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Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”
Concordare le leggi con il proprio fidanzato invece che con il Parlamento non è un bel modo di esercitare il ruolo di ministro, soprattutto se quelle leggi favoriscono una società che è nel cuore del compagno del ministro. Dunque, se le cose stanno come emerge dalle carte della Procura di Potenza, Federica Guidi, responsabile dello Sviluppo economico nel governo Renzi, non aveva altre alternative che dimettersi. Brigare per far inserire al Senato un emendamento che la Camera ha cancellato e a cui è molto interessato il fidanzato mostra una commistione di interessi pubblici e privati che ha poco a che fare con il ruolo di chi deve occuparsi della crescita del Paese.
FEDERICA GUIDI E MARIA ELENA BOSCHI
Soprattutto se, oltre alla telefonata intercettata, Federica Guidi si è data da fare per convincere i suoi colleghi ministri a ripristinare la norma che Montecitorio aveva voluto togliere dalla legge di stabilità. Per altro il caso è da ritenersi alle battute iniziali, considerando che nei prossimi giorni altre notizie potrebbero essere date alle stampe, perché i fatti e le intercettazioni risalgono al 2014, ed è dunque possibile che l' inchiesta abbia molti allegati e soprattutto molte pagine di trascrizioni delle conversazioni ancora da scoprire.
Già è trapelato un incontro fra il ministro e i vertici della Total, ossia dell' azienda interessata all' emendamento sponsorizzato da Federica Guidi, ma è molto facile che prossimamente arrivino sulle pagine dei giornali anche i brandelli di telefonate tra il fidanzato del ministro e i dirigenti dell' azienda petrolifera francese.
Se l' esperienza vale qualche cosa, è dunque possibile che nei prossimi giorni se ne vedano delle belle. La ministra dello Sviluppo economico sarebbe stata messa sulla graticola e per evitarsi la buriana meglio, molto meglio, gettare la spugna prima. Del resto che l' addio fosse una strada obbligata lo dimostra anche il fatto che quando nel passato spuntarono conversazioni senza alcun risvolto penale di Maurizio Lupi, ossia del ministro dei Lavori pubblici, per non saper né leggere né scrivere il presidente del Consiglio lo invitò a rassegnare le dimissioni.
L' esponente di Ncd provò per qualche giorno a puntare i piedi, anche perché dall' inchiesta della magistratura non spuntò neppure una cartuccia contro di lui, ma quando venne fuori che il figlio per la festa di laurea aveva ricevuto un Rolex, ossia un orologio del valore di qualche migliaia di euro, fu costretto a capitolare.
Nel caso del ministro Guidi non ci sono di mezzo orologi e neppure figli, ma basta il fidanzato, che per di più è indagato per traffico di influenze e al quale, al telefono, la responsabile dello Sviluppo economico sussurrava gli emendamenti. Tutto ciò imponeva per forza le dimissioni?
il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 7
Ovvio che no, ma Federica Guidi ha pagato anche per chi, nonostante le sollecitazioni, non si è decisa a mollare la poltrona. Nel caso di Maria Elena Boschi, ossia della ministra delle Riforme, non ci sono orologi, figli o fidanzati, ma c' è un ingombrante papà, il quale non solo è finito in mezzo a un brutto crac bancario, con relativa richiesta di rimborso danni e un' indagine a suo carico per bancarotta fraudolenta, ma è pure stato salvato da un emendamento introdotto all' ultimo minuto con la legge che recepiva una direttiva della Ue.
Oh, certo, lì non ci sono intercettazioni che parlano e neppure sedute del Consiglio dei ministri che provano il conflitto di interessi. Maria Elena Boschi a quelle riunioni ha evitato di partecipare, in modo che la mano destra del governo non sapesse cosa stesse facendo la sinistra. Ma, rimuovendo per un attimo le foglie di fico, non c' è dubbio che il caso del crac di Banca dell' Etruria sia assai più grave di quello che vede coinvolta la ministra Guidi.
Tuttavia, per Maria Elena Boschi è stata applicata l' indulgenza plenaria, tanto che la mozione di sfiducia è stata respinta senza alcun tentennamento, ma personalmente non sono convinto che la stessa indulgenza sarebbe stata applicata a Federica Guidi. La ministra dello Sviluppo economico ha fatto bene a dimettersi ma deve sapere che ha pagato per tutti, anche per quelli che come Maria Elena Boschi non si sono dimessi e non si dimetteranno mai, perfino se il babbo oltre ad essere indagato fosse condannato.
RENZI TOCCA LA SCHIENA DELLA BOSCHI
Del resto, il primo a separare gli affari di famiglia da quelli istituzionali è stato lo stesso presidente del Consiglio, il quale pur avendo il padre indagato per bancarotta fraudolenta, non ha fatto un plissé, ma anzi, nonostante il babbo lo spronasse a reagire e contrattaccare, ha sopportato tutto con santa pazienza. Perché se è noto che le colpe dei padri o dei fidanzati non ricadono sui figli e sulle fidanzate, è anche risaputo che tutti tengono famiglia, che si tratti di figli, di padri o di fidanzati. Ma se la famiglia la tiene qualcuno che non è vicino al Giglio magico, come Lupi o la Guidi, allora sì che sono dolori.
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