FLASH! - LA DISCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSIMA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI,…
Roberto Sommella per “Milano Finanza”
Ha senso rivangare il passato? Sì, se serve a fare chiarezza su questioni come l’Unione Europea, la sovranità dei governi, il ruolo del Presidente della Repubblica. E le dimissioni del Capo dello Stato Giorgio Napolitano sono la migliore occasione per ricostruire un passaggio drammatico della storia italiana, per alcuni, a torto, una forzatura costituzionale del Colle: la fine del governo Berlusconi. Effettivamente, a voler riavvolgere quella bobina, difficilmente ricapiterà di vedere un film simile.
I fatti non sono ancora storia. E’ il novembre del 2011, l’esecutivo guidato dal Cavaliere ha da poco portato a casa con soli 308 voti alla Camera (su una maggioranza richiesta di 316) il Rendiconto generale dello Stato, ma viene da tre mesi drammatici, con lo spread a quota 575, i mercati in subbuglio, la speculazione finanziaria alle porte di casa, minimamente placata dalla lettera-ultimatum della Bce del 5 agosto precedente, in cui si chiede all’Italia un cambio drastico di rotta per poter aprire l’ombrello salva-Btp.
In quel frangente, Napolitano è costretto a vergare di suo pugno queste parole, dopo aver consultato molti leader coinvolti dall’eurocrisi, da Obama, a Sarkozy per finire col presidente tedesco, Wulff. E’ il 9 novembre del 2011, è la dichiarazione più drammatica di un novennato: ‘’Di fronte alla pressione dei mercati finanziari sui titoli del debito pubblico italiano, che ha oggi toccato livelli allarmanti, nella mia qualità di Capo dello Stato tengo a chiarire quanto segue, al fine di fugare ogni equivoco o incomprensione: non esiste alcuna incertezza sulla scelta del Presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi di rassegnare le dimissioni del governo da lui presieduto. Tale decisione diverrà operativa con l'approvazione in Parlamento della legge di stabilità per il 2012’’.
MERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO berlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitola
Forse è l’unico caso in cui ad un Presidente del Consiglio vengono ricordati i suoi doveri parlamentari a mezzo stampa, ma la situazione del paese è tale che ogni azione sembra giustificata. Inutile, oggi, ricorrere a dietrologie su fantomatici golpe come le memorie dell’ex segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, hanno in un certo qual modo alimentato.
Ma una serie di considerazioni messe in fila spiegano l’epilogo suggellato dalla nota del Quirinale. I primi scricchiolii dell’euro si erano registrati già nel maggio del 2010, quando fu palese che la Grecia non sarebbe stata in grado di pagare i suoi debiti. La crisi dell’eurozona è nata allora, propagandosi come una pandemia ad altri paesi quali l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna e, in ultimo, l’Italia.
E’ ormai di dominio comune che le responsabilità vadano ricercate nell’intervento tardivo della Commissione e del duo Merkel-Sarkozy a favore di Atene: per non dare subito ai greci aiuti per una quarantina di miliardi di euro e tamponare così la falla ellenica, che avrebbe travolto anche le banche tedesche e francesi, si è finiti per prestarne a mezz’Europa dieci volte tanto.
Il caso Italia fa storia a sé: nel 2011 era il Moby Dick da affondare per dimostrare non si sa bene quale supremazia sulla moneta unica. Le avvisaglie della crisi che si stava consumando arrivano a fine luglio di quell’anno. In quei giorni tra gli analisti e anche in Banca d’Italia, ci si cominciava ad interrogare sulla politica rigorista portata avanti dalla Germania, dopo il virtuale fallimento di Atene.
Molti banchieri e imprenditori italiani si erano ormai persuasi che Berlino stesse fronteggiando in tutti i modi le aziende italiane che ancora davano battaglia nel mondo globale dell’export. E quale era l’arma in più tedesca? La discesa del corso dei Btp a favore dei Bund, benzina perfetta per la speculazione. Sono i giorni in cui emerge dai bilanci semestrali una notizia clamorosa: già a gennaio le principali banche teutoniche avevano cominciato a vendere massicci quantitativi di Bot e Btp.
