BERTONE, TIÉ! - BERGOGLIO PESCA LE NUOVE PORPORE DALLE PERIFERIE DEL MONDO INDEBOLENDO IL PESO DELLA CURIA NEL COLLEGIO CARDINALIZIO (E NEL PROSSIMO CONCLAVE)

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Marco Ansaldo per "la Repubblica"

Un cardinale preso da La Pampa argentina, e uno da Perugia, dove l'ultimo porporato fu chiamato nel 1853, 161 anni fa. Sono le berrette rosse che vengono «dalla fine del mondo», come lo stesso papa Francesco. Diceva ieri l'arcivescovo di Rio de Janeiro, Joao Tempesta, uno dei prescelti: «Non sapevo niente, il pontefice non mi aveva avvertito». E il cileno Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago, anch'egli nominato: «La potatura è annuncio di una nuova primavera. È così che sento la Chiesa dei nostri giorni».

Che nella Chiesa di Jorge Mario Bergoglio le periferie contassero più del centro, questo era un concetto assodato. Ora, però, l'assunto diviene una questione di sostanza, con un suo peso specifico nel Collegio cardinalizio e, in futuro, pure in Conclave. Francesco ha infatti annunciato le nomine del suo primo Concistoro previsto il 22 febbraio prossimo: 19 cardinali, pescati in 4 continenti, di cui 16 porporati elettori e 3 arcivescovi emeriti.

«Creerò 16 nuovi cardinali appartenenti a 12 nazioni di ogni parte del mondo che - ha detto all'Angelus - rappresentano il profondo rapporto tra la Chiesa di Roma e le altre
chiese sparse per il mondo». Così il pontefice argentino sposta l'asse geopolitico del Sacro Collegio, portandolo su lidi non tradizionalmente appoggiati sull'Europa.

Dei 16 elettori, infatti, solo 4 sono membri della Curia e ben 12 vescovi di Paesi tutti diversi. Di questi, appena 2 arrivano dal Vecchio continente, 3 dall'America
del Nord e Centrale, 3 dall'America Meridionale (fra loro Mario Aurelio Poli, successore di Bergoglio a Buenos Aires, dove il Papa appena nominato lo aveva spostato dalla diocesi che si occupa della provincia di La Pampa), 2 dall'Africa e 2 dall'Asia. Il Sud del mondo, dunque, è ben rappresentato.

Meno italiani, poi, rispetto al passato. Una costante già ritrovata nell'ultimo Concistoro di Benedetto XVI, segnato in parte dai veleni di Curia evidenziati dal caso Vatileaks, la fuga delle carte segrete dall'Appartamento papale. Sono 5: oltre all'omaggio evidente dato a Giovanni XXIII con la nomina del suo segretario personale, il 98enne Loris Capovilla, si tratta di tutti ingressi nuovi portati da Francesco: il Segretario di Stato, Pietro Parolin, il prefetto della Congregazione per il clero, Beniamino Stella, il segretario del Sinodo, Lorenzo Baldisseri e, la vera sorpresa, l'arcivescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti.

Commenta Vittorio Bellavite, portavoce nazionale del movimento cattolico progressista "Noi siamo Chiesa": «Questa nomina è tanto più rilevante in quanto avvenuta insieme all'esclusione di Francesco Moraglia e di Cesare Nosiglia, i due arcivescovi di ispirazione ruiniana, delle diocesi di Venezia e di Torino, entrambe sedi tradizionalmente cardinalizie. Papa Francesco ha voluto - suppongo - mandare un messaggio: da una parte meno cardinali italiani, dall'altra la Cei deve darsi una mossa e organizzare una vera svolta.

Bassetti potrebbe essere candidato a guidarla. Mentre abbastanza prevedibile è stata la nomina dei quattro cardinali di Curia in ragione del loro ufficio, clamorosa è invece stata l'esclusione di Rino Fisichella, arcivescovo bravo a tessere intrighi nella politica». In ogni caso, le "pretese" degli italiani escono ridimensionate.

E Bergoglio rafforza la sua lotta contro il carrierismo nella Chiesa e l'idea che vescovi e cardinali non siano pastori al servizio del loro gregge, ma dignitari con poteri e privilegi. Al mattino nella Cappella Sistina il pontefice aveva battezzato 32 bimbi. Tra i piccoli anche Giulia, 7 mesi, figlia di una coppia sposata, ma solo civilmente. Anche questo un segnale dal nuovo Papa che, oggi, entra nel decimo mese dalla sua elezione.

 

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