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DAGOREPORT - LA DUCETTA SUI TRUMP-OLI! OGGI ARRIVA IN ITALIA IL MITICO PAOLO ZAMPOLLI, L’INVIATO…
VIDEO - QUANDO L'ATTUALE SINDACO DI FIRENZE SBANCÃ LA RUOTA DELLA FORTUNA, FINCHÃ MIKE BONGIORNO NON LO EBBE ROTTAMATO PER UN BANALE ERRORE - http://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2011/4/matteo-renzi-alla-ruota-della-fortuna-di-mike-bongiorno
1- FUTURO
Jena per lastampa.it - "Il futuro della sinistra è di destra".
2- LA RIVOLUZIONE SOFT DI MATTEO "VIVA IL MERITO, STOP AI LAMENTI"
INTERNET, PLATEA SOTTO I 50 ANNI, SFILATA DI VOLTI MAI VISTI IN TV
Fabio Martini per La Stampa
Che dalla «Leopolda» sia partito un treno che farà strada, si comincia a capirlo sul far della notte: alle 23,35 tra le mura scrostate della stazione ottocentesca di Firenze, c'è ancora il pienone, sono rimaste millecinquecento persone ad ascoltare personaggi sconosciuti e, proprio alla fine, anche Alessandro Baricco.
A dispetto di un incipit letterario e decadente («Avevo 30 anni venti anni fa, il mio tempo è finito»), lo scrittore pronuncia un discorso politicamente feroce contro la «sinistra conservatrice», pieno di suggestioni penetranti: «Per una vita la sinistra ha giocato di rimessa», «ha scelto sempre il nero invece del bianco, per paura di perdere», «ha sempre cercato di vincere a tavolino», ma «se non rischi, non vinci mai». Un «intervento-manifesto», molto applaudito dalla platea del «Bing bang», la convention voluta dal sindaco di Firenze Matteo Renzi per lanciare la sua corsa alla premiership.
Evento originale il «Big bang». Con una formula mai vista nella storia recente della sinistra italiana: da due giorni sul palco della «Leopolda» sfilano personaggi poco noti, mai visti in tv - imprenditori, professionisti, sindaci di piccole città , microquadri di partito, intellettuali, studenti e professori - che fanno proposte di merito. Ripetendo, martellandola, una parola da sempre vietata a sinistra: «Meritocrazia». Dichiarando in tanti che è finita la stagione dei soli «diritti». Puntualmente scartando - ecco la novità di clima - quei toni recriminatori della sinistra per cui la colpa è sempre degli altri e mai la tua. Come ha urlato una studentessa fiorentina, Paola: «Basta lamentele!».
Decine e decine di interventi propositivi (talora retorici, quasi mai buonisti), inusuali per una platea progressista, con i quali - ecco l'altra novità - da 48 ore interagiscono via Internet - i cinquantamila (in più i siti dei grandi giornali) che seguono via «streaming»; i tredicimilacinquecento che si sono registrati su «Facebook» e «Twitter». Persone che, in «diretta», plaudono, contestano, consigliano. Dando corpo a quel «Wiki-Pd» auspicato in apertura da Matteo Renzi. Il sindaco, seduto sul palco, in maniche di camicia, col suo ritmo tarantolato e scanzonato, ascolta, legge e dà continuamente conto del dibattito internettiano: «Ci dicono che finora sono intervenuti troppo toscani, la parola a un non toscano».
Una maratona oratoria durante la quale non ha trovato spazio il nondetto di questo evento, organizzato dal sindaco di Firenze per lanciare la sua leadership. Oggi, salvo possibili sorprese, Renzi non dirà quel che vorrebbe tanto dire - mi candido alle Primarie del centrosinistra - frase che non dice perché il «campo» non è ancora chiaro. Prudenza da politico, ma intanto a sinistra si sono accorti che alla «Leopolda» è comunque partito un treno.
