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Stralci del libro “I potenti al tempo di Renzi” di Paolo Madron e Luigi Bisignani pubblicati da “Libero Quotidiano”
Scusa, ma da uno a cento quanto piace Palazzo Chigi a Matteo Renzi?
Direi mille. Gode da impazzire a essere lì e ormai ne apprezza anche tutte le diavolerie. Dimmene una.
L’immancabile kevlar quando esce. (...) La coperta antiproiettile, realizzata in una fibra sintetica cinque volte piu resistente dell’acciaio, che la guardia del corpo porta sempre con se in una valigetta per avvolgergliela intorno in caso di attentato.
Ma uno non conquista Palazzo Chigi per divertirsi con simili giocattolini. Abbiamo visto che cosa ama davvero fare Renzi.
Quel che ha sempre fatto: piazzare i suoi uomini, distruggere quelli che ritiene suoi avversari e tarpare le ali agli amici che emergono troppo e potrebbero rischiare di fargli ombra. Che il potere gli piaccia da matti e indubbio. Che sia un innovatore, magari spesso più nelle parole che nei fatti, altrettanto. Innovatore di sicuro. Ora, per esempio, si sta battendo per avere sempre la connessione internet sui voli di Stato, in modo da twittare come Obama.
Luigi Bisignani Paolo Madron: I potenti al tempo di Renzi
Be’, mi pare un’esigenza sacrosanta. Lui e il primo premier della storia repubblicana interamente 2.0. Il problema e se e quanto durerà. Tu che ne pensi?
Che avremo a che fare con lui per molto tempo, non foss'altro che per la desolante mancanza di alternative.
(...) Berlusconi si è sempre vantato di aver fatto grandi lavori a Palazzo Chigi, Monti voleva buttar giù l'appartamento. Renzi, a parte la Sala Boschi, ha toccato poco o nulla.
È talmente contento di viverci dentro che si e limitato a far portare un tapis roulant, visto che la sicurezza gli vieta di andare a correre, e una lampada abbronzante.
Scusa, ma il rito della lampada non risaliva ai tempi fiorentini?
(...) Non riesce piu a trovare il tempo per andare da Tony, il suo barbiere preferito, come faceva prima, due volte al mese, per sistemarsi i capelli, ma soprattutto per il solarium facciale di 8 minuti. Da perfetto uomo tv, sa che l’abbronzatura lo aiuta a far risaltare le immancabili camicie bianche del suo amico stilista Stefano Ricci. A Palazzo Chigi ne cambia anche sei al giorno, il doppio di quand’era sindaco.
***
Ormai Renzi governa da più di un anno. Mi dicono che la confusione continua a regnare sovrana.
Questione di metodo. E tra Renzi e il metodo lo iato sembra incolmabile. Infatti i consigli dei ministri sono sempre abbastanza veloci, quasi a tirar via. Al termine, l’immancabile: «Datemi solo i titoli».
Gli servono perché deve correre in sala stampa ad annunciare meraviglie, accanto ai ministri che parlano solo se interpellati.
Si capisce perché poi la stesura dei decreti diventi un vero dramma. Nelle riunioni dell’esecutivo si approvano solo delle linee generali, (...) a volte non c’è neppure un verbale.
Facciamo un flashback sui primi giorni di Renzi (...).
Dopo il gelo della cerimonia con Enrico Letta, le prime ore si sono svolte all’insegna della goliardia. Per qualche settimana, dopo le otto di sera, amici toscani arrivavano per visitare il Palazzo come fosse Disneyland.
E i tour continuano ancora oggi?
Assolutamente no. Dopo le 21 c’è un «extra omnes».
Cioè?
«Fuori tutti» (...). Perfino il servizio di guardia è stato ridotto all’osso.
Tagli e risparmi (...)?
Privacy e risparmi. Nelle prime settimane avevano perfino eliminato le cialde del caffè. E se volevi berne uno, dovevi rivolgerti ai commessi che andavano al bar a prenderlo.
Evviva, meno cialde per tutti.
Non gioire, è durato poco e le cialde sono state ripristinate. Durante il consiglio dei ministri Renzi va a Coca-Cola.
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Ma chi portò Renzi ad Arcore da Silvio Berlusconi la prima volta? Verdini?
No, fu Enrico Marinelli, il fiorentino patron della Frette. Conosce Berlusconi da quando scendeva a Firenze per vendere la pubblicità. Era una colazione che doveva durare 30 minuti, ma andò avanti tre ore. (...) Non solo Silvio, anche i figli Barbara, Eleonora e Luigi, lo incontrarono il 6/12/2010 quando andò ad Arcore, accompagnato proprio da Luca Lotti, allo scopo di perorare aiuti per Firenze nel Milleproroghe.
Leggenda vuole che Silvio gli fece fare anticamera.
Poca, solo perché arrivò in anticipo, per una volta nella vita. A fargli compagnia per un po’ ci pensò il ministro Mariastella Gelmini. Berlusconi (...) lo mise a suo agio, si salutarono con la promessa di rivedersi. Da quel momento il dossier Renzi è passato nelle mani politicamente più esperte di Verdini. Il quale in verità li aveva fatti incontrare nel marzo 2005, durante un convegno flop organizzato (...) da Maurizio Scelli. L’intenzione era quella di farlo aderire a Forza Italia.
(...) Come mai Renzi scelse la sinistra?
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L’ha confessato una sola volta a un amico fiorentino: (...) Renzi, pur essendo attratto dalla destra, anche perché sua madre Laura odia comunisti e sinistra, disse testualmente: «Con Berlusconi non andrò, perchè con lui non potrò mai essere il numero uno».
***
(...) La Lega di Matteo Salvini ha messo da parte tutti i principi per cui era nata.
(...) Lo scenario è cambiato: in piena crisi ha capito che sono altri i temi che interessano, così ha sostituito i dogmi del Senatur con i suoi slogan più accattivanti. (...) Con Umberto Bossi regnante, Matteo Salvini era una sorta di ragazzino terribile, con le sue provocazioni irritava anche i piu oltranzisti dei suoi. (...)
Pensa che un giorno, negli anni Novanta, andò fuori dalla Scala con dei rottweiler a terrorizzare la Milano bene, rischiando di far prendere un coccolone a Rosellina Archinto, la favorita di Leopoldo Pirelli. Niente lasciava presagire che un giorno sarebbe diventato l’incontrastato padrone della Lega.
Come ci è riuscito?
(...) È diventato un mix perfetto di tante cose insieme: l’uomo che ha salvato il Carroccio dall’estinzione, l’unico possibile antagonista di Renzi, lo xenofobo che strizza l’occhio a Putin, l’oggetto del desiderio di Marine Le Pen, l’inflessibile detrattore dell’euro. (...)
Scusa, ma perché ha questa fama da spilorcio?
(...) La nomea risale a quand’era deputato a Roma. Per risparmiare cambiava albergo ogni giorno, cercando su internet la camera piu conveniente; una notte a Trastevere, un’altra a Monti, un’altra vicino alla stazione Termini. Uno sbattimento senza fine.
madron e bisignani
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RENZI E BERLUSCONI
madron bisignani
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