La conferma alle indiscrezioni pubblicate a cavallo tra giugno e luglio 2011 dai più grandi quotidiani internazionali a proposito dell’attacco speculativo che alcuni tra i più grandi hedge fund stavano preparando a danno dell’Italia, arriva dagli echi di un discorso top secret di Mario Draghi. Proprio l’allora governatore rivelò le sue paure a un pubblico di una ventina di banchieri a metà luglio 2011, come rivelato a suo tempo da Milano Finanza. Nel corso di un riservatissimo summit milanese, Draghi illustrò i modi in cui l’attacco delle cavallette finanziarie si sarebbe potuto palesare a breve (cosa che avvenne), frantumando la solidità dei Btp italiani. Il banchiere centrale non sbagliava.
La politica isolazionista del governo di Berlino rischiava di spingere fuori dal recinto comunitario paesi in seria difficoltà come l’Italia, se quest’ultima non avesse dimostrato subito di riuscire a riformare la sua economia. Non a caso non solo gli istituti di credito tedeschi avevano cominciato a liberarsi di titoli italiani facendone cadere le quotazioni e lievitare i rendimenti, ma anche altre operazioni di brokeraggio sulle assicurazioni delle petroliere avevano dimostrato lo stesso deflusso di risorse dal Belpaese.
Era in atto una crisi di fiducia, i soldi scappavano verso lidi più sicuri. Con la diretta conseguenza di rafforzare la Germania. Anche Berlino, come Roma, aveva infatti ancora grandi quantitativi di titoli di stato da collocare e aveva un competitor di stazza gigante come il paese con il terzo debito pubblico del mondo.
Questa situazione ha trovato il suo sbocco nelle fermissime richieste europee al governo italiano, messe nero su bianco appunto dalla citata lettera dello stesso Draghi e di Jean Claude Trichet, presidente della Bce, indirizzata all’esecutivo Berlusconi, con la quale di fatto si annunciava, in mancanza di fatti concreti, la possibile sospensione del programma di riacquisto di Bot e Btp da parte della banca centrale di Francoforte. In Germania, intanto, cominciavano a trapelare notizie riservate su fantomatici piani di ritorno al marco, mai completamente smentiti. Ce n’era abbastanza per provocare la crisi non solo di un esecutivo, quello italiano, ma dell’intera impalcatura istituzionale europea.
VIGNETTA GIANNELLI BERLUSCONI OMBRA NAPOLITANO
È stata quella la spia e non altro, che ha fatto scattare l’allarme rosso, quando a novembre lo spread è arrivato a quota 575 essendo 600 il limite sostenibile per le nostre casse pubbliche, come indicato dal nuovo governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: giusto o sbagliato che fosse, in quel momento i mercati avevano messo in discussione la capacità di tenuta dell’Italia e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ne ha solo tratto le inevitabili conseguenze.
La partita era molto più importante di un semplice cambio di esecutivo. In quei giorni drammatici e dopo gli offensivi sorrisetti di Merkel e Sarkozy al vertice di Bruxelles, fu chiaro che con quell’assetto di governo e senza una generale assunzione di responsabilità di tutti i partiti, l’Italia avrebbe avuto serissimi problemi a vendere ancora il suo enorme debito pubblico.
Napolitano e Berlusconi addormentato
L’unica voce di bilancio, purtroppo, ancora oggi insostituibile e fondamentale per andare avanti. Berlusconi, come altri dopo lui, è quindi uscito di scena perché sconfitto in primo luogo dalle crepe dalla sua maggioranza e dalle inchieste che lo coinvolgevano, ma anche per non aver saputo affrontare, lui come tanti altri, l’emergenza dell’indebitamento. Una valanga molto più forte di qualsiasi spintarella straniera. Che il presidente emerito, ora in attesa di un successore, ha evitato con misure forse non convenzionali: le stesse che si attendono a breve dall’Eurotower, quelle che servono quando è in gioco la sopravvivenza di un paese.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO…
DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME…
DAGOREPORT – DONALD TRUMP HA IN CANNA DUE ORDINI ESECUTIVI BOMBASTICI, CHE FIRMERÀ IL GIORNO DOPO…
DAGOREPORT - CHI L'AVREBBE MAI DETTO: MASSIMILIANO ROMEO È IL PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLA LEGA DI…
FLASH – SUSSURRI E GRIDA! PER IL SUO ULTIMO VIAGGIO UFFICIALE, JOE BIDEN HA SCELTO L’ITALIA: DAL 9…