Lo dimostrano i due possibili sfidanti a Primarie ancora potenziali, Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola, che all'unisono attaccano con asprezza Matteo Renzi. E il sindaco, attaccato, risponde ad entrambi politicamente, ma anche con un po' di ironia: «Noi non siamo qui a schiacciare i punti neri alle coccinelle, come direbbe il nostro guru, Bersani!».
E che Renzi cominci a «pesare», lo dimostra anche il commento simpatizzante, diffuso via rete da Dario Franceschini, che due anni fa, appena eletto segretario del Pd, fu definito da Renzi «il vice-disastro», nel senso che «il disastro» era stato il Veltroni segretario. Significativa anche l'incursione-ritorno di Pippo Civati che un anno fa era il «vice» di Renzi e che - pur essendo stato accantonato dal sindaco e avendo fatto coppia con Debora Serracchiani - ha portato il suo saluto, applaudito dalla platea.
E che Renzi possa essere il primo, dal 1995 in poi, a sfidare l'unanimismo della nomenclatura ex Pci ed ex Ppi, lo spera anche Arturo Parisi, che da una vita predica il «partito aperto». E proprio Parisi - pronunciando un intervento di metodo sulla cultura del «noi» tipica del Partito e su quanto sarebbe rivoluzionario un Pd capace di scandire il pronome «io» - ha ottenuto alla «Leopolda» quel lungo applauso che una platea del Pd non gli ha mai fatto.
Ma paradossalmente l'intervento che molti ne riassume - e che può apparire come una «summa» del renzismo - è stato quello di Alessandro Baricco, lo scrittore torinese che ha proposto «un ripasso degli errori» della sua generazione di sinistra. «La difesa dei deboli era uno splendido punto di partenza», «ma abbiamo allestito un sistema di tutele e privilegi», «abbiamo bloccato una rete di diritti», «non siamo mai riusciti a pronunciare la parola meritocrazia» e «parola classe dirigente».
E la metafora degli scacchi: «Per anni abbiamo mosso per secondi, abbiamo voluto sempre i neri, perché avevamo paura di perdere», ma «è mai possibile questa cosa per cui l'altro vince sempre, solo perché ha barato? Statisticamente qualche volta l'altro vince perché è più bravo».
Alla Leopolda, fino a ieri sera, erano entrate (tutte registrate) 7490 persone (il 70% circa sotto i 55 anni) per ascoltare gli interventi, cinque minuti a testa (alla fine scoccava il big bang), ognuno dei quali doveva rispondere alla domanda retorica: che farei, se io fossi presidente del Consiglio. Tra i tanti, la «iena» Pif, lo scrittore Edoardo Nesi (applauditissimo), il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio. Le idee, per quanto vaghe, già da stasera, verranno sintetizzate, per effetto della ossessione semplificatoria di Renzi, in 100 proposte, da dibattere in rete.
3- BERSANI CONTRATTACCA: «TOCCA AI GIOVANI MA NON A CHI INSULTA»
E LA PLATEA CANTA «C'à SOLO UN SEGRETARIO»
Ernesto Menicucci per il Corriere della Sera
Sullo schermo, alla fine, ci sono i volti di 76 giovani e la scritta «We will never forget», non vi dimenticheremo mai. E, sul palco della Mostra d'Oltremare, a due passi dallo stadio San Paolo, c'è il segretario del Pd Pier Luigi Bersani in maniche di camicia, con gli occhi lucidi: «Dedichiamo questo lavoro ai ragazzi di Oslo, uccisi da un pazzo criminale, fascista e razzista, che ha colpito quanto di meglio esiste: i giovani impegnati in politica. Dal Sud dell'Europa, gli possiamo dire che la fiaccola è accesa».
L'appuntamento è «Finalmente Sud», la due giorni di lavoro napoletana (oggi la chiusura), primo passo di un progetto annuale, che chiama a raccolta oltre duemila giovani di area Pd: amministratori, dirigenti, gente dell'associazionismo. Ma è quella che, in questi giorni, è stata ribattezzata «l'altra Leopolda»: Renzi e i «rottamatori» a Firenze, Bersani e i suoi giovani a Napoli.
