
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
Da "Pocket"
1 - MONTI CONTRO REPUBBLICA
"Mi complimento per il tasso di invenzione dei suoi articoli, superati solo da quello del suo giornale". à la piccata risposta che il presidente del Consiglio ha rifilato a un giornalista di Repubblica. Silvio Berlusconi, penserete voi? Macché, il siluro indirizzato su largo Fochetti è partito da Mario Monti. Anche il compassato professore della Bocconi, infatti, ha iniziato a menar fendenti contro il giornale diretto da Ezio Mauro.
Il rapporto fra il premier e Repubblica è iniziato a incrinarsi qualche tempo fa, allorquando Carlo De Benedetti, editore del gruppo, ha garbatamente ma duramente criticato l'azione del governo. Lo scontro è proseguito poi sulla riforma del mercato del lavoro con il giornale fondato da Eugenio Scalfari schierato in difesa dell'articolo 18. Fino alla deflagrazione avvenuta a inizio aprile durante una conferenza stampa a Seul: la scintilla è stata la domanda dell'inviato di Repubblica che cercava di far parlare Monti sulle beghe italiane. E la rispostaccia che si è sentito dare è stata degna di quelle che rifilava il Cavaliere quando si parlava di bunga-bunga.
2 - IL GATTINO ELETTRONICO DELLA BRAMBILLA
Il suo amore per gli animali è ben noto. Meno conosciuta era la suoneria del suo cellulare. "Mi chiamo Virgola. E sono un gattino...", la vocina elettronica, su melodia piuttosto irritante, ha fatto irruzione nel silenzio di un vertice a Palazzo Grazioli in cui il Pdl cercava faticosamente di capire che atteggiamento tenere di fronte al calo generalizzato di consensi. Sguardi sorpresi fra i pidiellini, fino a quando è stata avvistata Michela Vittoria Brambilla armeggiare con la borsa (naturalmente firmata e piuttosto appariscente).
L'umore dei presenti, visto l'argomento trattato, non doveva essere il massimo. E la pacchiana suoneria dell'ex ministro non deve aver aiutato. Lei, per nulla imbarazzata, ha risposto al cellulare snobbando le occhiatacce sconcertate di diversi colleghi.
3 - IL "BAMBOCCIONE" PASSERA
Corrado Passera è un uomo riservato, lavoratore e poco incline alla mondanità . Difficilmente lo si vede nei salotti milanesi e, ancor meno, in quelli romani. Un atteggiamento cui il ministro dello Sviluppo è rimasto fedele anche durante i lavori del prestigioso Forum Ambrosetti, tenutosi in marzo a Cernobbio: "Ho preferito andare dalla mamma a Como", ha dichiarato al suo arrivo al meeting a chi gli chiedeva come mai non alloggiasse in una delle lussuose suites di Villa d'Este. E lui se le può certamente permettere.
4 - GLI SCHERZOSI (MICA TANTO) NOMIGNOLI DEL CARROCCIO
Si sa che il vocabolario leghista è ricco e originale, ma la resa dei conti nel partito ha acceso i riflettori su un mondo fatto di soprannomi degni di un romanzo di Tolkien. à stato il (ex?) leader Bossi a dare vita a quella che ormai è diventata una tradizione fra le camicie verdi: lui stesso ne è finito vittima quando, al suo primo mandato a palazzo Madama, si ritrovò con il soprannome che ancora oggi lo identifica: Senatur.
Ma oltre al "capo" - questo l'altro nickname di Bossi - praticamente tutti nel Carroccio hanno un nomignolo: si va da Obelix (al secolo Erminio Boso, senatore della Repubblica), al "signor Spock" (del compianto Gianfranco Miglio); dal "cervellone" (Giulio Tremonti), al "mediatore" (Roberto Calderoli); dal "barbaro sognante" (Maroni), al "trota" (Renzo Bossi); dal "terun" Matteo Brigandì, al "cerchiobottista magico" (Cota); passando per "briciolo di coerenza" (Federico Bricolo). Ma il record dei soprannomi tra i "lumbard" spetta indiscutibilmente a Rosy Mauro ribattezzata (a seconda degli umori) la "ribelle", la "badante", la "zarina", la "balia", la "nera", la "pugliese", la "tosta". Fino al poco elegante "mamma Ebe", molto in voga fra i suoi più feroci detrattori.
5 - L'APPELLO (DISPERATO) DEL LEGHISTA RIZZI, NON SONO IO MONICA!
L'omonimia tira brutti scherzi. Ne sa qualcosa Fabio Rizzi, senatore della Lega, che oltre ad essere pure lui del Carroccio, ha la sventura di avere lo stesso cognome di Monica Rizzi, la "madrina" politica di Renzo Bossi finita nel mirino della procura per presunto dossieraggio contro gli avversari politici del "Trota".
Stanco di essere (ingiustamente) insultato dai militanti leghisti, il parlamentare "padano" ha inviato un accorato appello agli organi di informazione: "Ci sono due Rizzi in Lega, non solo Monica, ma anche Fabio, assolutamente estraneo a tutto ciò che sta uscendo in questi giorni sull'assessore regionale, sia per quanto riguarda i fatti che la chiamano in causa, sia per quanto attiene le sue dichiarazioni!", si legge nel disperato comunicato stampa del senatore leghista.
Il quale sottolinea come "molte testate giornalistiche" lo confondano con l'assessore bresciano solo perché "nei titoli" viene citato unicamente il cognome. Da qui il pressante (e un po' paradossale) invito: "Chiedo a tutti gli organi di stampa di specificare di quale Rizzi si stia parlando, indicando il nome di battesimo o per lo meno il ruolo o il sesso!".
6 - I COMPLIMENTI DELLA RAVETTO CHE SCUOTONO LA RUSSA
Laura Ravetto, spumeggiante deputata berlusconiana, incontra Ignazio La Russa alla buvette di Montecitorio. I due discutono di politica e l'ex sottosegretario gli butta lì una frase che lo lascia piuttosto interdetto: "Lo vedi? Abbiamo lo stesso modo di pensare, lo stesso cervello". L'ex ministro della Difesa sorride, visibilmente imbarazzato. Non dice nulla, ma la sua faccia esprime un concetto ben preciso: certi complimenti non suonano troppo bene. Soprattutto se pronunciati in pubblico.
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