DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
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giorgia meloni conferenza stampa di fine anno 1
Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno ha parlato molto e inflitto non solo il marcato accento dell’orgoglio coatto della Garbatella, indigesto e indigeribile fuori dal Grande Raccordo Anulare, ma in almeno tre occasioni si è arrampicata sugli specchi come un geco.
Alla domanda sull’eventuale sostegno a un mandato bis di Ursula von der Leyen (probabile all’80%) alla presidenza della Commissione europea e all’ingresso del gruppo dei Conservatori di Ecr nella maggioranza in Europa, ha risposto: “Non sarei disposta a fare una maggioranza stabile in parlamento con la sinistra del Pse, un ragionamento diverso è il sostegno. Quando si forma la nuova commissione, ciascuno nomina un commissario poi i partiti di governo tendono a votare a favore dell'accordo”.
giorgia meloni ursula von der leyen
E non è così: la Ducetta sa bene che se tu voti per la presidenza della Commissione europea, stai politicamente nella maggioranza. Votare per la Commissione senza entrare in maggioranza, non esiste.
Quello che poi si è dimenticata la leader di Fratelli d’Italia è che a febbraio ci sarà il congresso del Ppe per riproporre la candidatura di Ursula von der Leyen, e chiederà ai vari partner Ue, compresa la stessa Giorgia Meloni, di schierarsi a favore della presidente uscente.
La sora Giorgia dirà di no, come ha anticipato, anche per paura di concedere altro spazio politico al suo nemico più intimo Salvini: lo spostamento di Marine Le Pen verso posizioni di centro, in Francia, ammesso dalla stessa Meloni oggi (“sta facendo un ragionamento interessante’’) potrebbe dare al gruppo di Identità e Democrazia una buona dote di parlamentari, tali da superare la delegazione dei conservatori Ecr a Strasburgo.
LA DRAGHETTA - MEME MELONI DRAGHI
Inoltre, se è vero che l’Italia non può restare, per legge, senza rappresentanza all’interno della Commissione europea in un sistema che procede per unanimità, dunque un commissario lo avrà comunque, è anche vero che i posti più importanti sono frutto di una trattativa tra gli Stati, e quindi tra i governi, e che le scelte politiche sul sostegno o meno al presidente della Commissione, avranno un peso. Come peserà il no al Mes.
Per capirci: il posto rilevante di commissario agli Affari economici, che ora è di Paolo Gentiloni, la Ducetta se lo sogna, se non entrerà nella stanza dei bottoni della prossima Commissione.
E se il duplex Macron-Scholz decide di portare Mario Draghi al posto di Charles Michel alla guida del Consiglio Europeo, alla Meloni non resta che accettare un commissario scartina, di più scarso rilievo.
giorgia meloni bacia santiago abascal atreju
A quel punto, che fare con gli altri due componenti del gruppo dei Conservatori, l’amato fascio-spagnolo Abascal e i polacchi del Pis?
Gli storici euro-alleati di Meloni, in un simile scenario, potrebbero sentirsi traditi dal doppio gioco della “camaleonte” Giorgia. Servirà una mediazione ultra-paracula. Riuscirà a trovarla?
GIORGIA MELONI GIUSEPPE CONTE - ATREJU
La seconda arrampicata sugli specchi riguarda il Mes: intanto se 19 paesi hanno ratificato il Fondo Salva Stati e l’Italia no, non è colpa di Giuseppe Conte.
Secondo: alla Ducetta si è allungato il naso di Pinocchio quando ha fatto di tutto per allontanare la colpa da sé e scaricare la responsabilità sul Parlamento sul no al Mes, dicendo che il Governo "si è rimesso all’aula", dove non c’era la maggioranza. Peccato che la maggioranza ci sarebbe stata, se il suo partito, Fratelli d’Italia, avesse votato a favore della ratifica del Fondo salva stati.
Terzo, e non ultimo punto di “papocchio”, la Rai: alla domanda sulle polemiche legate alla “Tele-Meloni” e a Viale Mazzini preso d’assalto dai meloniani con il fez, la Giovanna d’Orco ha risposto: “Stiamo riequilibrando”. Ma stiamo, chi? Vuol dire che il suo Governo è intervenuto per orientare, indirizzare e modificare le scelte della governance dell’azienda? La Rai, come ha detto la stessa Meloni, “fa servizio pubblico, non deve fare audience”, ma servizio pubblico non vuol dire servizio di Governo, ovvero propaganda alla Presidente del Consiglio.
giorgia meloni conferenza stampa di fine anno 2
E se è vero che tutti i premier prima di lei hanno fatto la stessa cosa, peggio me sento, proprio perché la Reginetta della Garbatella ha sempre rivendicato per sé una “diversità” di metodo e di scelte, che è stata invece rinnegata all’atto pratico.
POST SCRIPTUM
‘Ste conferenza stampa, senza diritto di replica da parte del giornalista alle risposte vaghe e sfuggenti della premier, servono a poco.
giorgia meloni bacia santiago abascal 2
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