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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
TAV-VENTURA PERICOLOSA - BELPIETRO E TRAVAGLIO DANNO DUE LETTURE OPPOSTE DEL CAOS SULLA TORINO-LIONE - IL DIRETTORE DE “LA VERITÀ”: “IL GOVERNO HA RISCHIATO GROSSO SULLA TAV. CI HA PENSATO CONTE A TROVARE LA VIA D'USCITA DEL TUNNEL IN CUI SI ERANO FICCATI I GRILLINI CON LA LORO TESTARDAGGINE” - TRAVAGLIO: “È BASTATO CHE DI MAIO EVOCASSE PER LA PRIMA VOLTA LA CRISI DI GOVERNO E SALVINI È SUBITO TORNATO A CUCCIA. L'IPOTESI DI NUOVE ELEZIONI, CHE LO RIPORTEREBBERO FRA LE GRINFIE PUTRESCENTI DI BERLUSCONI E SCATENEREBBERO IL "LIBERI TUTTI" NEL VOTO SUL PROCESSO DICIOTTI, L'HA SPAVENTATO A MORTE”
1 - LA TAV SI FARÀ, MA DOPO LE ELEZIONI
Maurizio Belpietro per “la Verità”
maurizio belpietro con matteo salvini (3)
I grillini esultano. Non perché abbiano vinto il braccio di ferro con Matteo Salvini, ma semplicemente perché l' hanno scampata. Sulla Tav infatti se la sono vista brutta. Per la prima volta da quando è nato il governo, sono andati a nanna senza sapere se nelle prossime ore avrebbero rivisto il posto in prima fila conquistato in Parlamento o se, al contrario, per molti di loro si sarebbe aperta la prospettiva di tornare alle vecchie occupazioni, per lo meno per chi le aveva.
Sì, l' esecutivo ha rischiato grosso, perché questa volta il capo della Lega non aveva intenzione di mollare. Se sul decreto Dignità aveva chiuso un occhio e sul reddito di cittadinanza tutti e due, sul treno ad alta velocità Salvini non aveva e non ha intenzione di fare un passo indietro. Così, all' improvviso, forse per sottovalutazione del personaggio, i pentastellati si sono trovati davanti a un bivio: o andare avanti a tutta birra, cancellando la Tav, con il risultato di cancellare anche la maggioranza e finire diritti alle elezioni, oppure innestare rapidamente la retromarcia.
Nell' uno e nell' altro caso per Luigi Di Maio e compagni sarebbe stata una catastrofe di immani proporzioni. Andare al voto in tutta fretta, quando il reddito di cittadinanza non ha ancora dispiegato i suoi effetti significherebbe portare a casa una flessione di almeno dieci punti rispetto alle elezioni dello scorso anno: una batosta difficilmente sopportabile che, unita al divieto di secondo mandato, per molti parlamentari a 5 stelle avrebbe significato dire addio allo scranno parlamentare.
Non meno dolorosa sarebbe stata la strada della ritirata, ovvero un via libera alla Tav. Per i grillini sarebbe stata la sconfessione di una battaglia, che dopo il Tap, cioè il gasdotto pugliese, avrebbe mandato in frantumi anni di propaganda, ma soprattutto montagne di voti in Val di Susa. A salvare Di Maio dal tunnel senza uscita in cui si era infilato, alla fine, come immaginavamo, ci ha pensato l' azzeccagarbugli del popolo, ossia Giuseppe Conte, che da buon avvocato si è inventato la scappatoia per non far perdere la faccia ai grillini senza però pregiudicare niente, nemmeno la Tav.
maurizio belpietro con matteo salvini (1)
La lettera del presidente del Consiglio per far felici tutti quanti è un capolavoro di furbizia e di attendismo. In essa si può leggere tutto e il contrario di tutto, com' era necessario per un esecutivo che ha bisogno di guadagnare tempo, per lo meno fino alle elezioni del 26 maggio.
Scrive il premier alla Telt: «Al momento appare necessario, da un lato, evitare di assumere impegni di spesa gravanti sull' erario italiano e, dall' altro, adoperarsi per non pregiudicare gli stanziamenti finanziari posti a disposizione dall' Unione europea». Fuori dal linguaggio da leguleio del capo del governo, significa che bisogna salvare capra e cavoli. Cioè la posizione contraria all' opera di Di Maio e compagni, ma anche i soldi che la Ue ci ha dato e potrebbe riprendersi se non iniziassimo a scavare la galleria da cui dovranno passare i treni.
Conte, in pratica, dice che non bisogna sprecare il denaro degli italiani per realizzare la Tav, ma nemmeno quello che l' Europa ci ha dato per realizzarla. Un capolavoro di equilibrismo, che permette di non decidere, ma nemmeno di rinunciare a farlo più avanti.
