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Simona Poli per “la Repubblica”
«Questa non è la battaglia della Boschi. E nemmeno la battaglia di Renzi. Il referendum è la battaglia di tutti gli italiani per cambiare il paese. E da chi ci critica vorrei sapere perché vuole mantenere il bicameralismo, invece sento solo dire “il governo deve andare a casa”. Questi sono gli argomenti del no». Parla a Piombino il ministro Maria Elena Boschi, nello stesso luogo dove il 2 giugno del 1979 celebrò la festa della Repubblica Nilde Iotti, appena eletta presidente della Camera.
Anche lei in quel discorso aprì una discussione sulla necessità di riformare la Costituzione, come ricorda l’ex portavoce Giorgio Frasca Polara. Allora quella posizione fu accolta con diffidenza, oggi Boschi la utilizza per rafforzare le ragioni del sì. «Nessuno di noi vuole tirare Iotti per la giacchetta, le faremmo un torto. Ma lo faremmo anche dimenticandoci di lei e degli altri che hanno costruito le nostre istituzioni e si sono impegnati per renderle più efficienti». Riuscire dove tanti hanno fallito, ecco l’obiettivo di ottobre.
«Pensando a tutte le riforme che non sono mai andate in porto mi torna in mente il mito di Sisifo», dice Boschi, «che quando era sul punto di arrivare in cima alla montagna vedeva il suo macigno di nuovo rotolare a terra. D’Alema non è riuscito a cambiare la Costituzione perché Berlusconi cambiò idea. Anche stavolta ha cambiato idea ma noi siamo andati avanti lo stesso».
Ottocento persone la ascoltano nel teatro Metropolitan mentre fuori dalla porta i risparmiatori di Banca Etruria gridano “ladri e buffoni“ ai ministri e al premier e sventolano cartelli in cui chiedono indietro i soldi persi nelle obbligazioni. A Firenze nelle stesse ore Libertà e Giustizia organizza l’incontro “Il futuro della Repubblica. 70 anni di vita civile” con Zagrebelsky, Bonsanti, Ginsborg e altri.
«Non ce l’abbiamo con Renzi», spiega Carlo Smuraglia, «ma con chiunque possa andare al governo con un pugno di voti. Il metodo con il quale è stata fatta questa riforma fa tremare i polsi». Berlusconi ipotizza scenari futuri. «Se vince il no - annuncia - Forza Italia è disponibile a sostenere in Parlamento, anche con il Pd, un governo di unità nazionale per un’emergenza costituita dal cambio della legge elettorale». Ma Salvini grida subito all’inciucio: «Che gli italiani votino, non ne posso più di premier non eletti. Lo capisca anche Berlusconi: nessun inciucio, elezioni subito».
matteo renzi maria elena boschi
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