DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO -…
raffaele fitto silvio berlusconi
Ugo Magri per “la Stampa”
In meno di un’ora, Renzi ha ottenuto da Berlusconi l’aiuto decisivo per far passare l’«Italicum» e sbaragliare l’opposizione interna Pd. Non è stato un colloquio agevole, col Cavaliere che nella narrazione renziana tentava di sgusciare via come un’anguilla, puntava tenacemente sul rinvio delle decisioni.
Alla fine però Silvio ha ceduto (qualcuno da Arcore insinua: ben felice di rendersi utile) perché così spera di tornare al centro dei giochi. In cambio del «soccorso azzurro», da semi-oppositore diventa partner indispensabile, pilastro della stabilità di governo, addirittura alleato del premier nelle beghe interne alla sinistra: una metamorfosi di cui misureremo l’impatto martedì prossimo, quando quei due torneranno a vedersi, stavolta per discutere di candidati al Colle. Ma è chiaro che Renzi e il Cav ieri hanno gettato le basi di un progetto ancora più ambizioso, destinato a proiettarsi nella seconda metà della legislatura. Lo si chiami, se piace, «Nazareno 2.0».
L’AUTO-AFFONDAMENTO
Dietro insistenza del premier, Berlusconi ha messo la firma sotto il premio di lista, per cui alle prossime elezioni vincerà il partito che arriva primo, anziché una coalizione come è stato finora.
Ma il centrodestra diviso in tre può sperare di farcela solo coalizzato, se ciascun partito invece gioca per sé verrà sicuramente travolto dal Pd. Ciò significa che Silvio, ieri, di fatto ha rinunciato a vincere: questo perlomeno è l’urlo disperato che sale dai dissidenti del suo partito. «Un errore madornale» denuncia Fitto dopo l’ennesimo inutile colloquio a Palazzo Grazioli, «Berlusconi svende Forza Italia, sta suicidando 20 anni di storia del partito...».
«Dal tafazzismo di sinistra passiamo al pupazzismo di centrodestra, siamo pupazzi appesi a Renzi», rincara Minzolini. Tecnicamente, il Cav ha acconsentito a votare l’emendamento Esposito che spazza via tutti i trabocchetti messi in campo dalla minoranza Pd per fermare l’«Italicum». Fino a pochi giorni fa sembrava, viceversa, che fosse pronto a dare battaglia, anzi incitava i suoi a tener duro.
Secondo Palazzo Chigi, si consultava quotidianamente col lettiano Boccia pescando nel torbido... A sentire i renziani, il premier gli ha intimato bruscamente di scegliere da che parte stare. Secondo i berlusconiani, invece, Renzi ha chiesto un aiuto per cavarsi fuori dai guai. Il risultato non cambia.
L’INCONTRO COL PREMIER
Alle 10,30 Berlusconi ha fatto ingresso a Palazzo Chigi scortato dai soliti Gianni Letta e Verdini. Già la sera prima Renzi confidava ad amici di sentirsi sicuro dell’esito: «Non ho dubbi sulle intenzioni di Berlusconi, semmai mi preoccupa quanti dei suoi perderà per strada...».
Ne ha smarriti meno del previsto perché 45 senatori forzisti su 60 si sono allineati al Capo, che nemmeno ha voluto incontrarli in assemblea delegando il compito a Romani. Il capogruppo ha prospettato grandi vantaggi per tutti e in special modo per Berlusconi, al quale non potrà essere negata una prelazione sul prossimo Presidente, né una riabilitazione piena dalla condanna, magari attraverso la famosa norma «salva-Berlusconi» contenuta nel decreto fiscale...
«L’Italicum sarà applicabile tra 20 mesi, nel frattempo la situazione può maturare» ha dichiarato a sera l’ex premier, lasciando intravvedere potenziali sviluppi politici in prospettiva. Brunetta viceversa spinge per incassare subito: «Si apra la crisi di governo e si dia vita a una nuova grande coalizione che ci porti fino al 2018».
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