Il leader del Pd - «un segretario, c'è solo un segretario», lo acclamano i «suoi» giovani con un coro da stadio - fa fischiare le orecchie al suo competitor toscano: «La distinzione - dice Bersani - tra giovani e adulti è una stupidaggine di proporzioni cosmiche: è chiaro che tocchi ai giovani, a chi deve toccare?». Poi la stoccata: «Non si può dare l'idea che chi è giovane per andare avanti deve scalciare e insultare. Non si fa così in una famiglia, in una squadra: da soli non si salva il mondo». Bersani insiste: «Guai al ricambio senza cambiamento, agli slogan "vai via tu che arrivo io che sono più giovane"».
Alla Mostra d'Oltremare, Bersani incrocia Luigi de Magistris per un caffè e un colloquio di mezz'ora. Sembra una riconciliazione, anche perché il sindaco di Napoli (Idv) «boccia» Renzi: «Lo rispetto, ma non mi appassiona. Se lui è un rottamatore, io scasso e ricostruisco. Sono contento che Bersani sia venuto a parlare ai giovani. Gli ho chiesto di organizzare in città la festa nazionale del Pd. Il Pd è un interlocutore fondamentale, i nostri rapporti sono migliorati».
Bersani parla di Mezzogiorno, ma non solo: «Le teorie del Sud palla al piede e del Nord sanguisuga sono due sciocchezze. Noi diremo le stesse cose in tutta Italia, a Napoli come a Varese. Nord e Sud o crescono insieme o declinano insieme». E ancora: «La colpa della crisi non è solo di Berlusconi: ci sono classi dirigenti e corporazioni che hanno taciuto, perché pensavano che si bagnassero solo quelli di terza classe. Quando i piedi se li sono bagnati anche loro, hanno cominciato a dire che qualcosa non va. Basta con l'egoismo: chi ha di più deve dare di più». Il federalismo? «Nel mondo nasce come processo costruttivo, da noi diventa "ognuno si arrangi da sé"».
La lista delle cose da fare è lunga: «Lotta alla dispersione scolastica, legge sulla trasparenza dei partiti, sugli appalti. E non accetteremo mai che una lavoratrice perda la vita a 4 euro l'ora, o che il corpo di un ragazzo africano arrivi sulle nostre coste come un detrito». Bersani fa l'elenco degli amministratori sotto minaccia: «I sindaci di Capo Rizzuto, Bisceglie, Crotone, l'ex sindaco di Casal Di Principe, il coordinatore cittadino di Termini Imerese». E la chiusura è ancora per i ragazzi: «Ci dobbiamo rivolgere ai giovani scolarizzati del Sud, una grande risorsa troppo poco utilizzata».
4- SABINA GUZZANTI: Ã STATO UNTO AD ARCORE
Monica Guerzoni per il Corriere della Sera
Matteo Renzi ha trovato un nemico, un altro. Sabina Guzzanti, l'attrice e regista che nella stagione dei Girotondi fece sognare tanti nel centrosinistra, sfoga su Twitter il suo livore contro il sindaco di Firenze: «Renzi unto ad Arcore occupa il Partito democratico dove altri unti ad Arcore hanno perso credibilità e si alternano come Bondi, Gardini, Brambilla». E ancora: «Baricco appoggia Renzi assieme ai produttori dell'Isola dei famosi - il riferimento è a Giorgio Gori, il patron di Magnolia che ha firmato un manifesto pro Renzi -. Idee vecchie in corpi di seconda mano».
A sera, sui maxischermi, rimbalza un video di Corrado Guzzanti che sbeffeggia Fausto Bertinotti. E la sorella prontamente twitta: «Il pezzo di Corrado è stato usato senza chiedere, non è un loro supporter». Ma cosa le ha fatto, Matteo Renzi? Il sindaco di Firenze giura di non saperlo: «Non ne ho la più pallida idea, sono due giorni che mi attacca».
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