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Giuseppe Alberto Falci per corriere.it
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Alle sei del pomeriggio, a Montecitorio, la maggioranza di governo si divide in commissione Affari sociali. La Lega di Matteo Salvini vota in tandem con Fratelli d’Italia per sopprimere il green pass. Apriti cielo. «Benvenuti nel semestre bianco», sospira un deputato presente. Si tratta di uno dei 900 emendamenti a firma Carroccio al decreto sul certificato verde, approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 6 agosto. Forza Italia non segue gli alleati di coalizione e si accoda ai partner di esecutivo M5S e Pd. Alla fine la richiesta di modifica non passa ma resta agli atti uno strappo che crea un imbarazzo profondo all’interno della compagine che sostiene Mario Draghi.
enrico letta matteo salvini meeting rimini
I membri del Pd in commissione sono increduli e avvertono subito i vertici del partito. In un amen esplode Enrico Borghi, membro della segreteria del Nazareno, che mette in luce le contraddizioni leghiste con un tweet: «Breve storia di una ambiguità profonda: 1) in Consiglio dei ministri la Lega vota a favore dell’introduzione del green pass; 2) alla Camera in conversione del decreto la Lega vota contro il #greenpass (insieme con FdI ed ex 5 Stelle). È così che Salvini sostiene il governo?».
Il clima si surriscalda al punto che i democrat escono in batteria uno dietro l’altro: Elena Carnevali («Non si sta così in maggioranza»), Lele Fiano («Tutto ciò è grave ed è contro il governo, serve un chiarimento»), Andrea Romano («Vergognoso il doppio gioco leghista»), Piero De Luca («Dalla Lega incoerenza intollerabile, indebolisce il governo»). Poi tocca ai 5 Stelle con il capogruppo Davide Crippa che definisce il voto «ancora più grave perché rischia di apparire come un modo per strizzare l’occhio ai violenti che in queste ore hanno minacciato e aggredito rappresentanti delle istituzioni, medici e giornalisti».
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Servirà dunque una verifica all’interno della maggioranza? Di certo, conclude Crippa, «la Lega dovrà fare chiarezza». Dello stesso avviso il ministro Roberto Speranza (Leu): «Non c’è spazio per giochini politici. Quando dobbiamo assumere una decisione prevale l’interesse pubblico e non le dinamiche politiche».
In questo contesto Claudio Borghi — il leghista che è sceso in piazza contro il green pass e che in commissione ha sostituito un collega — cinguetta così: «Non abbiamo ritirato gli emendamenti e ho provato ad argomentare in tutti i modi». È la sua posizione o è la linea del partito? Risponde il capogruppo Riccardo Molinari: «Su più di 900 emendamenti, forse ce ne accoglieranno 2. Perciò si è mantenuto e votato anche il soppressivo, dato che la nostra posizione di modificare il green pass era nota». E a tarda sera il segretario Salvini rilancia: «Se lo Stato impone il green pass, deve garantire tamponi gratuiti».
LETTA (PD): «COSÌ LA LEGA È FUORI DALLA MAGGIORANZA. CHIEDO UN CHIARIMENTO POLITICO»
Maria Teresa Meli per corriere.it
Non usa mezzi termini Enrico Letta. Appena arriva alla Festa dell’Unità di Bologna il segretario del Pd attacca il partito di Matteo Salvini, che in commissione Affari sociali della Camera ha votato contro il green pass. «Chiedo un immediato chiarimento politico, perché la Lega si è messa fuori dalla maggioranza».
E ancora, con toni sempre più duri, in un’intervista all’emittente web del Partito democratico, Radio Immagina: «La Lega sfilaccia la vita del governo. Dà l’abbrivio a ognuno a fare quello che gli pare. È l’inizio della fine». Insomma, è di nuovo Letta contro Salvini. Ma il segretario dem nega di voler fare «propaganda politica»: «Quello che ha fatto la Lega — ribadisce dal palco della Festa dell’Unità — è inaccettabile.
Mi chiedo con quale coraggio possa stare al governo con questa posizione schizofrenica, votando a favore del green pass in Consiglio dei ministri e contro in Parlamento. Così si ammicca ai No vax e si legittimano le loro manifestazioni proprio il giorno in cui le forze dell’ordine si sono impegnate per far sì che il Paese non si fermasse. Non è possibile che questo governo vada avanti con questo atteggiamento della Lega».
Sono parole dure alle quali il Carroccio poco più tardi risponde in modo altrettanto pesante: «Letta è fuori dal mondo, il Pd crede ancora di governare con Giuseppe Conte, per fortuna però c’è Mario Draghi». Ma il leader del Pd non ci sta: «La Lega dice che io sono fuori dal mondo? Forse sono all’antica perché penso che un partito serio su un tema di rilevanza nazionale debba avere un comportamento univoco».
La polemica con il partito di Salvini rischia di far passare in secondo piano il vero motivo per cui Letta ieri è salito sul palco della Festa nazionale dell’Unità: per presentare le Agorà democratiche, la grande piattaforma a cui si potranno iscrivere anche coloro che non hanno la tessera del partito in tasca per poter discutere ed elaborare le proposte politiche di quella coalizione più ampia che il leader dem sogna dal giorno del suo insediamento.
«Dobbiamo uscire dai nostri confini», sottolinea con forza il segretario. E per dimostrare che intende fare sul serio Letta annuncia che farà parte di questo percorso delle Agorà anche un osservatorio composto da «sei personalità indipendenti». Un altro tentativo di allargare i confini del Pd, dopo quello di presentarsi senza il simbolo del partito nel collegio uninominale di Siena. Faranno parte di questo osservatorio lo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio, l’ex segretaria della Cisl Annamaria Furlan, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, l’ambientalista ed ex deputata europea Monica Frassoni, l’economista Carlo Cottarelli e la vice presidente della Regione Emilia Romagna Elle Schlein.
Le Agorà, sottolinea Letta, «sono un’offerta che il Pd fa a tutto il centrosinistra». L’obiettivo è quello di costruire una «coalizione che vincerà alle elezioni del 2023 con una proposta maggioritaria». Il candidato sindaco di Bologna Matteo Lepore si è spinto più in là su questa strada e ha ipotizzato la nascita di una grande nuovo partito di centrosinistra, ma il segretario su questo punto è molto più cauto: «Io non so dove porterà questo processo».
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