DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
Stefano Stefanini per “la Stampa”
SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI
Prove di governo: il nodo della politica estera viene subito al pettine. Non si esaurisce nella lettura degli interessi nazionali. Mette in gioco il posto dell'Italia in Europa e nel mondo. Le garanzie che il Quirinale sta chiedendo (discretamente) a Cinque Stelle e Lega sono tutte lì. Non sta al Presidente della Repubblica porre condizioni al programma di governo, ma la Costituzione gli assegna un ruolo di garante del rispetto di principi universali e della rete d' impegni internazionali cui l'Italia aderisce.
Il Quirinale sa che il futuro esecutivo si muoverà sulle sabbie mobili. Il Bel Paese non è un'oasi; non vive in dorato isolamento; i tempi delle autarchie - economiche, politiche, di sicurezza - sono finiti dal secolo scorso. E avevano comunque impoverito. Il nuovo governo non s'illuda d'improvvisare senza pagare un prezzo salato. Se l'Ue o la Nato sono tigri di carta (ma non lo sono), ci penseranno i mercati, e senza pietà. Con la Commissione europea si negozia, con lo spread no.
Una futura maggioranza fra centrodestra, ormai capitanato da Matteo Salvini, e Cinque Stelle, ha la logica dei vincitori. Chi li ha votati, quasi il 70 per cento li vuol veder governare (così pure il Pd, ritirandosi sull' Aventino). Il Quirinale chiede loro semplicemente di rassicurare chi, a Francoforte, Bruxelles, Parigi, New York, Pechino, si sta domandando ansiosamente cosa farà la terza economia dell' Eurozona e la tredicesima mondiale. Sono garanzie di buon senso più che di continuità fine a se stessa.
Quali sono? Essenzialmente quattro: responsabilità fiscale e di bilancio; allineamento sulla difesa dello Stato di diritto e della democrazia contro le derive autoritarie che all' interno dell' Ue serpeggiano a Est, soprattutto in Polonia e in Ungheria; fermezza nei confronti della Russia in coerenza con le risposte europee e atlantiche al comportamento di Mosca, specie all' indomani dell' attentato di Salisbury; mantenimento del consistente impegno militare nelle missioni di stabilizzazione e mantenimento della pace, dal Libano all' Afghanistan. Senza dimenticare casi particolari, e sensibili, come la Libia, dove la continuità è indispensabile per consolidare i risultati ottenuti nel contenimento degli sbarchi immigratori.
I rischi finanziari Per l' Ue, e per Berlino e Parigi, è innanzitutto essenziale che l' Italia rimanga fermamente nel campo dei difensori dei valori della democrazia, della legalità, della divisione dei poteri senza smagliature verso il gruppo Visegrad. Sul bilancio si discute sempre, sullo Stato di diritto mai.
L'Italia non può permettersi redditi di cittadinanze o tagli lineari alle tasse senza copertura finanziaria; o la follia di un referendum sull' euro che manderebbe in tilt i mercati appena annunciato (e se la facessimo finita con consultazioni con cui chi è eletto per governare scarica sul pubblico scelte complesse?).
Ma, a parte il bilancio, il problema dell' Italia non si chiama Ue, si chiama montagna di debito pubblico, entro limiti ragionevoli sul vincolo deficit ci sono sempre margini di flessibilità specie se si evitano sceneggiate anti-Bruxelles. Padoan docet.
Le sirene russe Sul rapporto con Mosca l' Italia potrà sostenere, con qualche fondatezza, che un approccio solo sanzioni non funziona. Potrà fare politica nelle sedi europee e atlantiche. Potrà valorizzare la presidenza dell' Osce anche come ponte verso Mosca. A due condizioni: senza strappi con gli alleati; senza sbandierare gesti bilaterali di amicizia che fra interferenze elettorali in Occidente e licenza di uccidere (con gas nervino) renderebbero oggi di pessimo gusto.
Gli entusiasmi per la scontata rielezione di Putin vanno moderati. Quanto alla Nato, persino Enrico Berlinguer, nel 1976, aveva farfugliato che era meglio per l' Italia esserne dentro che fuori. Abbiamo cambiato idea adesso? Siamo circondati a Sud da un arco d' insicurezza che comprende Stati con capacità missilistiche come l' Iran, rischi di proliferazione e micce terroristiche. Facciamo da soli senza rete di protezione atlantica?
La Difesa europea La missioni internazionali rappresentano la prima cartina di tornasole delle nostre intenzioni. Sono il pilastro della credibilità italiana all' Onu, alla Nato e all' Ue. Dopo la Francia, l' Italia è il secondo Paese della neo-creata difesa europea per capacità militari e volontà politica di impegni di pace e stabilizzazione. Il successo della Pesco dipende in buona misura dalla nostra continuità.
BANDIERA ITALIANA BRUCIATA IN LIBIA
Il Quirinale chiede garanzie per dare fondamenta europee e internazionali al possibile governo dei vincitori. I quali possono reagire con lo sdegno della lesa maestà - e andare incontro al disastro dell' ostracismo. O darle. Sono stati votati per far star meglio, non peggio, gli italiani. Il che significa anche più rispettati e più sicuri. Salvo qualche strillo, per lo più contro Bruxelles, in campagna elettorale si è parlato pochissimo di politica estera.
Ora di cominciare a farlo.
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