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Carlo Bertini per "La Stampa"
Un sospiro profondo che tradisce un grande dolore per Lampedusa, ma anche tormento politico. «Oggi bisognerebbe tacere ma dovremmo pur spiegare alla nostra gente perché stiamo ancora al governo con Berlusconi. Senza nascondere il travaglio e i rischi di questa scelta, ma anche dicendo che il paese ha bisogno di essere governato. E che andando a votare con questa legge elettorale, ci troveremo nella stessa situazione e addirittura col rischio che magari si capovolga la maggioranza alla Camera».
Come sempre Rosi Bindi non mena il can per l'aia e dice le cose come stanno. E il momento lo richiede, perché dopo aver sentito dire da Epifani che il Pd era pronto a tutto e non temeva le urne, forse il popolo della sinistra ha bisogno di riordinare le idee e fare i conti con la realtà . «Comunque alla nostra gente possiamo dare tre spiegazioni.
La prima: la fiducia di ieri ha fatto chiarezza tra le sorti del governo e quelle di Berlusconi. Nessuno quindi può continuare a ricattare o minacciare perché noi voteremo sì alla decadenza di Berlusconi. Secondo, per la prima volta Berlusconi è stato messo in minoranza: ora i suoi voti sono solo aggiuntivi e grazie al dibattito apertosi nel Pdl, è chiaro che il governo può aggredire davvero i problemi del paese.
Che però da oggi si affrontano partendo dalla capacità di fare sintesi. Non abbiamo pretese di dettare l'agenda, ma un'altra vicenda come quella dell'Imu non siamo in grado di reggerla. Terzo: questo governo tiene se il Pd rialza la testa e si ricorda che sta facendo un congresso. Questo partito non può essere interpretato solo dalle larghe intese, ma deve costruire un'alternativa». Più chiaro di così.
Teme che quando si andrà alle urne pagherete cara una grande coalizione che si dice potrebbe arrivare al 2018?
«Io non lo credo, al massimo si potrà arrivare alla primavera del 2016, se vogliamo rispettare l'Expo. Ma è il limite massimo, ritengo che si potrà trovare un modo per fare le politiche con le regionali del 2015».
Il nuovo fronte di battaglia sarà quello tra proporzionalisti e bipolaristi?
«Non c'è dubbio. So bene che c'è chi sogna un ritorno al proporzionale per trasformare questo governo in una sorta di nuova operazione politica centrista e moderata. Ci vuole una legge elettorale che restituisca agli italiani la possibilità di scegliere i parlamentari, ma anche i governi, che faccia emergere con chiarezza chi vince e chi perde.
Mercoledì presenteremo una proposta di legge sul doppio turno di coalizione insieme al professor D'Alimonte, perché sia chiaro a tutti che bisogna far presto e che non si gioca. E in quest'ottica, se non nascono gruppi separati nel Pdl, è anche meglio».
Lei ha accennato ai rischi insiti in questa «operazione neocentrista». Letta potrebbe esser tentato di fare un nuovo partito con Alfano?
«No, io non vedo all'orizzonte "l'Alfetta", come già la chiama qualcuno, ma so che la nostalgia di tornare indietro c'è sempre. Dobbiamo entrare nella terza repubblica con un bipolarismo sano.
E deve essere chiaro a tutti che dopo la sconfitta di Berlusconi e anche dopo che sarà decaduto, non dobbiamo perdere per un attimo la coscienza che questo governo è un'anomalia e che dobbiamo irrobustire e rafforzare il Pd, mentre loro lavorano a rendere europeo il nostro centrodestra.
Si dice che Renzi sia uno degli sconfitti di questa operazione che stabilizza il quadro politico. Un bene o no?
«Intanto non credo sia sconfitto, il congresso si farà l'8 dicembre e prima era ancora incerto. Credo che Renzi diventerà segretario e siccome i leader veri si misurano nei medi periodi, ci sono le condizioni perché si rafforzi e si prepari per le primarie per la premiership, quando sarà il momento.
Sa che non voterò per lui, ma che sono in campo per difendere il bipolarismo: per realizzare quel sistema politico che penso sia un bene per l'Italia, farò la sentinella. E credo che anche lui debba vigilare sulla legge elettorale. Ma se ancora non mi sono schierata con nessuno, è solo perché domenica è convocata la nostra riunione di "Democratici davvero", dove decideremo se presentare o meno un nostro candidato».
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