
DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE…
VA BENE RIARMARSI, MA DOVE TROVIAMO 2500 MILIARDI DI EURO? È LA SOMMA TOTALE CHE GLI STATI EUROPEI INVESTIRANNO NEI PROSSIMI DIECI ANNI IN DIFESA - FINORA IL VECCHIO CONTINENTE SE LA GODEVA SOTTO L’OMBRELLONE USA: NEL 2024 L’UE HA VERSATO SOLO 326 MILIARDI DI EURO ALL’ALLEANZA, CONTRO I 900 DELLA SOLA AMERICA DEL “PAPARINO” TRUMP – MA IL VERO NODO SONO I FONDI: IL PIANO “REARM” PUNTA A LIBERALE 800 MILIARDI, MA 650 ARRIVANO DALLA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA CHE MOLTI PAESI, COMPRESA L’ITALIA, NON VOGLIONO ATTIVARE…
1. DEBITO COMUNE O DEBITO NAZIONALE PER LA DIFESA? QUESTO È IL DILEMMA
Estratto dal “Mattinale europeo”, la newsletter di David Carretta e Christian Spillmann
mark rutte e ursula von der leyen al vertice nato - foto lapresse
[…] La difesa è diventata un tema ordinario dei vertici europei. A ogni riunione del Consiglio europeo, i capi di Stato e di governo ne discutono. Ursula von der Leyen e Kaja Kallas hanno iniziato anche a scrivere una lettera per fare il punto di quanto è stato fatto e le prossime tappe.
In quella inviata ieri la presidente della Commissione e l'Alto rappresentante indicano quattro priorità strategiche: usare tutti gli strumenti disponibili per aumentare gli investimenti nelle capacità; fare progressi verso un mercato unico per la difesa rafforzando la base industriale e tecnologica; assicurare sostegno militare all'Ucraina; rafforzare la cooperazione con i partner internazionali.
DADDY'S HOME - IL VIDEO DELLA CASA BIANCA SUL VERTICE NATO DELL'AJA
Ma il grande tema tabù non c'è: come finanziare gli impegni appena assunti alla Nato, nel momento in cui alcuni paesi non hanno spazio fiscale? La risposta di von der Leyen e Kallas sta nel prossimo quadro finanziario pluriennale.
La Commissione proporrà di affrontare “la necessità di un finanziamento sostanziale per la difesa negli anni a venire attraverso una finestra dedicata del Fondo per la competitività europea per Resilienza, Difesa e Spazio".
Non viene menzionato alcun ammontare. Nella bozza di conclusioni del Consiglio europeo, alcune delegazioni sono riuscite a inserire una frase sulla necessità di lavorare a "opzioni di finanziamento".
Giorgia Meloni, Emmanuel Macron e Pedro Sanchez dovrebbero insistere sulla richiesta di uno strumento di debito comune. Ma non c'è ancora l'unanimità per l'opposizione di Germania e Paesi Bassi. […]
2. ARMI, CONTO DA 2500 MILIARDI LO SFORZO MAGGIORE È PER L'UE MA SOLO BERLINO HA I SOLDI
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”
URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI - VERTICE SUL PIANO MATTEI PER L AFRICA - FOTO LAPRESSE
Duemilacinquecento miliardi di euro l'anno: è la somma che gli Stati membri della Nato dovrebbero destinare agli investimenti in Difesa e Sicurezza per raggiungere il target del 5% del Pil fissato ieri al vertice dell'Aja.
Dovranno arrivarci entro il 2035, quindi il valore reale in termini assoluti è destinato a essere ancor più alto perché sarà calcolato in rapporto al prodotto interno lordo, che aumenterà. […]
[…] I contributi attuali
I leader europei sono tornati a casa rassicurati dal fatto che gli Stati Uniti non intendono voltare le spalle agli alleati, ma consapevoli che ora dovranno spendere di più. Dei 1.360 miliardi di euro investiti in campo militare dai Paesi Nato nel 2024, quasi 900 miliardi arrivano dalle casse degli Stati Uniti che ora vogliono un "riequilibrio". In media, il contributo pro-capite di ogni cittadino americano alla Difesa è di 1.394 euro l'anno, mentre quello dei cittadini italiani è di 540 euro.
I piani di spesa
DONALD TRUMP E MARK RUTTE - VERTICE NATO AJA
L'impegno a portare le spese militari al 2% del Pil era stato sottoscritto al vertice Nato nel 2014, con l'obiettivo di raggiungerlo nel 2024. Ma non tutti gli Stati hanno tagliato il traguardo (l'Italia è tra i dieci che non ce l'hanno fatta).
Ora è stato fissato un nuovo obiettivo decennale, ma non si potrà semplicemente rinviare lo sforzo: l'aumento di spesa dovrà seguire un percorso "incrementale". La dichiarazione dice infatti che i governi dovranno «presentare piani annuali che mostrino un percorso credibile e graduale verso tale obiettivo».
Simbolicamente, il 5% sostituisce il 2%, anche se in realtà "soltanto" il 3,5% del Pil, vale a dire 1.750 miliardi a regime, dovrà essere destinato alle spese militari in senso stretto. Il restante 1,5% dovrà finanziare la «protezione delle infrastrutture critiche, la difesa delle reti informatiche, la preparazione civile e la resilienza, l'innovazione e il rafforzamento della base industriale della Difesa». Nel 2029 verrà fatto un "tagliando" per ogni Stato.
Il fronte europeo
giorgia meloni ursula von der leyen
Il contributo dei Paesi dell'Ue alla Nato è nettamente inferiore a quello degli Stati Uniti, basti pensare che nel 2024 gli Stati Ue che fanno parte dell'alleanza hanno destinato alla Difesa 326 miliardi di euro (contro gli 894 americani).
Una somma che equivale all'1,9% del Pil e che dovrà aumentare significativamente, anche perché la Russia destina alla Difesa una cifra il 9% del Pil e la Cina il 7,2%. In cima alla lista degli Stati Ue c'è la Polonia, che quest'anno supererà il 4,7%, ma la Germania è destinata a fare passi da gigante con il maxi-fondo che consentirà di mobilitare fino a 500 miliardi (dai 90 attuali).
Il nodo dei fondi
ZELENSKY E TRUMP AL VERTICE NATO DELL'AJA
Dove troveranno le risorse gli Stati dell'Ue? Il piano ReArm Eu di Ursula von der Leyen punta a liberare 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni: 650 grazie alla flessibilità della clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità e 150 con il programma Safe che metterà a disposizione prestiti a tassi agevolati per finanziare appalti congiunti.
Ma già si discute di fonti aggiuntivi perché difficilmente si riuscirà a toccare quota 800 miliardi: soltanto 16 Paesi hanno attivato la clausola di salvaguardia (non l'Italia), mentre – secondo quanto risulta a La Stampa – solo dieci hanno manifestato interesse per i prestiti Safe: si tratta di Francia, Polonia, Portogallo, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Bulgaria e Grecia. —
URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI - VERTICE SUL PIANO MATTEI PER L AFRICA - FOTO LAPRESSE
fiducia nell unione europea - sondaggio demos
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