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Marco Giusti per Dagospia
Disconnect di Henry Alex Rubin
Hai visto cosa accade a ciattà tutto il giorno? Tra Facebook, Twitter e social network vari si rischia parecchio. Del resto lo sapevamo. E' un po' la tesi di questo "Disconnect", diretto da Henry Alex Rubin, già regista di un non pervenuto "Murderball" (2005), presentato fuori concorso a Venezia ormai due anni fa, uscito in America lo scorso aprile e finalmente arrivato da noi con un bel po' di ritardo. Abbiamo di fronte tre storie intrecciate alla "Crash", che troveranno un filo comune alla fine del film, e tutte costruite sui pericoli dell'eccesso di collegamento virtuale.
Così in una storia troviamo Derek Hull, cioè Alexander Skarsgard, ex-marine sposato con Cindy, la bellissima Paula Patton, che si ritrova il conto prosciugato da un ladro di identità . Loro hanno perso un bambino e lei trova conforto soltanto in rete. Ma non sa che si lucra anche sul lutto? Un detective, Jason Bateman, indaga. In un'altra storia Ben, un ragazzino nerd col ciuffo davanti agli occhi fan dei Sigur Ros, viene ridicolizzato da due compagni di scuola malvagi che si fanno passare per una bella ragazza pariola, tale Jessica Rhony. Lui ci casca malamente e le manda una foto compromettente che fa il giro di tutta la scuola.
Tragedia di cyberbullismo con un lungo strascico. In una terza storia, Nina Dunham, cioè Andrea Riseborough, giornalista sui quaranta, incastra un giovane stripper maschio, Kyle, Max Thierot, che vende il proprio corpo a pagamento in rete nelle chat hard. Poi lui vuole farsela e lei non ci capisce più niente.
Le storie si incastrano perché, ad esempio, il ragazzino nerd è figlio di Jason Bateman, il detective che lavora sul caso del marine e di sua moglie. E così via. Carino, niente di che. Ha ottime critiche, può vantare un buon cast e la presenza di Marc Jacobs come attore. Ideale per una serata invernale senza troppe pretese. Già in sala.
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