IL BOTTO DI FINE ANNO: IL 1 AGOSTO 2024 (DUE SETTIMANE DOPO IL TAGLIO SUL CAPOCCIONE) GENNARO…
Roberto Giovannini per “la Stampa”
L' esperienza di Tito Boeri all' Inps, con ogni probabilità, si sta per concludere. I due vicepremier, azionisti di maggioranza del governo giallo-verde, hanno deciso di staccare la spina. E lui, l' economista della Bocconi dalle mille idee e dal temperamento battagliero, pur convinto di aver sempre fatto il suo dovere, e di non aver mai commesso nessun atto men che rispettoso nei confronti delle istituzioni, non ha nessuna intenzione di inchiavardarsi alla poltrona.
Dopo aver diffuso un durissimo comunicato ufficiale in cui ha tagliato tutti i ponti alle sue spalle - accusando i suoi ministri vigilanti, Luigi Di Maio e Giovanni Tria, di "negazionismo economico" - Boeri ai suoi collaboratori ha ribadito ieri di essere prontissimo ad andarsene
subito, anche prima della scadenza della sua presidenza, prevista per il febbraio del 2019.
Lo aveva detto chiaro e tondo lo scorso 6 dicembre 2017, dopo l' ennesima polemica: «Se vogliono liberarsi di me c' è un modo molto semplice - aveva detto allora - mi convochi il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, e mi dica che non c' è più fiducia, o che considera terminato il mio mandato. Un secondo dopo mi dimetterei».
Quanto valeva per Renzi e per Gentiloni vale anche per la triade Conte/Salvini/Di Maio, ha fatto sapere ieri Boeri. «Se il governo non ha fiducia in me - avrebbe detto - basta convocarmi e dirmelo». Ma certamente l' economista milanese non si dimetterà perché il ministro dell' Interno, che non ha alcun ruolo nei confronti dell' Inps, ne chiede la testa su Twitter e Facebook. Serve un atto formale.
Ricucire è complicato
Difficile immaginare che dopo l' incidente della relazione tecnica del "decreto dignità" sia possibile davvero ricucire i rapporti tra presidente dell' Inps ed Esecutivo. Qualche giorno fa Matteo Salvini ne aveva chiesto esplicitamente la testa.
A difenderlo ci avevano pensato il vicepremier Luigi Di Maio e il presidente della Camera Roberto Fico, compiaciuti della collaborazione fornita dall' Inps nella preparazione della delibera sul ricalcolo contributivo dei vitalizi e nella predisposizione dell' analogo intervento sulle pensioni d' oro.
Stavolta però lo strappo appare troppo grave. Poco conta se la prima mossa per "correggere" la relazione tecnica del "decreto dignità" sia stata dell' Inps o della Ragioneria. L' attacco di Di Maio alla "manina", rivolto chiaramente contro il Tesoro e il ministro Tria, è stato parato dal titolare del ministero di Via Venti Settembre, che con il comunicato congiunto di ieri ha difeso i suoi uffici scaricando tutta la colpa proprio su Boeri.
Che non se l' aspettava: e che ha risposto piccato, definendo le parole dei ministri Tria e Di Maio «un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche». Così come aveva già risposto a Matteo Salvini, anche ai suoi ministri vigilanti Boeri ha detto che «i dati non si fanno intimidire».
Nessun ostacolo
Al termine di una domenica campale dalle stanze dell' istituto previdenziale si ribadisce e si puntualizza con determinazione che l' Inps non ha mai voluto mettere i bastoni tra le ruote o fare sgambetti a chicchessia: ha fatto esclusivamente valutazioni tecniche.
Danno fastidio le stime che prevedono una diminuzione dei contratti a termine? Come tutte le altre stime elaborate in questi casi hanno dei margini di errore; ma sono frutto di un lavoro e di un metodo statistico economico che è quello sempre utilizzato in questi anni con tutti i governi e in tutte le materie di volta in volta affrontate.
E al ministro Tria che le definisce «non valide scientificamente», dal vertice dell' Inps si invita - quasi in una polemica accademica tra professori, uno della Bocconi e uno dell' Università di Roma Tor Vergata - a motivare nel merito e puntualmente quali sarebbero mai gli errori delle stime contestate, messe a punto per il "decreto dignità".
jhon r phillips e tito boeri (1)
Peraltro, si fa osservare dall' Inps, se queste elaborazioni erano tanto sbagliate, perché mai poi la Ragioneria e il Mef le hanno considerate in due occasioni valide, e alla fine addirittura ufficialmente «bollinate»?
E adesso? Adesso niente, ragiona Boeri. Si continua a lavorare come sempre, dice.
In attesa di quella chiamata a Palazzo Chigi.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – RENZI CI AVEVA VISTO GIUSTO: VOLEVA COME LEADER DEL CENTRO PIERFERDINANDO CASINI -…
DAGOREPORT - CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI (E UN GOVERNO) ALL'ALTEZZA, CECILIA SALA NON SAREBBE…
TE LO DO IO IL 2024! - CARLO FRECCERO: “NELL’EPOCA DELLA NOTIZIA TAROCCATA, IL GOSSIP RAPPRESENTA…
DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
FLASH – LA DISPERATA CACCIA AI VOTI PER ELEGGERE SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA RAI FA UN’ALTRA…