1- LETTA MI DISSE: “SEI INTERCETTATO”. L’ INTERROGATORO, IN PARTE INEDITO, DI BISIGNANI 2- “DA CRONISTA DELL’ANSA CONOBBI GELLI CHE MI DAVA NOTIZIE, TANT’È CHE IO DIEDI LA NOTIZIA DELLA PERQUISIZIONE DI CASTIGLION FIBOCCHI. (…) HO CONOSCIUTO BERLUSCONI TANTI E TANTI ANNI FA QUANDO NON ERA NEPPURE CAVALIERE DEL LAVORO” 3- “UN GIORNO ITALO BOCCHINO, MIO CARO AMICO, MI DISSE DI AVER APPRESO CHE PAPA ERA INDAGATO A NAPOLI E CHE C’ERA UN’INDAGINE E DELLE INTERCETTAZIONI CHE RIGUARDAVANO ALCUNE SCHEDE TELEFONICHE PROCURATE E DIFFUSE DAL PAPA (…)”. 4- “PAPA È SICURAMENTE AMICO DI POLLARI, DI POLETTI (…) E DEL GENERALE ADINOLFI” 5- “INFORMAVO LETTA DELLE INFORMAZIONI COMUNICATEMI DAL PAPA E IN PARTICOLARE DI TUTTE LE VICENDE CHE POTEVANO RIGUARDARLO DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE”

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Malcom Pagani per Il Fatto

"La mia storia parte da lontano ed è una storia fatta di relazioni". È il 3 marzo 2011 e Luigi Bisignani si trova al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Napoli. Interrogato dai pubblici ministeri che indagano sulla P4 riavvolge il film della sua vita. Espone l'educazione sentimentale di un uomo di potere. Il percorso in discesa di un lobbista ben introdotto ai massimi livelli che senza troppa fantasia, solo un trentennio prima, sarebbe stato etichettato come grande vecchio.

Da quasi cinque mesi, dal 15 novembre 2010, Bisignani sa che Henry John Woodcock e Francesco Curcio cercano prove che rivelino e mettano in luce la sua vasta rete di contatti. È un'intercettazione ambientale a rivelarlo.

Sono le sei del pomeriggio a Piazza Mignanelli. Nell'ufficio di Bisignani gli inquirenti all'ascolto si imbattono in una conversazione tra Gigi e il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. Tono e parole non lasciano spazio ai dubbi.
(...) Bisignani: "Dobbiamo stare attenti ai telefoni perché a Letta gli ho chiesto mo stamattina: pare del fatto... dicono che Woodcock ci sta controllando i telefoni a me e a lui (...)". Prestigiacomo si allarma: "Come fai a sapere che tu hai l'utenza (...) ma tu non lo senti il fruscio?(...) e quindi e perché Woodcock a te ti controlla?". L'altro risponde di non saperlo ma non tranquillizza l'interlocutrice: "Mamma mia ma come si può vivere così? (...) Se escono le intercettazioni con me mi rovini".

Nella trascrizione dell'agente preposto all'ascolto, il dialogo è ancora più chiaro: "Luigi sostiene di essere andato da Letta e gli avrebbe chiesto se corrispondeva a verità che Woodcock gli aveva messo il telefono sotto controllo. Letta avrebbe risposto affermativamente". Anche se con Prestigiacomo Bisignani sostiene di essere sempre "attentissimo al telefono", la prudenza non sarà sufficiente. L'affaire P4 e i colloqui dell'ex giornalista dell'Ansa con l'intero arco costituzionale saranno di pubblico dominio di lì a tre mesi.

Ora Bisignani, accusato di corruzione, concussione, falso e rivelazione di segreto ha chiesto di patteggiare davanti al Tribunale di Napoli. Resta invece imputato, e in carcere, indagato nella stessa inchiesta, il deputato del Pdl Alfonso Papa.

Il racconto di Bisignani è ovviamente in prima persona. Gigi risponde ai magistrati, alle loro curiosità, ai loro dubbi in due distinte audizioni, a marzo di quest'anno. Il linguaggio è burocratico e farraginoso. Fitto di "puntualizzo", "ribadisco", "preciso", offre però al lettore uno straordinario spettro di possibilità per fotografare l'Italia di oggi. Bisignani parla con tutti e arriva ovunque. Entra nelle stanze ministeriali, colloquia con il Premier e con Gianni Letta, sistema carriere di uomini dell'Arma e di giovane ragazze dell'Est, ha in anticipo informazioni riservate, baratta notizie e spalanca possibilità. Il quadro d'insieme è desolante. Qui di seguito il mondo di Bisignani in pillole.

PRIMI FLASH
"Mio padre era un dirigente della Pirelli che è morto quando avevo 16 anni. Lasciandomi appunto molte relazioni con Andreotti, Stammati (allora ministro del Tesoro ndr) e con altri. (...) Da cronista dell'Ansa conobbi Gelli che mi dava notizie, tant'è che io diedi la notizia della perquisizione di Castiglion Fibocchi. (...) Ho conosciuto Berlusconi tanti e tanti anni fa quando non era neppure cavaliere del lavoro".

