
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…
Ugo Magri per “la Stampa”
matteo renzi e berlusconi 0aa87941
Il martellamento di Gianni Letta, che domenica pare abbia chiamato Arcore non meno di dieci volte, produce i primi effetti: Berlusconi si sarebbe convinto a passare sopra l’«offesa» di Renzi, il quale aveva scelto l’inquilino del Colle senza concordarlo. O meglio, al Cavaliere l’affronto brucia ancora, ma un po’ Mediaset che freme, e soprattutto l’inchiesta sui denari alle Olgettine che lo mette a rischio di una pesante condanna, l’avrebbero indotto a cercare qualche forma di contatto col premier finalizzata a riprendere il dialogo.
Un ripensamento, insomma. I primi ambasciatori che si sono fatti avanti nella giornata di martedì sono stati respinti con perdite. Con loro il premier nemmeno ha voluto colloquiare, mostrandosi a sua volta sdegnoso nei confronti di Berlusconi. Però chi è al corrente degli sviluppi scommette che Silvio non può arrendersi e dunque tornerà alla carica col premier, a costo di richiamare dal suo orticello Verdini, che il «cerchio magico» aveva tentato di emarginare.
Da un Matteo all’altro
Anche con Salvini è in atto una trattativa complessa. In apparenza lo scontro è totale, con Forza Italia e Carroccio pronti a sfidarsi nelle Regionali. In palio c’è la Campania, unico luogo dove Berlusconi potrebbe vincere, ma gli occorre l’aiuto di Alfano e Casini. Per questo motivo ieri l’altro Toti ha negoziato l’intesa con Area Popolare. Sennonché Salvini pone l’aut-aut: «Berlusconi scelga se stare con noi o con Alfano». Piuttosto la Lega correrà da sola in Veneto, nella convinzione di potercela fare ugualmente a confermare Zaia.
Il 28 febbraio Salvini punta sul botto mediatico della sua manifestazione a Roma, in attesa di farne un’altra con Marine Le Pen. Toti, consigliere berlusconiano, alza le spalle: alla kermesse romana della Lega «noi non andremo». La scelta è fatta, l’interlocutore di Forza Italia sarà Alfano. Sempre, si capisce, che Renzi non obblighi Angelino a sganciarsi dal Cavaliere: circostanza possibile, anzi per certi aspetti logica e probabile... Ed è qui che possono spuntare grandi sorprese.
Perché Berlusconi risulta infatuato, politicamente, di Salvini. Lo considera bravo e vincente, al punto da accarezzare l’idea di farci in prospettiva un partito insieme, qualora l’altra operazione non vada in porto. Si racconta che avrebbe addirittura già prudentemente registrato un simbolo e un nome: «Lega l’Italia». Matteo (non Renzi, Salvini) diventerebbe a quel punto il candidato premier...
Azzerato l’azzeratore
Con atto d’imperio, Berlusconi ha commissariato Forza Italia in Puglia, caposaldo dell’ex ministro Fitto, mettendone a capo un ex deputato di nome Vitali che non candiderà nessuno dei consiglieri ribelli alle Regionali. Fitto protesta per la violenza della decisione («Berlusconi purtroppo continua a sbagliare in una logica autodistruttiva») e garantisce: «Andrò avanti più di prima, non ci spaventiamo». Anche lui terrà una manifestazione a Roma, il 4 marzo, e il deputato ribelle Bianconi denuncia su Facebook pressioni «anche notturne» (da Arcore?) per far fallire l’iniziativa.
Marine Le Pen Matteo Salvini Geert Wilders Harald Vilimsky foto Lapresse
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