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1. STUFO DI PRENDERE SCHIAFFI DA TUTTI, I PRIMI DI MARZO RENZI INCONTRERA’ PUTIN 2. ANCHE SULLA GRECIA, MATTEUCCIO NON TOCCA PALLA. A DECIDERE TUTTO È ANGELONA, CHE HA PRONTO L’ACCORDO CON TSIPRAS PER SPALMARE IL DEBITO GRECO ED EVITARE IL CRAC

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DAGOREPORT

 

matteo renzi vladimir putinmatteo renzi vladimir putin

RENZI VOLA A MOSCA

Dopo aver “preso schiaffi da tutti” (parole sue), Matteuccio Renzi si è stufato: ha sguinzagliato i suoi diplomatici e ha organizzato un incontro con Putin nei primi giorni di marzo. Il premier italiano atterrerà a Mosca, e stavolta non per parlare di accordi commerciali e gas, ma di guerra e politica.

 

federica mogherinifederica mogherini

Proprio lui, che lo scorso ottobre organizzò l’incontro a Milano tra Putin e Poroshenko, è stato totalmente escluso dai negoziati sulla crisi ucraina. A parlare con lo zar russo sono andati Merkel e Hollande, trascurando non solo gli altri leader europei, ma soprattutto la sempre più inconsistente Federica Mogherini, per gli amici “Moscerini”, sparita dai radar della diplomazia internazionale.

 

Merkel indica la via a Putin con dietro Renzi.Merkel indica la via a Putin con dietro Renzi.

MOGHERINI CHI?

Come Dagospia ha scritto più volte, la bionda Federica non ha alcun peso politico a Bruxelles, e appena nominata è stata neutralizzata da Juncker, che le ha tolto la poltrona di “numero due” della Commissione Europea, affidandola all’olandese Frans Timmermans.

 

Ieri è arrivata un’ulteriore umiliazione: Juncker ha nominato il francese Michel Barnier come “consigliere speciale per la politica europea di sicurezza e di difesa” per aiutare - segnatevi questa frase - “sia me sia l'Alta rappresentante Federica Mogherini su queste materie così importanti per il futuro dell'Europa”.

 

foto di renzi dal profilo di filippo sensi  2foto di renzi dal profilo di filippo sensi 2

Quindi Juncker non solo preferisce Barnier, un veterano della Commissione, come vero esperto di politica estera. Ma dice a chiare lettere che anche alla Mogherini servono i suoi consigli. Non si era mai visto un alto responsabile per la politica estera affiancato da un consigliere per guidarla sulle materie di cui dovrebbe essere esperto.

 

LE TENSIONI IN EUROPA

Questo ulteriore “schiaffo” è stata la goccia che ha fatto traboccare il vasino di Pittibimbo, che ha quindi deciso di passare al contrattacco contro il “Format Normandie” (gli incontri a quattro tra Francia, Germania, Ucraina e Russia): se non fate toccare palla a me o alla Mogherini, la politica estera me la faccio da solo. E ha scelto un campo relativamente facile: Putin è ben felice di incontrarlo senza Merkel e Hollande, perché lo legittima in un momento in cui è trattato da paria in tutta l’Europa occidentale.

LUKASHENKO MERKEL PUTIN HOLLANDE POROSHENKOLUKASHENKO MERKEL PUTIN HOLLANDE POROSHENKO

 

Naturalmente, Parigi e Berlino non gradiscono affatto questa invasione di campo renziana, ma anche tra i due Paesi si iniziano a vedere le prime crepe: il mondo diplomatico francese rinfaccia a Hollande di aver fatto la figura del budino davanti ad Angelona. Dopo l’incontro-lampo a Mosca con Putin, solo lei è volata a Washington per discutere con Obama degli sviluppi in Ucraina, lasciando a casa l’amico Francois.

MERKEL PUTIN HOLLANDEMERKEL PUTIN HOLLANDE

 

IL CASO GRECIA È GIÀ RISOLTO

varoufakis funkyvaroufakis funky

Un altro dossier su cui Renzi non tocca palla è quello del debito greco. Anche qui i giochi li fa la Merkel, visto che pure l’ex ministro francese Moscovici, ora commissario agli affari economici dell’Unione , è stato trasformato in un cagnaccio pro-Troika. Secondo gli addetti ai livori di Bruxelles, però, stiamo assistendo solo a un teatrino. La cancelliera ha schierato Schaeuble a far la voce grossa, mentre un accordo con la Grecia è già pronto e vede il riscadenziamento del suo debito, da spalmare su un periodo più lungo.

 

varoufakis merkel varoufakis merkel

Angela farà felice Tsipras e Varoufakis non perché tema gli effetti del crac di Atene - la cui economia è ormai piuttosto isolata da quelle del resto del Continente - ma perché non può permettersi di far passare il messaggio che l’euro è una giostra su cui si sale e si scende. L’uscita di uno Stato membro sarebbe una vera calamità politica, più che economica: aprirebbe la strada a movimenti simili in Italia, Spagna e Portogallo, e ci vorrebbe ben più dei mille miliardi di Draghi per dare fiducia in un’Eurozona dove ognuno fa come gli pare.