L'ADDIO ALL'ANSA
"Dopo il distacco ad Italia '90 mi annoiai di fare il giornalista e andai a fare il direttore generale del gruppo Ferruzzi; ero praticamente l'omologo di Letta che era il direttore della sede romana della Fininvest (...)".

L'INCONTRO CON PAPA
"Ho conosciuto Papa perché frequentava il mio amico Filippo Troia. Allora, Papa era il vice capo di Gabinetto del ministro Castelli (...) Papa si proponeva e mi proponeva continua notizie (...) In cambio a me il Papa chiese di appoggiare la sua candidatura alle elezioni del 2008 (...) effettivamente ne parlai con Verdini che compilò le liste. Il Papa fu sicuramente appoggiato da Pera e Castelli. (...)

A proposito del Verdini tengo a precisare che iniziò a stringere i suoi rapporti col Papa da quando il Papa cominciò a proporre il suo interessamento e la sua possibilità di intervento sulle vicende giudiziarie che riguardavano lo stesso Verdini (...) Il Papa sempre attraverso di me si propose di prendere notizie ed intercedere anche sulle vicende giudiziarie riferite a Masi per ciò che riguarda la Procura di Trani. Il Papa mi disse di aver acquisito informazioni rassicuranti e io le girai al Masi".

BOCCHINO MI INFORMÃ’
"Un giorno Italo Bocchino, mio caro amico, mi disse di aver appreso che Papa era indagato a Napoli e che c'era un'indagine e delle intercettazioni che riguardavano alcune schede telefoniche procurate e diffuse dal Papa (...)".

AMICIZIE DI STATO
"Papa è sicuramente amico di Pollari, di Poletti (...) so anche che è molto amico del generale Adinolfi (...)".
(Nicolò Pollari è l'ex capo del Sismi, il servizio segreto militare. Paolo Poletti è l'attuale numero due dell'Aisi, il servizio segreto nazionale, dopo una lunga carriera in Guardia di Finanza, di cui è stato Capo di Stato maggiore. Sempre delle Fiamme Gialle è Michele Adinolfi, generale di corpo d'armata finito anche lui nell'inchiesta sulla P4 ndr.).

LA FIDANZATA DI PAPA
"La Luda (Ludmyla Spornyk ndr.) a cui facciamo riferimento nelle telefonate è un'amica Ucraina del Papa che io ho aiutato a far assumere all'Eni per tramite di Lucchini".

- SECONDO INTERROGATORIO
Qualche giorno dopo, Bisignani torna davanti ai Pm. È il 14 marzo 2011. Durante il primo confronto con Curcio e Woodcock ha evitato di rispondere a qualche domanda. Ora Bisi non si sottrae e ha le idee più chiare della volta precedente.

I COLONNELLI
"Nell'estate 2009 mi chiamò un paio di volte il Generale Santini (Adriano Santini, generale di corpo d'armata, all'epoca consigliere militare del premier, poi nominato direttore dell'Aise, il servizio segreto militare ndr.) (...) Dopo l'estate incontrai l'onorevole Bocchino che mi chiese di incontrarlo (...) cosa che accadde poco tempo dopo a casa di mia madre (...) lo vidi e parlammo in modo cordiale delle possibilità di sviluppo della sua carriera. (...) in quel contesto mi chiese di parlar bene di lui con Letta. Parlammo anche di Massimo D'Alema, con il quale negli anni ho conservato buoni rapporti (...) negli anni ho visto sempre il D'Alema e con lui abbiamo parlato di argomenti vari in particolare riferiti all'editoria e ai problemi dell'Unità.

In una di queste occasioni chiesi al D'Alema se potevo portargli il Santini. Lui mi disse di sì. Preciso che io accompagnai il Santini da D'Alema nel suo ufficio di Campo De' Fiori (...) riferii tale circostanza anche al Bocchino per dirgli che mi ero dato da fare nell'interesse del Santini. Non ricordo se fui presente a tutto il colloquio. (...) Ho sicuramente segnalato il Mazzei (Roberto, ex n.1 del Poligrafico dello Stato ndr) al prof. Tremonti per fargli ottenere la nomina di Presidente del Poligrafico dello Stato.

CIANCIMINO DESTABILIZZA
"Il Presidente a cui si fa riferimento non può che essere Massimo D'Alema. Nelle conversazioni (con il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ndr) facciamo riferimento al "signor Franco" e alla dichiarazioni di Ciancimino Jr. Probabilmente esprimevamo preoccupazioni in ordine a notizie pubblicate dai giornali. (...) la nostra preoccupazione era quella di evitare ogni forma di destabilizzazione".

LA CRICCA
"Il Papa mi parlò della cricca e in particolare del filone di indagini che pendeva a Roma su Bertolaso. Me ne parlò sicuramente prima del deposito degli atti e più precisamente prima degli arresti".

