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Paola Di Caro per âIl Corriere della Sera'
Sa benissimo che il suo partito, oggi, è una polveriera. La miccia non l'ha ancora accesa nessuno, ma il malumore in Forza Italia per un risultato negativo, per come è maturato, per quello che molti vedono come un commissariamento del movimento da parte del «cerchio magico» che - è la protesta - crea «più danni che vantaggi», ha messo in allarme l'ex premier.
Che, in apertura dell'Ufficio di presidenza convocato per fare il punto sul dopo voto, decide di usare il pugno duro per tacitare i mugugni: «Non esiste la successione dei miei figli, non si candideranno, la questione è chiusa. E alla guida del partito resto io e solo io. Non esistono cerchi magici, io sono il leader. Non mi tirerò indietro, andrò in tv spesso. Le primarie si faranno quando sarà il momento, e saranno di coalizione, non di partito». Un modo che definiscono «molto risoluto» per tentare di spegnere le polemiche e frenare eventuali ambizioni. Ma che stavolta, a differenza di altre, non funziona.
Perché Berlusconi, a contrastarlo, trova mister preferenze Raffaele Fitto. Che, nel suo intervento molto applaudito, sprona Berlusconi a fare di più, a «dare a tutti noi un futuro», accettando che si è incassata «una sconfitta, senza raccontarci balle», e portando avanti una «rigenerazione» dei programmi e anche dei metodi. Fitto infatti batte forte sulla sua linea di sempre, anche polemizzando direttamente con Tajani e Fiori che avevano criticato chi «vorrebbe usare le preferenze per contare» e indirettamente con chi «ti sta accanto, ti parla male di me e avvelena i pozzi»: basta con le «scelte imposte dall'alto», basta con le nomine dei fedelissimi.
Parole condivise da un nutrito gruppo di azzurri - da Capezzone a Biancofiore a Romano - tanto che l'ex Cavaliere ha dovuto prendere atto dell'aria pesante che si respirava nella sala, e fare marcia indietro su alcune decisioni a cui teneva. Aveva proposto la nomina di Toti e Cattaneo come «reclutatori» di «mille azzurri» per formare la nuova classe dirigente, ma è stato un fuoco di sbarramento, guidato da Fitto: basta con le scelte imposte, «facciamo primarie a tutti i livelli».
E non vengono indetti, per ora, nemmeno i congressi cittadini e provinciali voluti da Verdini anche per risolvere il problema drammatico di «casse del partito che abbiamo trovato vuote: siamo con l'acqua alla gola. Ci servono subito 30 milioni» è stato il grido disperato di Berlusconi, arrivato a una causa con il proprietario di una parte di Palazzo Grazioli per il mancato pagamento del pregresso dell'affitto di alcuni locali.
I soldi potrebbero arrivare in buona parte dal tesseramento, appunto, ma dopo una tesissima riunione fra i big con un aspro confronto tra Verdini e Fitto che ha irritato l'ex premier, ogni decisione è rimandata al prossimo Ufficio di presidenza, dopo i ballottaggi, dalle nomine alle primarie ai congressi stessi. Questa la difficile «mediazione» tradotta in un documento che parla di una grande «operazione di rinnovamento» di programmi e organigrammi da fare dal basso, sul territorio.
Ma forti dubbi sono emersi anche sulla decisione di Berlusconi di tenere oggi una conferenza stampa con Salvini per annunciare l'appoggio di FI ad alcuni referendum leghisti. «Dobbiamo cercare di riunire tutti i moderati, ma non ad ogni costo. Per ora siamo alleati solo con la Lega», aveva annunciato l'ex Cavaliere.
In nottata, tanti ripensamenti: la linea durissima del Carroccio, l'alleanza siglata con Le Pen, la paura di andare a rimorchio e anche ragioni tecniche - a causa dell'interdizione Berlusconi potrebbe non poter firmare i quesiti - mettono in dubbio la sua partecipazione alla conferenza stampa, dove potrebbero andare (portando l'appoggio di FI ai referendum) i capigruppo e Toti. Si deciderà all'ultimo minuto, in un clima di grande tensione.
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