Il risultato di tanta furbizia contrattuale si è tradotto in una lettera che la Telt, la società italo-francese incaricata dell' opera, ha scritto allo stesso Conte, segnalando che l' 11 marzo, cioè domani, l' azienda non procederà alla pubblicazione dei bandi di appalto (cioè alle gare che i grillini non vogliono fare), ma «autorizzerà la direzione a pubblicare gli "avis de marchés", cioè gli inviti a presentare la candidatura, relativamente agli interventi dei lotti francesi del tunnel di base, in modo da rispettare il termine del 31 marzo» previsto dall' Europa.
Insomma, non facciamo gli appalti, ma invitiamo qualcuno a farsi avanti se vuole partecipare agli appalti. Ci voleva il bizantinismo di un giurista per inventarsi questa via d' uscita, alla faccia di chi dice che Conte non serve a un tubo. Non servirà a un tubo, ma a trovare la via d' uscita del tunnel in cui si erano ficcati i pentastellati con la loro testardaggine sì.
mario virano direttore generale telt 1
Qualcuno, a questo punto, obietterà che tra pochi mesi saremo punto a capo e rischieremo di nuovo di finire su un binario morto. No, perché passate le elezioni, i grillini potrebbero maturare nuovi orientamenti. Rimanendo contrari alla Tav, ma senza farne una questione di vita o di morte. Del resto, questo è ciò che ieri i militanti hanno detto negli incontri del Villaggio Rousseau a Milano, presente Davide Casaleggio. L' alta velocità Torino-Lione non piace quasi a nessuno, ma non pare che siano molti quelli disposti a far finire il governo sotto un treno. Grillini sì, ma mica scemi.
2 - IL BANDO DEL BUCO
Estratto dell’articolo di Marco Travaglio per “il Fatto quotidiano”
La partita del Tav non è affatto finita, anzi è appena cominciata. Ma l' analisi costi-benefici degli equilibri giallo-verdi segna, almeno per oggi, bel tempo per i 5Stelle e nuvole sparse sulla Lega. È bastato che Di Maio&C. evocassero per la prima volta la crisi di governo e Salvini è subito tornato a cuccia, retrocedendo dal tonitruante "nessuno stop ai bandi" dell' altroieri al "farò di tutto perchè il Tav si faccia" di ieri.
L'ipotesi di nuove elezioni, che lo riporterebbero fra le grinfie putrescenti di B. e scatenerebbero il "liberi tutti" nell' aula del Senato nel voto sul processo Diciotti, l' ha spaventato a morte, ha scoperto il suo bluff e l' ha indotto a più miti consigli. Il che dimostra che si poteva votare l'autorizzazione a procedere senza danni collaterali. Perché anche il tracimante Salvini, quando incontra un argine, si ferma.
Da ieri è ufficiale che il voto non terrorizza solo il M5S declinante nei sondaggi: anche Salvini non lo vuole prima di aver portato a casa qualcosa di utile (il Dl sicurezza e l'Illegittima difesa non fregano niente a nessuno) e sa che il ritorno ad Arcore gli costerebbe 7-8 punti nei sondaggi, senza contare chi gli dà fiducia perché sta al governo e potrebbe revocargliela se lo rovescia. Intendiamoci: sul Tav nessuno ha ancora vinto né perso, anzi la strada per cancellare l'orrendo buco è tutta in salita, essendo su questo il M5S in minoranza in Parlamento e pure in Consiglio dei ministri: il che, dovendo rivedere 4 trattati internazionali e 5 leggi italiane, è un bell' handicap.
Tra qualche mese dunque, dopo le elezioni regionali ed europee, il dilemma si riproporrà tale e quale, e allora bisognerà uscire con un sì o un no secco al Tav. Tutto dipenderà, ancora una volta, dall' abilità di Conte nella trattativa con i francesi (mai del tutto convinti sull' opera) e con la Commissione europea (l' attuale e la nuova).
Poi c'è l' analisi costi-benefici dell' interesse nazionale, che oggi segna un punto a favore di chi non vuole sperperare miliardi pubblici in un' opera inutile e inquinante, e uno a sfavore della Banda del Buco e dei suoi portaborse politico-mediatici. Il merito del blocco dei bandi a costo zero va a Giuseppe Conte: il premier - come aveva previsto ieri Antonio Padellaro - ha smentito ancora una volta i suoi detrattori che lo dipingevano come un re travicello, un burattino nelle mani dei due vice, un prestanome che esegue ordini altrui. E ha fatto ciò che aveva promesso giovedì in conferenza stampa: ha deciso da solo, riuscendo là dove persino i 5Stelle - quasi rassegnati alla crisi di governo e alla caduta della giunta Appendino - disperavano che ce l' avrebbe fatta. [...]
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