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Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”
Che il movimento No Triv, ossia il gruppo di pressione che si oppone a qualsiasi opera pubblica in nome della conservazione dell' ambiente, abbia perso il referendum è un bene. Con la scusa del rispetto della Natura i No Triv sono contro le strade, le gallerie, le ferrovie, gli aeroporti, i porti, le centrali, i parcheggi e lo sviluppo urbanistico: in poche parole, sono contro la modernità.
Fosse per loro non solo non consentirebbero a nessuno di trivellare il terreno o in mare per cercare petrolio o gas, ma teorizzerebbero un ritorno alla natura, che per noi italiani equivarrebbe a un regresso invece di un progresso. Dunque, è un bene che i No Triv non abbiano vinto, altrimenti ci saremmo trovati come dopo il referendum sul nucleare, ossia i soli ad avere le mani legate, mentre i nostri partner europei - in particolar modo la Francia - continuavano a costruire reattori atomici beffandosi di noi, e per di più a pochi chilometri da casa nostra.
MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI
Purtroppo, se da un lato la sconfitta dei No Triv e del movimento che a tutto si oppone è una buona cosa, dall' altro la batosta si porta dietro un paio di conseguenze meno positive. La prima è quella ovvia: il referendum non è fallito perché gli italiani si sono dimostrati consapevoli che non si devono fermare le trivellazioni per l' estrazione di fonti energetiche utili per il Paese.
È fallito perché non è stato raggiunto il quorum, e ciò vuol dire che gli elettori se ne impipano delle scelte energetiche e invece di recarsi ai seggi per esprimere il proprio sì o il proprio no preferiscono restare a casa o andarsene al mare. Scelta legittima, intendiamoci, soprattutto se non sollecitata dal presidente del Consiglio o da quel vecchio barbagianni dell' ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Come abbiamo scritto, votare è un diritto, non un dovere, e anche restando a casa si può far sentire la propria voce, sempre naturalmente che a casa tutti abbiano capito per che cosa si doveva votare, fatto di cui, per la penuria di informazione sulla materia, non siamo assolutamente certi. Che il quorum non sia stato raggiunto in segno di protesta o per il rifiuto dell' argomento sarebbe un conto.
Ma se il numero del cinquanta per cento più uno non è stato raggiunto perché gli italiani non sono stati messi nelle condizioni di esprimere il proprio parere, la questione cambia. Cambia anche perché in questo modo si allontana ancor più la gente dalla politica: se non si capisce, infatti, perché si dovrebbe perdere tempo a votare?
Il rischio è che, a lungo andare, il distacco tra gli elettori e il Palazzo si faccia ancor più ampio, e che alla fine tutto ciò si traduca non solo nell' astensionismo di fronte al quesito referendario, ma anche quando si tengono le consultazioni per le politiche. E questo è meno bello, perché avanti così si spingono gli italiani a non votare e presto potremmo trovarci con percentuali di votanti simili a quelle americane, ossia minime. Con il risultato che alla fine il Paese verrebbe guidato da signori che sono stati scelti non dalla maggioranza degli aventi diritto, ma dalla minoranza, cioè da chi ha un interesse diretto, mentre tutti gli altri continuerebbero a farsi gli affari loro.
Tuttavia, se le percentuali in calo di elezione in elezione preoccupano, ancor di più allarma un' altra conseguenza che il voto di ieri si porta dietro, ed è l'effetto che potrebbe avere sul presidente del Consiglio. Già ora Matteo Renzi si comporta spesso come un piccolo dittatore, decidendo di testa sua, come se non fosse il premier non eletto di un governo che si regge su una maggioranza gonfiata dai voltagabbana, ma il leader di un esecutivo che ha avuto un mandato pieno dagli elettori.
Se già prima aveva indossato gli stivali con gli speroni, atteggiandosi a condottiero a cavallo, figuratevi da oggi in poi, dopo aver battuto il Movimento 5 Stelle nell' urna, e aver sconfitto i nemici dentro il suo stesso partito. Come minimo ieri Renzi si sarà gonfiato il petto, sentendosi una specie di Superman e Uomo Ragno messi assieme. Il risultato sarà una inevitabile ipertrofia dell' ego, che rischia di avere effetti devastanti sull' inquilino di Palazzo Chigi.
Il quale dopo aver dettato la linea all' Europa in materia di immigrati, è probabile che si monti la testa, promettendo in prossimità delle prossime scadenze elettorali regali a piene mani. Abbiamo visto cos' è successo con le precedenti elargizioni del premier: a parte i debiti e le tasse (aumentate per pagare i debiti), niente altro è salito. Non l' occupazione e non il Pil, a meno di non considerare crescita gli zero virgola dello scorso anno. Insomma, dopo ieri sera c' è pericolo di trovarci davanti un Renzi ringalluzzito e deciso a trionfare anche alle amministrative. Il che, per come abbiamo imparato a conoscerlo in questi anni, significa una sola cosa: altri 80 euro per comprarsi i voti e altri debiti da dover poi ripagare.
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