MOSSE DELLA SANTANCHÉ
"La Santanché si trovò in un momento di difficoltà quando il segretario di A.N., Fini, la esautorò da tutti gli incarichi (...) Le suggerii di approdare nelle fila de "La destra" (...) il mio consiglio si rivelò sbagliato perché Berlusconi non permise l'apparentamento elettorale (...) Berlusconi, con cui avevo parlato, mi aveva promesso che l'apparentamento ci sarebbe stato (...)".

FINI TOGLIE IL VETO SU DANI
"La Santanché non venne eletta e io mi spesi per farla prima riavvicinare al Pdl e poi farle avere un incarico di governo. Ne parlai con Verdini, con Letta e con Berlusconi (...) mi dissero che non c'erano problemi ma c'era il veto di Fini (...) mi impegnai a convincere i finiani a togliere questo veto. Presi contatti con La Russa, con Ronchi e soprattutto con Bocchino che infine, fu decisivo (...) durante un pranzo a Montecitorio, presenti sicuramente Fini e Berlusconi, Bocchino annunciò che era stato tolto il veto alla Santanché, Fini annuì".

LIQUIDAZIONE MILIONARIA
"Ho ricevuto dalla Montedison circa 700 milioni delle vecchie lire. Fui licenziato da Guido Rossi ed Enrico Bondi".

MARIA ELENA VALANZANO
"La Valanzano era una collaboratrice del Papa e mi risulta che avesse un rapporto diretto con Berlusconi".

GIANNI PRENDE E DÀ
"Mi chiedete se io informassi Gianni Letta delle notizie e delle informazioni riservate di matrice giudiziaria comunicatemi da Papa. A tal riguardo vi dico che sicuramente parlavo e informavo il dottor Letta delle informazioni comunicatemi e partecipatemi dal Papa e in particolare di tutte le vicende che potevano riguardarlo direttamente o indirettamente come la vicenda riguardante Verdini, come quella inerente al procedimento che riguardava lui stesso e il Chiorazzo (...)".
(Angelo Chiorazzo, all'epoca presidente de "La Cascina", fu indagato con Letta per una vicenda legata ai centri di accoglienza per immigrati ndr.).

L'OSSESSIONE DI MASI
"Ribadisco che lo conosco fin dagli anni '70. Masi ha sempre avuto il pallino di andare a fare il direttore della Rai (...) ebbi occasione di parlare anche con Berlusconi di tale sua aspirazione e gli dissi che secondo me Masi non aveva il carattere adatto per fare il direttore Rai, avendo un'ottima predisposizione per fare l'uomo delle istituzioni".

L'AMICIZIA CON SCARONI
"Ho un rapporto di estrema consuetudine anche con lo Scaroni (Paolo, amministratore delegato di Eni ndr.), pupillo di Agostino Rocca, amico di mio padre. Scaroni è stato tanti anni in Inghilterra; un giorno mi chiamò e mi disse che lo stava cercando Bruno Ermolli (uomo Fininvest vicinissimo al Cavaliere ndr.); era l'epoca del primo governo Berlusconi; io dissi a Scaroni che l'Ermolli aveva un ruolo privilegiato con Berlusconi soprattutto per ciò che riguardava le nomine; io gli consigliai di andare e poi ne parlai anche con Letta dicendo che Scaroni era una persona molto capace. Posso dire che quella tornata di nomine la fece Ermolli, dall'Enel poi lo Scaroni passò all'Eni (...)".

BISI&ROMANI
"Io ogni tanto andavo a trovare il Romani (Paolo Romani, all'epoca sottosegretario alle Attività Produttive ndr.) presso il suo ufficio ministeriale. In tale circostanza appresi del rinnovo contrattuale di Scaroni. Escludo che tale confidenza mi sia stata fatta in un'occasione ufficiale (...)".

PARCO GIOCHI ROVATI
"In alcune conversazioni io e il Prefetto di Roma Pecoraro facciamo riferimento a una vicenda che riguardava il Parco giochi di Valmontone. In sostanza il Pecoraro, sapendo che io ero buon amico del Rovati (Angelo Rovati, imprenditore e ascoltato consigliere di Romano Prodi ndr.), mi disse che Rovati stesso, interessato a tale opera, avrebbe avuto problemi e che lui non avrebbe mai potuto autorizzare l'apertura per problemi di viabilità legati all'Autostrada A1. In buona sostanza il Pecoraro mi disse di mettere in guardia il Rovati consigliandogli di uscire dall'affare".
(Per la cronaca, essendo sul territorio italiano, Rainbow magic Land, ha superato fiabescamente qualunque problema di autorizzazione, essendo regolarmente aperto al pubblico ndr).

LA BUFALA BOFFO,
"A proposito della vicenda Boffo, mi ricordo che Chiocci mi disse che se avesse avuto il tempo di verificare la notizia si sarebbe accorto che era tutta una bufala; il Chiocci si rammaricò che il Giornale non gli diede il tempo di effettuare le opportune verifiche".
(a scrivere materialmente la notizia fu il suo collega Villa ndr).

 

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