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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Ugo Magri per "la Stampa"
Berlusconi tira diritto e se ne infischia dei suoi «falchi», i quali (se Silvio non cambia idea) dovranno farsene una ragione. Chi l'ha incontrato nel weekend sostiene che l'uomo è «felice» delle sue scelte. Compresa quella, contestatissima nel partito, di dare disco verde a Letta. Viene colta una significativa differenza: nei giorni scorsi, dinanzi allo sgomento incredulo di certi suoi collaboratori, Silvio si limitava a rispondere, quasi imbarazzato:
«Non posso fare diversamente, in quanto ho dato a Napolitano la mia parola d'onore»; adesso, invece, Berlusconi vanta addirittura la paternità ideale del governo, la rivendica come risultato di una strategia lucidamente perseguita dal giorno successivo alle elezioni: la politica delle larghe intese.
«Dopo che mi sono battuto per farla digerire al Pd», è l'interrogativo retorico del Cavaliere, «come avrei io potuto tirarmi indietro all'ultimo momento?». Il suo pensiero è già avanti, a un quadro di spericolate scomposizioni e ricomposizioni del quadro politico che oggi potrebbero sembrare pura fantascienza: i moderati tutti insieme alleati, e gli estremisti di ogni sorta relegati nell'angolo...
Insomma: i cinque neo-ministri del Pdl, che ieri si sono recati da Berlusconi in un clima allegro, quasi familiare (alcuni erano accompagnati dal o dalla consorte), non hanno provato la minima sensazione di essere dei precari, oggi ministri e tra qualche settimana già ex. Anzi, tutti i ragionamenti risuonati a tavola proiettano parecchio in là nel tempo la durata del governo appena concepito.
Per esempio, con Alfano e con Quagliariello il Cavaliere ha parecchio insistito sull'importanza che prenda il via la Convenzione per le riforme della Costituzione. Il loro iter (andranno discusse e approvate in doppia lettura da entrambi i rami del Parlamento) sembra al Cavaliere già di per sé sufficiente garanzia che le prossime elezioni si tengano tra qualche anno, altro che prima dell'estate come si aspettavano i più ingenui dei suoi «pasdaran»... Tra i quali la delusione resta formidabile, tutt'altro che riassorbita.
Non tutti nel Pdl hanno chiari i motivi per cui il Capo ha deciso di rinunciare alla chance di nuove elezioni immediate, quando i sondaggi lo davano vittorioso. Brucia il veto nei confronti degli ex-ministri berlusconiani, incassato dal vertice supremo senza battere ciglio, nel nome del rinnovamento generazionale.
Qualche «amazzone» inquieta verrà messa a tacere con le buone, in fondo ci sono ancora molte poltrone da assegnare per i vice-ministri e i sottosegretari. Sebbene nessuno abbia incominciato a ragionarne con serietà , i nomi al femminile più gettonati sono senza dubbio quelli di Santanché (oltre che numero due di un ministero, potrebbe pure diventare vice-presidente della Camera al posto del neo-ministro Lupi), e poi Ravetto, Giammanco e Biancofiore, laddove tra i gentleman difficilmente verrebbe scontentato un fedelissimo del Cav come Mario Mantovani.
Nell'ambito dell'operazione, manzonianamente volta a «troncare e sopire», non è casuale che a pranzo con i ministri sia stato accolto Verdini, fin da principio ostile al «governissimo»: se si convince lui, l'intifada interna è ai titoli di coda.
L'ultima trincea dei delusi ora si chiama Imu, e il capogruppo alla Camera Brunetta pilota il fronte della rivolta: senza un impegno preciso di Letta, nel programma che illustrerà alle ore 15, la fiducia al governo sarebbe impossibile. Per cui appare logico che il Cavaliere abbia chiesto lumi ad Alfano, circa le intenzioni del premier. Prenderà impegni seri circa l'abrogazione dell'Imu e la sua restituzione?
Oppure il discorso sarà benzina sulla rabbia degli scontenti? Nella sua nuova veste di vice-presidente del Consiglio, Angelino ha fornito ampie garanzie, «è intenzione fortissima del governo intervenire sull'Imu». Anche se certo sarebbe esagerato pretendere che vi provveda addirittura per decreto legge.
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