DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Maurizio Belpietro per “la Verità”
maurizio belpietro con matteo salvini (1)
Quando entrarono in Parlamento per la prima volta, annunciarono che l' avrebbero aperto come una scatoletta di tonno. In realtà, a sei anni di distanza, si può dire che a essere stato aperto come una scatoletta di tonno è stato il Movimento 5 stelle che, per rimanere alla metafora usata da Beppe Grillo nel 2013, sembra essersi infilato senza rendersene conto in una tonnara e ora rischia la mattanza. Matteo Salvini è stato chiaro: o le elezioni o l'umiliazione di veder cacciati i ministri che nell' ultimo anno sono stati d' intralcio all'avanzata leghista.
Nell'uno e nell' altro caso i pentastellati finirebbero arpionati come tonni. Tredici mesi di governo con la Lega hanno infatti intrappolato i grillini in una rete da cui difficilmente appaiono in grado di uscire vivi. In particolare, non sembra avere alternative al suicidio politico il povero Luigi Di Maio, il quale da capo dei 5 stelle rischia di finire la carriera come capro espiatorio, abbandonato dai suoi che lo danno ormai per sconfitto e lo accusano di molti errori.
Il vicepremier è colui che più ha creduto all' alleanza con Salvini e probabilmente, almeno in principio, ha ritenuto che la forza dei numeri (i 5 stelle hanno il doppio dei parlamentari della Lega) gli avrebbe consentito di tenere a bada le smanie del ministro dell' Interno. Come risulta evidente, dalle elezioni europee prima e dai sondaggi dopo, non è andata come Di Maio si aspettava, perché l'esecutivo di Giuseppe Conte è servito da vaso comunicante fra Movimento e Lega, consentendo il travaso di voti dal primo alla seconda.
salvini e di maio ai lati opposti dei banchi del governo
Ed è proprio questo il tema. Stare al governo non ha indebolito o rafforzato entrambi i partiti che lo sostengono, ma ha dimezzato uno e ha raddoppiato l'altro. Oggi il partito di Salvini veleggia fra il 36 e il 39 per cento, a seconda delle rilevazioni, mentre quello di Di Maio oscilla fra il 18 e il 15.
Insomma, i ruoli si sono ribaltati e la forza dei numeri oggi consente al ministro dell'Interno di dettare le condizioni. Se prima era il capo dei grillini a credere che il suo 33 per cento delle politiche potesse piegare l'alleato, ora è il capitano leghista a forzare la mano con il 34 per cento incassato alle europee e un quasi 40 per cento che gli viene attribuito dagli esperti di intenzioni di voto.
luigi di maio stefano buffagni riccardo fraccaro danilo toninelli barbara lezzi
Certo, quando Beppe Grillo mostrava in favore di telecamere e fotografi l'apriscatole non pensava che sarebbe finita così. Probabilmente temeva che i suoi si abituassero alle mollezze romane, facendosi conquistare dai salotti come capita a tutti i neofiti della politica e per questo li istruì affinché se ne tenessero alla larga. Il fondatore non immaginava che invece i suoi parlamentari non sarebbero finiti spiaggiati nei salotti, ma si sarebbero infilati nella tonnara di Salvini, pronti per essere arpionati.
Di fronte alla minaccia leghista di elezioni a ottobre, Di Maio avrebbe accettato di chinare il capo e sostituire i ministri sgraditi a Salvini? Difficile dirlo, anche se il vicepremier grillino sarebbe stato comunque spacciato. Tornare al voto come ora pretende l'altro vicepremier per lui significa accettare non solo di uscire di scena, ma anche di ridurre a un terzo la truppa che aveva portato in Parlamento solo un anno fa.
LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI
D'altro canto, accettare che fosse un alleato con il 17 per cento (questa è la percentuale su cui può contare tra Camera e Senato la Lega) a dettare legge fino a imporre i ministri sarebbe stato comunque un suicidio. Ciò di cui avrebbe bisogno il vicepremier grillino è il tempo, ossia mesi, ma forse sarebbe meglio dire anni, per recuperare consensi e sperare che Salvini si sgonfi.
Ma di tempo sembra essercene davvero pochissimo e ho la sensazione che dalla camera della morte (è il termine tecnico con cui si chiama la rete dove i tonni una volta infilati vengono arpionati) difficilmente i grillini riusciranno a salvarsi: come sanno in tanti, Matteo Renzi per primo, i voti sono facili da perdere, ma quasi impossibili da recuperare. L'unica speranza per Di Maio & C. risiede in qualche pastrocchio parlamentare favorito da Sergio Mattarella. Un'ipotesi che però, data anche la situazione in cui versano le opposizioni, pare altamente improbabile. E che certo non farebbe il bene del Paese. A questo punto, meglio la chiarezza delle urne.
Ultimi Dagoreport
L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…
DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE…
“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA…