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Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera - Roma”
Galeotta è stata un’intercettazione telefonica, di un’altra indagine, fra un barista di Marino, candidato Udc alle ultime comunali, e un imprenditore, Gianluca Tomasi, 40 anni, assistente capo della polizia stradale di Albano, in malattia dal 2014.
È stato proprio quest’ultimo a rivelare il patto con il sindaco di centrodestra Fabio Silvagni (53) per l’apertura in franchising - con la società Di.Bi. Food - di un Burger King in un capannone alla Castelluccia, sulla via Nettunense: l’agente aveva ottenuto dal primo cittadino - nonostante le perplessità del suo ufficio tecnico e comunque in modo irregolare - il cambio di destinazione d’uso dell’area versandogli 5mila euro per la 90ª Sagra dell’Uva. Proprio quella dello storico stornello.
A distanza di nove mesi i carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo, coordinati dalla procuratore di Velletri Francesco Prete, hanno chiuso il cerchio sul sindaco, arrestato ieri per corruzione e peculato, con il poliziotto, il manager David Biancifiori (41), amministratore unico della Di.Bi. Technology, molto conosciuto nel mondo dello spettacolo perché noleggia palchi e attrezzature per concerti e trasmissioni tv, il dipendente comunale Bruno Saccavino (56) e un altro imprendiore, Gino Ferrazza (73), della Fiorano srl, titolare di commesse con l’amministrazione e proprietario del terreno con parco giochi («Il pirata dispettoso») inaugurato a dicembre. Valore del complesso ora sequestrato: tre milioni di euro. I 5 sono ai domiciliari, 10 gli indagati.
A inchiodare Silvagni - ex Psi, dal ‘94 con Fi, poi Pdl, eletto nel 2014 con la Coalizione dei Moderati, e dipendente (come il figlio) della Multiservizi dei Castelli di Marino - anche l’aver preteso e ottenuto da Tomasi e Biancifiori l’assunzione di 30 (poi 40) dipendenti con liste di nominativi consegnate a Saccavino, «garantendogli - secondo i carabinieri - un indubbio ritorno in termini di peso politico ed elettorale».
Per Ferrazza invece il sindaco avrebbe disposto un mandato di pagamento di 100 mila euro per lavori appaltati dal Comune «beneficiando del 3% della somma liquidata, suddivisa con Saccavino». Il sospetto è che fosse un «balzello» ormai fisso, come i 1.200 euro chiesti a chi volesse costruire nel marinese, ufficialmente per finanziarie feste e sagre. Ma Silvagni dovrà anche difendersi dall’accusa di aver fatto il pieno alla sua auto alla Multiservizi, che è pubblica. Come lui.
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