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La cosa interessante e meno trattata dai giornali sul caso Lega-Russia è che nessuno ancora sa chi fossero i "russi" al tavolo con Savoini. La mia impressione è che neppure Savoini avesse le idee chiare sugli interlocutori. Il che non lo giustifica, ma aiuta a capire il caso 1/n
— Luigi De Biase (@LuigiDeBiase) 11 luglio 2019
1 - LE (STRANE) ANALOGIE CON IL CASO STRACHE E IL PESO DEL DUELLO MOSCA-WASHINGTON
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
MATTEO SALVINI E VLADIMIR PUTIN
Saranno solo coincidenze, ma «l' affaire Metropol» si apre proprio nel momento in cui si chiude la finestra elettorale e a poche settimane dal viaggio di Salvini negli Stati Uniti, seguito dalla visita di Putin a Roma. Si vedrà se dietro il colloquio a Mosca di un rappresentante leghista con personaggi russi si nasconde davvero un finanziamento a favore del Carroccio, come sostiene il sito Buzzfeed , nonostante la smentita di Salvini.
Il punto è che queste «coincidenze» sono state sottolineate da quanti - nei circoli europei come nelle ambasciate a Roma - seguono le mosse del ministro dell' Interno nel grande risiko dei rapporti internazionali.
All' indomani degli incontri a Washington di Salvini con i vertici dell' amministrazione americana, l' attenzione era concentrata sulla reazione che sarebbe giunta dal Cremlino. E l' intervista di Putin al Corriere non aveva lasciato loro alcun dubbio: «Salvini ha un atteggiamento caloroso verso il nostro Paese.
matteo salvini con vladimir putin
Ci siamo incontrati nel 2014 e da allora si mantengono costanti contatti tra la Lega e Russia Unita, partiti che collaborano nell' ambito di un accordo di cooperazione».
Sono parole che tendono a rappresentare non solo un quadro consolidato di relazioni, ma anche una sorta di «scelta di campo» operata a suo tempo dal vicepremier italiano.
Fonti qualificate raccontano che la visita del presidente russo a Roma non sia andata secondo le aspettative dei padroni di casa.
VLADIMIR PUTIN E GIANLUCA SAVOINI
L' impressione ricavata da chi segue le vicende internazionali è che da allora Salvini sia finito nel bel mezzo di uno scontro tra «vasi di ferro». Stati Uniti e Russia sono impegnati a contendersi l' influenza sullo scacchiere europeo, e perciò determinati al punto da sacrificare delle pedine pur di raggiungere l' obiettivo. In tal senso vengono posti due interrogativi. Il primo è se ci sia una qualche connessione tra il risiko internazionale e «l' affaire Metropol», a prescindere dalla sua veridicità.
Il secondo è se esistano altre registrazioni (magari anche con altri personaggi), oltre quella rivelata da Buzzfeed . I rappresentanti diplomatici in Italia hanno preso a monitorare le reazioni nel governo, e il commento dei grillini li ha convinti che su questa faccenda il segretario della Lega sia stato messo politicamente in difficoltà, incalzato da alleati che - nonostante la pronta smentita di Salvini - non hanno mancato di rilevare come «noi non facciamo gli interessi di altri Paesi, a Est e a Ovest».
heinz christian strache con la finta ereditiera russa
Il leader della Lega deve dunque fronteggiare un problema sul fronte interno ma anche sul fronte estero, per tutelare la propria immagine e la propria credibilità soprattutto in relazione agli Stati Uniti e alla Russia. Nel sistema di contatti con i partiti italiani, alcuni rappresentanti diplomatici hanno finito ieri per discutere sulle analogie tra «l' affaire Metropol» e il «caso Strache», il leader dei sovranisti austriaci che a maggio è stato travolto da uno scandalo per aver accettato di fare favori ai russi in cambio di soldi.
matteo salvini vladimir putin gianluca savoini
È chiaro che si tratta di due vicende completamente differenti: contro Strache c' era un filmato inequivocabile che lo ha costretto alle dimissioni da vicepremier; contro la Lega viene brandito un file audio di cui non si conosce l' origine e l' autenticità, e che ha provocato la smentita di Salvini con annessa querela. La coincidenza (l' ennesima) è semmai che storie dal sapore spionistico chiamino in causa due partiti sovranisti.
2 - IL LEADER DEL CARROCCIO COSTRETTO A DIFENDERSI
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
Il pasticcio russo sembra fatto apposta per misurare la forza e i margini di manovra di Matteo Salvini, e la tenuta del governo. Le registrazioni affiorate nelle ultime ore su presunti finanziamenti «coperti», al di là delle minacce di querela, comprensibili, da parte della Lega, allungano ombre torbide sull' intera vicenda.
Lasciano indovinare settimane nelle quali il vicepremier e ministro dell' Interno del Carroccio dovrà passare dall' attacco alla difesa. E sarà costretto a puntellare l' esecutivo guidato da Giuseppe Conte, che ormai si vede proiettato verso il 2020. Di colpo, il sogno di incassare nell' immediato i voti virtuali dei sondaggi è evaporato.
vladimir putin brinda con giuseppe conte e salvini con savoini sullo sfondo
Dal 20 luglio, sarà anche tecnicamente impossibile pensare a elezioni anticipate in autunno. Ma la prospettiva era già tramontata nelle ultime settimane. E i veleni che arrivano sono probabilmente destinati a stabilizzare il governo e a ridimensionare il protagonismo leghista. Il sarcasmo con il quale il vicepremier grillino Luigi Di Maio accoglie le notizie sui contatti tra leghisti vicini a Salvini e lobbisti russi del petrolio svela una soddisfazione malcelata. Per la prima volta dopo il trionfo leghista alle Europee e la sconfitta del M5S, a essere in difficoltà è chi da allora si è comportato come un premier in attesa.
vladimir putin con matteo salvini
Inutile aggiungere che fioccano le domande sui motivi che hanno fatto emergere queste registrazioni compromettenti proprio ora; sui collegamenti internazionali del sito statunitense BuzzFeed , che riporta i colloqui moscoviti tra alcuni faccendieri russi e Gianluca Savoini, considerato il lobbista salviniano per antonomasia alla corte del Cremlino; su possibili millanterie ma anche sul modo in cui il partito di Salvini si muove su uno scacchiere europeo percorso da sospetti corposi sui rapporti tra «sovranisti» e russi; e sul pedaggio pesante che si paga sfidando l' Europa e sottovalutando il proprio isolamento.
I riflessi sulla politica italiana sono potenzialmente pesanti: se non altro per l' imbarazzo e l' ira nelle file leghiste. Gonfiato o meno, l' episodio stringe di nuovo Salvini sul problema dei finanziamenti, che ha già provocato inchieste e condanne per le gestioni del passato. Per i Cinque Stelle, invece, il caso arriva al momento giusto. In un Movimento percorso da frustrazioni e spinte centrifughe, e diviso sull' alleanza con la Lega, dà fiato a Di Maio. Diventa un ottimo pretesto per riaffermare il mito di una moralità superiore.
Oscura le accuse di incompetenza e di immobilismo. E può far passare in secondo piano, almeno temporaneamente, le immagini delle strade di Roma invase dai sacchi di immondizia: un' emergenza che rende la sindaca Virginia Raggi un simbolo deteriore del grillismo di governo. Rimane da chiedersi se le registrazioni dalla Russia contengano millanterie, liquidabili presto come un incidente di percorso nella marcia salviniana verso Palazzo Chigi; oppure se marchino l' inizio di una fase nuova, nella quale il Carroccio dovrà muoversi guardandosi le spalle a ogni passo.
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