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Monica Rubino per la Repubblica
Se la scissione non si riuscisse a evitare, il Pd renziano reggerebbe l'urto. Sul tavolo del segretario (quasi dimissionario) Matteo Renzi arriva infatti un sondaggio che dà il suo partito senza la sinistra al 27%. Mentre un'ipotetica lista da Bersani-D'Alema a Vendola arriverebbe al 7%.
Sebbene ancora del tutto virtuale, si tratta comunque di una prima fotogafia di quanto potrebbe valere un Pd scisso a guida renziana. A scattarla l'istituto di ricerche Emg diretto da Fabrizio Masìa, il sondaggista di Enrico Mentana arruolato lo scorso autunno anche da Palazzo Chigi ("dopo aver vinto una regolare gara", tiene a specificare). Per la precisione, il sondaggio è stato condotto la scorsa settimana su un campione rappresentativo di italiani composto da oltre 2000 persone.
"Il Pd, che attualmente si attesta attorno al 31%, con la scissione perderebbe 4 punti - spiega Masìa - in compenso la lista di Bersani e D'Alema potrebbe intercettare anche una piccola quota di elettori del M5S, quei rivoli di sinistra presenti in un soggetto trasversale come i Cinque Stelle che ritornano alle origini, magari attratti dalla presenza di big storici. Ovviamente questo è un dato iniziale, tutto da costruire: il potenziale potrebbe essere superiore e salire fino al 10-12%.
O inferiore: pensiamo ad esempio alle ultime amministrative a Torino e Roma dove la sinistra di Airaudo e quella di Fassina non hanno superato il 4%, un risultato al di sotto delle aspettative. In ogni caso il Pd reggerebbe il colpo della scissione".
Ma un altro sondaggio, quello di Ipr Marketing-Tecné, presentato il 30 gennaio durante il programma Porta a Porta è più generoso nei confronti di un'ipotetica lista D'Alema-Bersani, che otterrebbe almeno l'11% per cento. Mentre senza D’Alema e il resto della minoranza dem, il Pd si attesterebbe intorno a un più modesto 22%. Inoltre, se si andasse a votare subito con la legge elettorale modificata dalla Consulta, nessun partito raggiungerebbe la soglia del 40 % necessaria a ottenere il premio di governabilità, nemmeno il M5S che comunque da solo raggiungerebbe il 30%.
PIERLUIGI BERSANI E MATTEO RENZI
"Ovviamente, tutto dipenderà anche dal sistema elettorale - chiarisce ancora Masìa - se ragioniamo in una logica proporzionale, una lista una separata può avere buoni risultati. Mentre in un sistema maggioritario potrebbe risultare schiacciata".
matteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la moda
Nella guerra dei sondaggi Giuliano Pisapia per il momento è fuori dai giochi, escluso dal conteggio in attesa delle sue prossime mosse (martedì ha lanciato il suo movimento Campo Progressista a Milano e ieri ha incontrato Renzi): "La lista di Pisapia è ancora un'incognita: bisognerà capire se preferirà dialogare con i vendoliani di Sel o con
il Pd renziano", afferma il direttore di Emg, che conclude: "La situazione è ancora molto liquida: va monitorata la ricomposizione del quadro politico all'interno dei Cinque Stelle e si dovrà vedere anche come si riorganizzerà il centrodestra".
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