DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1. UE, 'ARISTON? MOSCA DISPREZZA IL DIRITTO, NON È CREDIBILE'
(ANSA) - "Questa azione da parte del regime russo non è che un'altra prova del fatto che Mosca disprezza il diritto internazionale. E' un attore imprevedibile, ha creato un clima finanziario arbitrario e ostile.
Quale tipo di credibilità la Russia può avere nel settore economico? Invitiamo la Russia a revocare queste misure immediatamente. L'Ue sta monitorando la situazione per valutare quali passi intraprendere". Lo ha detto il portavoce del Servizio di Azione Esterna dell'Ue Peter Stano rispondendo ad una domanda sulla nazionalizzazione di Ariston e Bosch in Russia.
2. CASO ARISTON, MOSCA NON SI FERMA «RISPOSTA ALLE VOSTRE AZIONI OSTILI»
Estratto dell’articolo di Marco Sabella e Valentina Iorio per il “Corriere della Sera”
Diplomazia e governo sono al lavoro sul caso Ariston: tra Roma, Mosca e Bruxelles sono in corso contatti al massimo livello per capire le intenzioni della Russia, mentre alla Farnesina ieri è stato convocato l’ambasciatore Alexey Paramonov a cui è stata chiesta la revoca del provvedimento di «trasferimento temporaneo della gestione», giustificato dal diplomatico come «una risposta alle azioni ostili» dell’Italia e alle sue «avventure geopolitiche antirusse». Il riferimento, ovviamente, è al sostegno che l’Italia e l’Occidente stanno fornendo all’Ucraina in risposta all’invasione lanciata il 24 febbraio 2022 da parte della Russia.
«Ciascuna delle due parti ha declinato le proprie priorità, ma ora bisogna capire quello che vogliono i russi», spiegano fonti a conoscenza del dossier, che sottolineano come Mosca abbia insistito sul carattere «temporaneo» della nazionalizzazione […].
Mentre viene considerato abbastanza «simbolico» l’impatto del trasferimento della gestione della filiale russa del gruppo marchigiano, che vale il 3% del giro d’affari complessivo di Ariston Group, un fatturato 2023 di 3,1 miliardi di euro.
ALEXEY PARAMONOV - AMBASCIATORE RUSSO IN ITALIA
Il precedente a cui si guarda è quello della Danone, nazionalizzata nel luglio del 2023 sulla base dello stesso decreto […]: a marzo è stata revocata la misura, mentre qualche settimana prima erano emerse indiscrezioni sulla sua intenzione di cedere le attività in Russia.
Nel caso di Ariston la gestione, a differenza di altre aziende, non è passata all’Agenzia federale per le proprietà statali, ma a una divisione di Gazprom, la Jsc Gazprom Domestic system, che produce elettrodomestici. Una differenza che potrebbe essere interpretata in due modi: quello di affidare la gestione dei processi produttivi della filiale russa di Ariston ad una società competente o di manifestare l’interesse a subentrare. In ogni caso l’ambasciatore russo ha ribadito che Mosca non intende fermarsi e che inizialmente il governo russo non sapeva che avrebbe colpito un’azienda italiana, dato che Ariston ha sede legale in Olanda.
[…]
3. FAVORI, TRAME E VENDETTE COSÌ PUTIN SACCHEGGIA LE IMPRESE PRIVATE
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
[…] la guerra di Vladimir Putin […] ha innescato il più grande saccheggio di risorse dai tempi delle privatizzazioni degli anni ‘90. Quel che restava del diritto di proprietà in Russia è andato in pezzi sotto i colpi di due anni di conflitto.
Qualunque impresa, di ogni tipo di azionista russo o estero, è soggetta a essere nazionalizzata con un tratto di penna o con una sentenza apparentemente incomprensibile di un tribunale. A quel punto è solo questione di tempo: presto qualche vecchio o nuovo oligarca, purché sia utile al Cremlino, ne prenderà possesso a un prezzo simbolico.
Così la guerra […] arricchisce favolosamente gli uomini di mezza età che giostrano in permanenza per conquistare i favori di Putin. Basta convincere chi controlla le leve dello Stato a espropriare, nazionalizzare e poi svendere. In questi giorni è toccato alle controllate russe dell’italiana Ariston e della tedesca Bosch, ma nell’ultimo anno e mezzo hanno sperimentato la stessa sorte decine di altre imprese occidentali e centinaia di imprese locali.
La finlandese Fortum e la sua controllata tedesca […] sono finite gratis sotto il controllo di Rosneft: ma questo è il gruppo in mano a Igor Sechin, ex uomo del Kgb da sempre vicino a Putin. E anche se si è fedeli al presidente o al suo partito basta cadere lievemente in disgrazia, basta farsi sfuggire una frase sbagliata o anche solo trovarsi all’estero, per vedersi togliere tutto.
L’ex governatore regionale di Chelyabinsk Mikhail Yurevich è fuggito all’estero ad alcune accuse di corruzione e in pochi giorni gli hanno sfilato il Makfa Group, il più grande produttore di pasta del Paese. All’oligarca Oleg Tinkov è bastato pronunciare una succinta critica all’«operazione militare speciale» in Ucraina per trovarsi costretto a svendere la propria banca.
[…] i gruppi occidentali […] Sono praticamente in ostaggio. Per uscire dovrebbero vendere a metà del valore e versare una tassa pari, per decreto, al 25% del giro d’affari dell’ultimo anno. Per le banche poi è letteralmente impossibile: Intesa Sanpaolo ha provato due volte a vendere le sue attività russe, prima a Gazprombank e poi ai manager locali, ma si è scontrata con il veto del Cremlino.
Con i grandi istituti russi sotto sanzioni, Putin esige che quelli europei restino sul mercato. Chi poi in altri settori è fuggito, lo ha fatto a caro prezzo. Arsen Kanokov, ex capo della Repubblica caucasica della Cabardino-Balcaria, si è impossessato di 850 ristoranti McDonald a zero rubli. Due oscuri proprietari di autosaloni, Alexander Varshavsky e Kamo Avagumyan, hanno comprato per una decina di milioni di euro le fabbriche della Volkswagen e della sud-coreana Hyunday, che da sole coprivano un terzo della produzione di vetture in tutta la Russia.
[…] E poi ci sono sempre i fedelissimi da premiare: la controllata di Danone, sotto esproprio, è finita a uno stretto alleato dell’uomo forte della Cecenia Ramzan Kadyrov.
Perché in fondo il sistema di potere in Russia è così: metà politica estera e metà lotta fra bande; metà ideologia imperiale, metà mentalità mafiosa secondo la quale solo i più determinati e affidabili sopravvivono e saranno premiati. Ora Ariston finirà nelle mani di un uomo così. E non sarà l’ultimo sequestro: solo un altro blocco di macerie su una società civile che, dopo Putin, sarà durissimo ricostruire.
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