DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Luigi Bisignani per Il Tempo
"Francesco preferisce ormai parlare con Scalfari piuttosto che con i teologi". E' la battuta fulminante di un monsignore di turno nella Prima Sezione della Segreteria di Stato, quella che custodisce l'Anello del Pescatore. Il dissacrante commento è sfuggito al prelato dopo l'ennesima chiacchierata telefonica pubblicata domenica tra Bergoglio e il fondatore di Repubblica. Il Pontefice avrebbe sentito il bisogno di confidarsi con il 'Sommo Eugenio' per spiegare i motivi che lo portano domani in Svezia, per la ricorrenza del 500mo anniversario dello scomunicato ed eretico Martin Lutero.
Lo stesso che con la sua riforma ha provocato milioni di morti e avrebbe volentieri “strappato la lingua” ai Papi. Sul filo rosso che lega Bergoglio a Scalfari girano ormai leggende metropolitane alimentate forse ad arte. C'è chi dice che non sono telefonate ma lettere, recapitate a Santa Marta da un postino d'eccezione, un super Chiambretti, Monsignor Vincenzo Paglia.
C'è invece chi mormora che sia il Papa ad usare "Barbapapà", come viene affettuosamente soprannominato Scalfari dai suoi collaboratori più cari, per saggiare le reazioni su certi concetti teologici che fanno rabbrividire la Curia e sgomentano tutti, fino all'emerito Benedetto XVI. Bergoglio, infatti, sembra non credere nell'unità di Dio uguale per tutti ma crede nel Dio incarnato che si è fatto uomo.
Piace molto anche allo 'Scalfari pensiero' il Papa che sollecita i fedeli a parlare direttamente con Dio senza passare per la Chiesa. Ma accade che 'il direttore dei direttori' a volte calca la mano e si prende una reprimenda che però, come tutte le smentite, anche quelle con il sigillo papale per qualche interpretazione di troppo, finiscono tra le brevi. In difesa di Scalfari una confidenza di Francesco Cossiga: “Eugenio, quando intervista, si immedesima nella parte dell'intervistato diventando più lucido dello stesso, trasformandosi di volta in volta in quello che avrebbe voluto essere”.
Ieri Presidente della Repubblica, oggi magari Papa. Chissà comunque cosa dirà domani Francesco a Lund su Lutero. Sa bene che ogni sua parola verrà soppesata perché questa commemorazione viene vista tra le porpore come una provocazione. Ma è anche vero quanto mi ha detto il Cardinale Scola scendendo da un 'Frecciarossa', con i suoi calzini rossi e il suo colbacco d'astrakan nero in testa: "La nostra Chiesa è più forte e non teme confronti". Noi speriamo in Dio e in una lunga vita alla 'strana coppia'.
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