DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Federico Capurso per la Stampa
LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE
È il momento degli avvocati. Da una parte quello del Movimento 5 Stelle e di Giuseppe Conte, Francesco Astone, che prova a derubricare il caos in cui è piombato il partito, con la decapitazione dei suoi vertici, a una «fantasia» della stampa. Ostenta calma, «la nostra strategia è chiara fin dall'inizio», nulla cambia. Tanto da dirsi «fiducioso», Astone, in vista del giudizio definitivo che arriverà il 1° marzo dal tribunale di Napoli.
Dall'altra parte c'è l'avvocato di Beppe Grillo, suo nipote Enrico, che avrebbe offerto consiglio per il messaggio pubblicato sui social con cui il fondatore accetta invece di buon grado di riportare le lancette dell'orologio pentastellato a un anno fa: «Alla luce della sentenza del tribunale di Napoli - si legge nel post - ha acquisito reviviscenza lo Statuto approvato il 10 febbraio 2021».
Indietro tutta, dunque, come se il nuovo Movimento di Conte non fosse mai esistito. E Grillo sembra tutto fuorché fiducioso: «La situazione - ammette - è molto complicata». Ma nella confusione che regna sovrana, il vecchio leader torna al centro dell'universo grillino.
CUPIO DISSOLVI - IL POST CRIPTICO DI BEPPE GRILLO SULLA GUERRA DI MAIO CONTE
Abbandona il vocabolario da avvocato del nipote Enrico e nelle poche righe successive detta la linea. Innanzitutto, a quanti nelle ultime ore avevano proposto a Conte di forzare la mano e andare avanti, come se nulla fosse accaduto: «Le sentenze si rispettano», tuona. «In questo momento non si possono prendere decisioni avventate».
Ed è sempre lui, nessun altro, a impostare l'agenda dei prossimi giorni: «Promuoverò un momento di confronto anche con Conte», avverte. Ma non solo con lui. Gli avvocati, di uno e dell'altro, hanno già iniziato a parlarsi e nelle prossime ore Grillo dovrebbe sentire anche i big del partito.
«Potrebbe scendere a Roma a breve», sostengono dai vertici M5S. Ma è ancora solo una possibilità, perché ad ogni voce di una sua discesa nella Capitale, Grillo spesso fa seguire una disdetta. «Impossibile prevederlo». Nel frattempo però, conclude Grillo nel suo post, nessuno parli con la stampa: «Invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire».
Tutti, compreso Conte. Qualcuno dice che fosse d'accordo con la consegna del silenzio. Per qualcun altro, più malizioso, l'ex premier «obbedisce». E a riprova della malignità, viene portata la disdetta della partecipazione di Conte a Porta a porta, prevista in serata, che arriva poco dopo l'editto di Grillo. Conte è imbrigliato, la sua difficoltà è difficile da nascondere, ma prova almeno a serrare le file dei gruppi parlamentari per tentare di placare le loro ansie.
A partire dalla capogruppo dei senatori Mariolina Castellone, che non fa molto per nascondere la sua agitazione: «Volevo vedere il presidente perché non lo sentivo da ieri mattina», ammette uscendo dallo studio di Conte, dopo un'ora di confronto.
Anche il capogruppo alla Camera, Davide Crippa, è snervato da un'attesa che sembra infinita e convoca, nel pomeriggio, un'assemblea dei deputati. All'ordine del giorno c'è un solo punto: «Riflessioni politiche».
Piovono critiche sul fatto che «un tribunale qualsiasi» possa incidere così sulla vita interna di un partito: «La ritengo una cosa gravissima», dice il deputato Sebastiano Cubeddu. Ma oltre a qualche sfogo, le «riflessioni» non devono essere così dirimenti, perché dopo soli 45 minuti i deputati M5S chiudono la riunione e rincasano, con le stesse preoccupazioni.
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