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POSTA ACIDA – “IN AULA HAI PARLATO TROPPO, SE TI INCONTRO DA SOLA VEDRAI” - LETTERA ANONIMA E MINATORIA AD UNA TESTIMONE CONTRO LA COPPIA DELL’ACIDO BOETTCHER-LEVATO – LEI E’ UNA EX AMANTE DI ALEXANDER, SI ALLONTANO’ DA LUI QUANDO CAPì LA RELAZIONE MALATA CON MARTINA

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Elisabetta Andreis e Gianni Santucci per il “Corriere della Sera”

 

Una mattina, all’inizio di gennaio, una donna sente il cane abbaiare nel giardino della sua villetta, in un paese dell’hinterland di Milano. Esce a vedere e trova una busta nella cassetta della posta. È una lettera strana: perché non è stata affrancata, né spedita. Qualcuno, senza farsi notare, è andato di persona a depositarla. Contiene un foglio stampato con poche frasi di intimidazione e diffamazione, ma soprattutto una minaccia.

Si apre così, quella mattina, l’ultimo versante di una vicenda inquietante, legato ai processi alla coppia dell’acido.

 

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Quella lettera è indirizzata al figlio della donna che l’ha trovata. Non è lui, però, il vero destinatario. Il messaggio è per una sua amica: la ragazza è stata una delle testimoni chiave nell’inchiesta contro Alexander Boettcher e Martina Levato e, poco tempo prima, ha ripetuto la sua testimonianza davanti ai giudici. L’intimidazione fa riferimento proprio a questo: «Hai parlato troppo, dovevi stare zitta». La frase peggiore: «Quando ti incontro senza quel tizio che ti accompagna sempre, te ne dico quattro in faccia».

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La donna, nell’estate del 2015, è stata per breve tempo la «seconda» amante di Boettcher; la storia era nata casualmente, dopo una serata di ballo latino americano. Poi è venuto fuori che Alexander aveva già un’amante, Martina. La nuova ragazza accettò di fare una vacanza di qualche giorno in Grecia con la coppia; poi, tornata a Milano, si staccò subito da Alexander, perché rimase molto turbata dai suoi comportamenti.

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In quella vacanza, oltre ad essere una testimone diretta del rapporto deviato tra Alex e Martina (che aveva appena ricevuto una nuova incisione col bisturi sulla coscia, fatta dal suo compagno), la ragazza si sentì dire due cose che avrebbero poi avuto un peso fondamentale nell’inchiesta: «Martina andrà molto tempo in carcere» e «se diventeremo una coppia stabile, vorrò i nomi dei tuoi ex fidanzati».

 

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Il movente degli agguati con l’acido era proprio quello di «purificare» Martina dai suoi rapporti precedenti. Per l’indagine quelle frasi furono una conferma decisiva. E la donna è stata coraggiosa, sia la prima volta in cui venne convocata dalla polizia sia quando ha ripetuto quello che sapeva in Tribunale, con Boettcher in aula, dietro le sbarre degli imputati.

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Contattata dal Corriere , la testimone ha spiegato che dopo aver ricevuto quella lettera ha passato «settimane di forte ansia»; per due settimane non è uscita di casa e poi ha cercato di muoversi «sempre accompagnata». È andata subito a denunciare le minacce ed è quindi scontato che sia stato aperto un fascicolo di indagine sull’episodio.

Non è al momento possibile ipotizzare chi abbia scritto e consegnato la lettera, né quale fosse l’intento: la testimonianza era già cristallizzata.

 

stefano savi stefano savi

Potrebbe essere una sorta di ritorsione, solo per provocare ansia. Oppure, dissuaderla dal «ricordare altro» (la ragazza ha però dato una testimonianza piena e completa). Di certo, chi ha scritto quel foglio aveva molte informazioni. In quelle poche righe, infatti, si trovano riferimenti piuttosto precisi. Il colore dell’auto della donna; una descrizione di un amico che la accompagnava spesso in quel periodo; alcune zone da lei frequentate.

 

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E poi il luogo in cui è stata recapitata la busta: chi ha scelto quella casa in provincia di Milano sapeva che lì abita un amico (neanche particolarmente stretto) della testimone. La «firma» è l’ultimo elemento che collega le minacce alla vicenda dell’acido: chi l’ha scritta dice di essere un’amica «del tuo ex». Il riferimento al processo chiarisce l’identità di quell’«ex»: Boettcher (anche se, a quanto è stato possibile capire, in quelle poche righe il nome non compare mai).

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