ASSAD È SALVO, VIVA OBAMA - L’ACCORDO KERRY-LAVROV DÀ AL REGIME ALTRI 9 MESI DI VITA, “POI USIAMO LA FORZA”

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Paolo Mastrolilli per "La Stampa"


Dopo una maratona negoziale durata tre giorni, Russia e Stati Uniti hanno raggiunto un accordo per il disarmo chimico della Siria. L'intesa prevede che Damasco riveli tutte le sue armi entro una settimana, per poi farle distruggere entro la metà del 2014. Un successo soprattutto per il capo del Cremlino Putin, che adesso prepara un viaggio a Teheran per cercare di risolvere anche la disputa sul programma nucleare iraniano.

L'accordo, concluso dai capi delle due diplomazie Kerry e Lavrov a mezzanotte di venerdì, si intitola «Framework For Elimination of Syrian Chemical Weapons». Chiede alla Siria di fornire entro sabato prossimo l'elenco delle sue riserve di agenti chimici, che secondo le stime dell'intelligence americana sono circa 1000 tonnellate cubiche di sarin, il gas usato nell'attacco del 21 agosto scorso, mustard e VX, nascosti in almeno 45 siti.

Mosca ritiene che le dimensioni del programma siano inferiori, e non ha accettato ufficialmente la stima dei siti perché vorrebbe dire che solo il regime ha le armi vietate, e quindi è responsabile degli attacchi avvenuti. Entro novembre gli ispettori della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (Opcw) dovrebbero essere sul terreno per cominciare le verifiche, e distruggere subito i mezzi di produzione dei gas. L'intero arsenale, poi, andrebbe eliminato per la metà dell'anno prossimo.

L'accordo verrà incardinato in una risoluzione Onu, minacciando misure punitive come le sanzioni economiche in caso di violazioni. Il testo sarà scritto in base al Capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, che consente l'uso della forza, ma la Russia ha già detto che si oppone a interventi militari ed è contraria anche alla denuncia di Assad davanti al Tribunale penale internazionale.

Il presidente Obama ha salutato l'accordo come «passo importante e concreto», ma si è riservato di agire comunque sul piano militare se la diplomazia fallisse. Il Pentagono, infatti, ha detto che le navi schierate davanti alla Siria restano al loro posto. Damasco ha elogiato l'intesa, anche se deve ancora ufficializzare la sua adesione. Gli oppositori invece sono contrari. Il generale Salim Idriss, uno dei comandanti dei ribelli, ha rigettato l'accordo: «La comunità internazionale ci ha delusi, non abbiamo alcuna speranza».

Il vero vincitore è Putin, che ha ottenuto di evitare i raid americani, e ha guadagnato almeno altri nove mesi di tempo per il suo alleato Assad. Infatti adesso spera di bissare l'operazione a Teheran, dove è stato invitato dal nuovo presidente Rohani: «La Russia - ha detto il leader della Repubblica islamica - potrebbe fare nuovi passi per risolvere il dossier nucleare iraniano. L'iniziativa presa sulle armi chimiche siriane offre la speranza che un'altra guerra possa essere evitata nella regione».

Il problema più difficile è l'applicazione dell'intesa, oltre all'accettazione formale da parte della Siria, il passaggio della risoluzione Onu e la definizione delle possibili penalità per le violazioni. Secondo gli esperti, infatti, un lavoro di queste dimensioni non è mai stato fatto prima in così poco tempo.

Alcuni stimano che ci vorrebbero cinque anni, non cinque mesi, per distruggere l'intero arsenale chimico, a maggior ragione in un paese dove è in corso una guerra civile. Gli americani però hanno imposto questi tempi per mettere alla prova la serietà di Mosca e Damasco, lasciando sul tavolo la minaccia militare. Intanto Ban Ki-moon ieri sera ha detto che il 14 ottobre la Siria aderirà alla Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche.

 

 

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