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Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"
Silvio Berlusconi la prende da molto lontano ma poi ci arriva. Quando comincia a rifare la sua personalissima storia d'Italia partendo dalla buonanima di Alcide De Gasperi, tra gli inviati dei telegiornali della sera comincia a serpeggiare un certo nervosismo. Dopo che in sala le luci sono state abbassate come al ristorante quando è ora di chiudere, si giunge finalmente all'epoca presente.
«Questo governo delle ex larghe intese sembrava dovesse durare in eterno. Ma improvvisamente, senza alcun avviso, quelli del Pd si sono radunati nel retrobottega e hanno deciso che il signor Letta andava sfiduciato. E che il nuovo governo lo fa il sindaco di una piccola città , bella ma con meno di cinquecentomila abitanti. E noi a guardare stupefatti questo spettacolo indecente».
Il comizio all'Horse Country Hotel di Arborea segna la chiusura della campagna elettorale del governatore Ugo Cappellacci. In Sardegna, la regione italiana con il tasso di disoccupazione più alto, quella dove la crisi ha colpito nel modo più feroce, si vota. Ma ancora una volta gli eventi nazionali oscurano i temi locali, capita spesso per quest'isola. L'attesa è per quel che l'ex presidente del Consiglio dirà sulla fine del governo Letta e la probabile ascesa a Palazzo Chigi di Matteo Renzi. à la sua prima uscita pubblica dopo la direzione nazionale del Pd e quel che ne è derivato.
Anche il voto sardo rischia di trasformarsi suo malgrado in una sorta di sondaggio sulle vicende romane. Berlusconi ci mette il suo tempo, ma al termine delle quasi due ore di discorso lascia intuire quella che sarà la linea del centrodestra. «Guardate che il Paese è davvero allo stremo» aveva confidato ai più bellicosi dei suoi.
«Non avrebbe alcun senso metterci di traverso e impedire a Renzi di governare. Alla gente non importa di come è arrivato al potere, ma quel che farà . Non dobbiamo fargli alcuno sconto, ma senza dare l'idea di baloccarci con giochi di potere, come hanno fatto loro». Il fondatore di Forza Italia resta convinto che le elezioni politiche anticipate non si siano allontanate dall'orizzonte. «Magari non subito, ma finirà così. Sono convinto che Renzi avrà tanti problemi, i sondaggi lo danno già in calo. Noi dobbiamo essere pronti, ma senza dare l'idea di essere scollati dalle esigenze del Paese».
La scelta del luogo, un resort defilato sulla costa oristanese, è stata fatta dai maggiorenti locali per mere questioni di scaramanzia. I sondaggi cambiano da una sponda all'altra, pochi punti separano il governatore uscente dal candidato del centrosinistra Francesco Pigliaru. Nella sala di Arborea Berlusconi fa un primo intervento all'insegna della battuta da cabaret. Il repertorio comprende anche uno scivolone geografico sull'Ogliastra, che lui pronuncia Olgiastra. «Come sapete - si scusa ridendo - le Olgettine mi sono rimaste dentro».
La seconda apparizione sul palco è dedicata a una lunga «lezione di vita» ai giovani presenti tra il pubblico, 1.500 persone in tutto. Nessuna tappa della «dittatura comunista» viene risparmiata, compresi gli ultimi e più recenti «colpi di Stato», caduta del suo governo nel 2011 e cambio della guardia con i tecnici di Mario Monti, per i quali a suo parere esiste un unico «regista».
«Nel novembre del 2011 con un discorso molto duro Napolitano disse che mi dovevo dimettere per il bene del Paese, e che dovevo temere qualche altra emorragia dal mio gruppo parlamentare. In questi giorni abbiamo scoperto invece che già da giugno il capo dello Stato aveva avviato le manovre per la mia sostituzione».
C'è una notevole differenza tra il Berlusconi giocoso della prima parte e quello semi-apocalittico della seconda. A fare da cartina di tornasole del cambio di passo sono i reprobi del Nuovo centrodestra. All'inizio, compagni che sbagliano ma vanno tenuti da conto. «Per vincere avremo bisogno anche di loro». Poi «utili idioti», stampella di una sinistra «che li usa quando gli servono e poi gli rifila una pedata». I toni sono molto più concilianti con Matteo Renzi.
«Lo stimo. Ogni volta che lo ho incontrato ho sempre avuto sintonia con lui. Spero che faccia il miracolo di seppellire una sinistra cinica e ideologica». Ma l'indulgenza sulla persona lascia subito posto alla durezza del giudizio sul suo comportamento. «Onore a lui per quel che è stato capace di fare. Ma quel che sta accadendo non è democrazia. Siamo al terzo governo che non passa per le urne e questo non è in alcun modo ascrivibile a uno Stato democratico». Alla cena dei sostenitori, Berlusconi fa una rapida apparizione per proporre tra gli applausi un brindisi «all'ultimo presidente del Consiglio eletto del popolo». Insomma, a se stesso.
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