altrimenti saranno solo le assise "del solipsismo, dell'autoreferenzialità". Uscendo dalla direzione, aveva quindi ribadito il suo "no a un congresso cotto e mangiato con una spada di Damocle sul nostro governo mentre dobbiamo fare la legge elettorale e mentre dobbiamo fare le elezioni amministrative.

 

Non è il messaggio giusto da dare al Paese. Siamo il partito che governa, dobbiamo garantire che la legislatura abbia il suo compimento normale e che il governo governi correggendo qualcosa che abbiamo fatto e che il congresso si faccia nel suo tempo ordinario cioè da statuto parte a giugno e si conclude a ottobre, sarebbe questa la cosa più normale. Non ho sentito dire se vogliamo accompagnare il governo fino alla fine della legislatura". 

 

2. SFIDA A D' ALEMA (SENZA DIRLO)

 

RENZI PULLOVERRENZI PULLOVER

Gian Antonio Stella per il Corriere della Sera

 

«Amici della minoranza io vi dico: non sarete mai i miei avversari!». E Matteo Renzi pare il Cristo pantocratore del Corcovado che spalanca amoroso le braccia a tutti. Tutti? Meno uno. Non lo nomina mai. Mai. Ma lo sanno con chi ce l' ha: Massimo D' Alema. Sul quale una, due, tre, quattro volte sgocciola veleni. Par di sentire nell' aria Lucio Battisti: «L' odio feroce, l' odio ruggente / fa male dentro e brucia la mente».

 

Certo, si sapeva che i due non si piacciono. Troppo simili, in troppe cose. Tutti e due, per citare la vecchia battuta di Fulvia Bandoli, amano «il premier che non deve chiedere mai, quello che usa Arrogance». Sono anni che si beccano come in una mischia di galli.

«Il pd renziano è un partito a forte componente personale e anche con un certo carico di arroganza», spiegò ad esempio un paio d' anni fa il Lìder Massimo. Al che l' altro rispose acido: «Ha utilizzato un lessico che non mi appartiene. Espressioni che stanno bene in bocca a una vecchia gloria del wrestling, più che a un ex primo ministro».

 

C' è chi giura, com' è noto, che sia perché «Baffin di Ferro» aspirava al ruolo di «ministro degli Esteri» dell' Unione Europea e si sia sentito tradito e offeso dalla scelta renziana di investire su Federica Mogherini il peso dei suoi voti dopo le trionfali Europee. Cosa che l' ex giovane pioniere comunista che per la grinta fece esclamare a Palmiro Togliatti «ma questo non è un bambino, è un nano!», nega risolutamente.

BERSANIBERSANI

 

Siluri di parole Certo è che se ne sono dette di tutti i colori. Di qua il giovane e ambizioso Matteo: «D' Alema è arrabbiato con me perché vorrebbe che gli dicessi: "sì buana, sì buana"». «Lui vuole che io vada in Europa per, diciamo, fare un' esperienza internazionale. Così mi tolgono di torno. Mi dicono: "Vieni qui che ti diamo lo zuccherino... così poi potrai fare il premier"». «D' Alema se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, tutte le volte che parla guadagno un punto nei sondaggi».

 

Di là «Sarcasmo da Rotterdam» (geniale nomignolo inventato da Giuliano Ferrara) che rispondeva rasoiata su rasoiata: «Sarà anche bravo a battere sulla tastiera con tutte e dieci le dita, ma stiamo eleggendo un segretario, non un dattilografo». «Ho cercato di capire quale genere di libri legge. Ma alla fine non l' ho scoperto. Però è un ragazzo brillante». «Renzi è un uomo che divide, che lacera. Sembra essere più interessato a combattere il suo mondo che non i suoi avversari». «Per ordine dall' alto è iniziato un linciaggio di tipo staliniano.

 

Oggi i trotzkisti da fucilare se il piano quinquennale falliva vengono chiamati gufi». «Io non ho mai insultato nessuno, ma sono oggetto di insulti da bravi che circondano Matteo Renzi». «Non è Giamburrasca, forse lo era prima, non lo è più. La sua è la posizione politica sostenuta dall' establishment».

ORLANDOORLANDO

 

«Vuole fare il rivoluzionario ma tutta la nomenklatura è con lui. È come se avesse voluto prendere la Bastiglia andando con la regina, il re e le baronesse...» «Delle sue riforme non resterà neanche la puzza». Letale.

 

Prego si accomodi Fatto sta che, radunati ieri pomeriggio i membri della direzione del partito, Renzi distribuisce qua e là sorrisi e perfino battute distensive ed elegge Max come il Nemico Numero Uno. Simbolo del compagno che non gli interesserebbe trattenere affatto. Ha minacciato la scissione? Prego.

 

Ed ecco l' accenno a chi «diceva che in sei mesi si sarebbe fatta una nuova riforma costituzionale. Ricordate? Ne sono già passati oltre due, di mesi, e non si è manco eletto il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato. Evidente: non possiamo contare su una proposta alternativa».

 

RENZI E BERSANIRENZI E BERSANI

Nuovi e vecchi rancori E il voto alle Comunali di Roma? Come dimenticare che «mentre il nostro Roberto Giachetti andava avanti qualcuno telefonava agli assessori per convincerli ad accettare un posto nella giunta di Virginia Raggi?». E dopo aver polemizzato in passato su «qualche governo di sinistra che ha privatizzato la Telecom facendo un regalo ai capitani coraggiosi: ogni riferimento al governo D' Alema è puramente casuale», eccolo tornare sul tema: «Dobbiamo riflettere sulle scelte che abbiamo fatto in questi anni. Per esempio, abbiamo fatto bene a privatizzare tutto quello che abbiamo privatizzato? Abbiamo fatto bene su Telecom?».

 

Non basta. Torna a battere e ribattere su vecchie storie già rinfacciate in passato al nemico. Come certe vicende bancarie sulle quali D' Alema aveva dato battaglia protestando la sua immacolata innocenza: «Non vedo l' ora che parta questa commissione d' inchiesta sulle banche. Perché è sembrato per mesi che il problema fosse soltanto quello di due o tre banchette toscane.

 

Sarà affascinante discutere delle banche pugliesi, dalla Popolare di Bari alla Banca 121. Ma anche dell' acquisto di Antonveneta Della Popolare di Vicenza» Affascinante Veleni, veleni, veleni. E ti chiedi: cosa vuole? Punta a far saltare i nervi alla vecchia «volpe del Salento»? Vuole stanare il nemico in sala per farlo uscire allo scoperto? Certo è che quello non fa una piega. Muto.

 

Perché mai dare al giovane e sfacciato avversario la soddisfazione di un cenno di fastidio? Una cosa potete darla per certa: dall' una e dall' altra parte non finirà qui. E meno male che sono dello stesso partito.

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