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"ONESTA'", ONESTA'"! - BELPIETRO: “FINO A IERI GRILLO SOSTENEVA CHE CHIUNQUE FOSSE RAGGIUNTO DA UN AVVISO DI GARANZIA DOVESSE DIMETTERSI, COSA CHE PIZZAROTTI NON VUOLE FARE E NEANCHE NOGARIN. CHE SI FA? O FANNO I PURI E SI EPURANO O PERDONO LA PUREZZA E DICHIARANO CHE IL PRINCIPIO NON VALE PIÙ”

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Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”

 

BELPIETROBELPIETRO

A fare il puro, troverai sempre uno più puro di te che ti epura. La frase non è mia ma di Pietro Nenni, il leader socialista che di puri ed epurazioni parlava con competenza, avendo visto passare il fascismo e lo stalinismo. Nenni è morto da quasi quarant' anni, ma l' aforisma calza a pennello a quanto sta accadendo oggi dentro il Movimento Cinque Stelle. Come è noto i grillini sono arrivati in Parlamento e nelle istituzioni sull' onda del sentimento anti Casta e hanno guadagnato consensi denunciando il sistema politico e la sua corruzione.

 

GRILLO  PIZZAROTTIGRILLO PIZZAROTTI

Spesso i parlamentari pentastellati hanno chiesto le dimissioni di ministri e sindaci raggiunti da avvisi di garanzia e dunque ancora da considerarsi innocenti a termini di legge. E però ora quelle battaglie al grido di onestà, gli si ritorcono contro, perché nel frattempo molti di loro sono divenuti pubblici amministratori e per effetto delle loro azioni finiscono come i predecessori nel mirino della magistratura. L' ultimo in ordine di tempo è Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, il quale è accusato insieme ad alcuni assessori di aver fatto al Teatro Regio alcune nomine scavalcando la graduatoria.

FILIPPO NOGARIN SINDACO DI LIVORNOFILIPPO NOGARIN SINDACO DI LIVORNO

 

Vero o falso? Lo deciderà un giudice quando e se si terrà un processo. Tuttavia nel frattempo il primo cittadino grillino alla guida di una importante città ha ricevuto un avviso di garanzia. Certo, l' accusa è abuso d' ufficio e non concorso esterno in associazione camorristica come è successo a qualcuno del Pd, ma il problema non è la qualità del reato, è il principio, e il principio vacilla.

 

Perché fino a ieri il Movimento Cinque Stelle sosteneva che chiunque fosse raggiunto da un avviso di garanzia avesse l' obbligo di dimettersi. Cosa che Pizzarotti non ha alcuna intenzione di fare, ritenendo evidentemente che l' accusa rivoltagli sia da considerarsi una specie di peccato veniale. Il sindaco di Parma, del resto, fa la stessa cosa che prima di lui ha fatto un altro grillino, il collega di Livorno Filippo Nogarin.

 

GRILLO CASALEGGIO A IMOLAGRILLO CASALEGGIO A IMOLA

Il quale, avendo ricevuto in eredità un' azienda di raccolta dei rifiuti sull' orlo del fallimento, invece di chiuderla ha provato a gestirla, rassegnandosi solo in un secondo tempo a portare i libri in tribunale. Risultato: quattro accuse in un solo avviso di garanzia. Per non aver immediatamente optato per il fallimento, per aver sistemato 33 precari mentre la società andava a ramengo, per aver revocato il consiglio di amministrazione e per aver approvato il bilancio nonostante i revisori contabili fossero di parere contrario. Da quel che si capisce Nogarin non ha rubato, ma per la Procura ha comunque infranto la legge e dunque eccolo indagato.

 

LIVORNO - CONTESTAZIONE A NOGARINLIVORNO - CONTESTAZIONE A NOGARIN

Che fa, si dimette? No, lui, come Pizzarotti, si appella ai distinguo. Che certo ci sono, perché né il sindaco di Parma né quello di Livorno sono nel mirino della magistratura per corruzione o altri reati della fattispecie. E però un principio è un principio: se si fissa come regola che un pubblico amministratore appena riceve una comunicazione giudiziaria ha il dovere di farsi da parte, poi si fa fatica a sostenere che lo deve fare ma solo se è opportuno.

 

Naturalmente so benissimo che, come i direttori di giornale, i sindaci rispondono di tutto, anche di ciò che non hanno fatto o di cui magari non sono neppure a conoscenza. Però così stabilisce la legge, mettendo in capo al primo cittadino competenze d' ogni tipo, che a volte richiedono non esperienza politica ma tecnica.

DI MAIO DI BATTISTADI MAIO DI BATTISTA

 

So altrettanto bene che, applicando il principio per cui al primo avviso di garanzia ci si debba dimettere, in Italia rimarremmo sprovvisti di sindaci, di governatori e anche di ministri. Tuttavia questo è il messaggio che per anni è stato mandato all' opinione pubblica. E l' opinione pubblica, in particolare quella che ha votato per i grillini, ora si aspetta che agli impegni seguano i fatti, ossia la famosa letterina di dimissioni.

 

Che si fa? Si mettono in crisi giunte e città, oppure si mette da parte il principio per cui si ritiene sufficiente un' accusa per essere indotti a far le valigie? I Cinque Stelle sono davanti a un bivio: o fanno i puri e si epurano o perdono la purezza e dichiarano che il principio non vale più, con tutto ciò che ne consegue.

luigi di maio alessandro di battista roberto ficoluigi di maio alessandro di battista roberto fico

 

È ovvio che per il movimento non sia una scelta facile, perché avendo campato di rendita sull' onestà, adesso non ha alcuna voglia di rinunciare al privilegio, soprattutto per un abuso d' ufficio e un' accusa di bancarotta fraudolenta. Ma da qui, da quello che i pentastellati sceglieranno, dipenderanno il loro futuro e la loro credibilità. Accettare che un avviso di garanzia non costituisca una condanna è giusto, ma poi deve valere per tutti. Anche per gli avversari.