DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Pietrangelo Buttafuoco per il “Fatto Quotidiano”
Fuggi da Foggia. Quasi a monito. A costo di marcare visita. E Silvio Berlusconi, per saltare
ieri la tappa di Foggia, deve averla ascoltata la canzone del duo comico Pio e Amedeo (musica di Checco Zalone). Appunto: “Fuggi da Foggia, non per Foggia, ma per i foggiani che stanno a Foggia”.
Berlusconi ha dunque mancato l’appuntamento per la febbre e già questo impedimento è un secondo segnale. Una settimana fa, infatti, in Liguria, è inciampato dopo il comizio per Giovanni Toti ed è chiaro, allora, che quel corpo parla. E tutto per tramite di lapsus assai rivelatori. Ogni impedimento è giovamento.
raffaele fitto silvio berlusconi
Mettiamola così: ha ritardato un noioso rituale. Quando è arrivato a quattro piedi sul pavimento del palco di Genova, nel rialzarsi – per un anziano qual è ormai – Berlusconi ha mostrato una capacità felina insolita. Ha anche brandito la pedana su cui stava assiso un attimo prima, ha fatto la sua battuta a effetto (“l’ha messa la sinistra!”) ed è chiaro, allora – e buon per lui – che ci ha preso gusto.
Ogni incomodo ha il suo comodo. Il Cavaliere non ha voglia di perdere tempo in una partita impossibile da sbancare. Ha disertato l’appuntamento al Circolo della Vela, a Bari, dove era atteso per il pranzo e se questo non è un terzo segnale è però un lapsus che la dice tutta la questione. Non è andato lì dove, nel 1994, tutto ebbe inizio. Lì dove Pinuccio Tatarella, procurando a tutto il centrodestra degli impresentabili l’ingresso in società, ebbe a mostrare a Berlusconi il “cucciolo” delle Puglie.
Ogni giovamento rivela un impedimento. Raffaele Fitto – “il cucciolo, poi diventato puledro, quindi cavallo di razza”, sono parole di Berlusconi – a suo tempo sottratto alle lusinghe di Massimo D’Alema è oggi il castigamatti di cotanto contrappasso. Fitto è un destriero, certo, “ma pronto a sferrare il calcio dell’asino” e perciò come il tonitruante Commendatore abita gli incubi di Berlusconi fino a fargli cambiare strategia: non più dunque il Don Giovanni che fu, piuttosto il Malato Immaginario.
Non più il canone di Mozart – giammai il Così fan tutte, tra Dorabella e Fiordiligi – ma l’immenso Molière. E si può ben dire che il canovaccio del malaticcio, Berlusconi, l’ha ben collaudato. Le pillole dell’immortalità di Umberto Scapagnini, buonanima, se l’è lasciate alle spalle.
Addio alla bandana, è il tempo delle bende. Il corpo parla. Berlusconi, nel proprio target, ha già adottato le politiche per le dentiere e la campagna a favore dei cani (di grande compagnia per i pensionati). E se Enrico di Navarra, protestante, per arrivare al trono di Francia, si fece cattolico per dire “Parigi val bene una messa”, Berlusconi, una linea di termometro, può ben prenderla. Perché Foggia, insomma, non vale una febbre.
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