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Alessandro Bocci per il "Corriere della Sera"
Il gol, stavolta, lo ha segnato nella porta sbagliata. Mario Balotelli ha deciso di restarsene chiuso in camera, magari a dormire, durante l'incontro informale tra la delegazione della nazionale italiana e il ministro dell'integrazione Cecile Kyenge.
à vero che i due si erano visti a maggio, allo stadio Dall'Ara di Bologna, prima dell'amichevole contro San Marino, ma ogni occasione dovrebbe essere buona quando c'è da dare un calcio al razzismo. Mario ha tradito se stesso e quello in cui crede. E' il bersaglio prediletto dell'ignoranza alla stadio e a chi lo insulta in maniera becera reagisce sempre con fermezza, indignazione, rabbia. Sul più bello s'è addormentato. In tutti i sensi.
Ieri mattina alle 9.30, mentre alcuni suoi compagni stringevano la mano alla Kyenge, lui era segnalato in camera. Un'assenza pesante. Il ministro ha fatto finta di niente e a chi gli chiedeva come era andato l'incontro con il campione ha allargato il concetto e spostato il problema: «La nazionale di calcio è un bell'esempio di integrazione, il modello di quella che dovrebbe essere l'Italia del domani. Ho sempre chiamato lo sport per lavorare e camminare insieme in questo percorso di carattere culturale contro ogni forma di razzismo e a favore dell'integrazione. C'è tanto da fare per risolvere il problema e lo dobbiamo fare tutti insieme. Ringrazio la Federcalcio che sta lavorando per controllare e sanzionare comportamenti razzisti dentro gli stadi».
L'incontro nell'albergo che ospita gli azzurri e ha ospitato il ministro è durato una ventina di minuti. Presenti, oltre al presidente federale Abete, il c.t. Prandelli con il suo staff, il professor Castellacci e qualche giocatore. Il capitano Buffon ha consegnato alla Kyenge una maglietta della nazionale con tutte le firme. Angelo Ogbonna e Stephan El Shaarawy, particolarmente sensibili alla questione razziale, le hanno regalato la propria a titolo personale. Anche Chiellini, Candreva e Maggio hanno puntato la sveglia e partecipato all'incontro. «Mi sembrava una cosa bella. Tocca a noi dare l'esempio ai giovani», le sensate parole del difensore napoletano.
Balotelli non si è fatto vedere. «Quando ci si trova nella stessa città , un saluto è d'obbligo», ha spiegato Cecile che nel pomeriggio ha incontrato anche Thuram (a Mantova). Una tirata d'orecchie al campione più mediatico del calcio italiano. «La partita contro il razzismo è come quelle sul campo: non si gioca da soli». Balotelli incassa e porta a casa. La Kyenge ha anche difeso chi, offeso con i buh , decide di tornare negli spogliatoi. «Non ne ho parlato con gli azzurri. Ma prima di giudicare bisognerebbe considerare il clima di stress a cui un giocatore viene sottoposto».
Durante l'incontro privato con gli azzurri il ministro si è lasciato andare ad un parallelo tra il ruolo istituzionale e la nazionale: «Anche voi siete in prima fila a rappresentare l'Italia e dovete essere un esempio per i ragazzi». Un invito alla responsabilità . Balotelli, stavolta, responsabile non lo è stato. Non sarà multato per questo, visto che l'incontro era informale e non ufficiale. Ma ha perso una bella occasione. E l'ha capito visto che in giornata, attraverso canali ufficiali, avrebbe telefonato al ministro per scusarsi. Meglio tardi che mai.
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