hillary house of cards

LA BOMBA (ALL’URANIO) DEL ''NY TIMES'' SU HILLARY: DA SEGRETARIO DI STATO FACILITO’ L’ACQUISIZIONE DA PARTE DI MOSCA DI UNA SOCIETA’ PER L’ESTRAZIONE DI URANIO - E NELLE CASSE DELLA SUA FONDAZIONE AFFLUIRONO MILIONI DI RUBLI

Glauco Maggi per “Libero Quotidiano”

 

hillary clinton nel video in cui annuncia la sua candidaturahillary clinton nel video in cui annuncia la sua candidatura

La nuova bomba che ha colpito la campagna di Hillary è all'uranio, e la sua devastante efficacia è amplificata da chi l’ha sparata, il liberal New York Times. Sotto il titolo «Il denaro è affluito alla Clinton Foundation mentre i russi premevano per il controllo di una società di estrazione dell’uranio» c’è una lunga inchiesta sugli intrecci finanziari della famiglia dell’ex presidente e dell’ex segretaria di Stato con gli interessi espansionistici del Cremlino in quel settore strategico.

 

Era stata la stessa Pravda, raggiante, a titolare nel gennaio del 2013 «L’energia nucleare atomica russa conquista il mondo». La notizia era che l’agenzia governativa Rosatom aveva preso il controllo di una compagnia canadese con miniere di uranio dall’Asia Centrale al Wyoming negli Usa. A condurre l’affare era stato un gruppo di leader di imprese estrattive canadesi, tra i maggiori finanziatori dei Clinton, che creò, finanziò e alla fine vendette ai russi una società di nome Uranium One.

elizabeth warren hillary clintonelizabeth warren hillary clinton

 

Oltre alle miniere del Kazakhstan, tra le più redditizie al mondo, quella vendita, scrive il NYTimes, diede a Putin il controllo di un quinto della produzione potenziale di uranio degli Usa. Essendo un bene strategico con implicazioni per la sicurezza nazionale, l’affare doveva essere approvato da rappresentanti di varie agenzie governative Usa, tra cui primeggiava il Dipartimento di Stato retto dalla Clinton (quella del famoso slogan d’esordio «cara Russia, facciamo il reset delle nostre relazioni»).

 

HILLARY CLINTON HILLARY CLINTON

I russi assunsero il controllo di Uranium One in tre separate transazioni dal 2009 (il primo di Hillary ministro) al 2013, periodo in cui, secondo documenti canadesi, un flusso di cash entrò nelle casse della Fondazione. Il chairman di Uranium One usò la Fondazione della propria famiglia per fare 4 versamenti per 2,35 milioni, e altri dirigenti fecero donazioni per somme minori. Questi contributi non furono resi pubblici dai Clinton, malgrado l’accordo con la Casa Bianca di rivelare tutti i donatori.

 

hillary clinton in iowahillary clinton in iowa

Poco dopo che i russi annunciarono l’intenzione di acquistare la maggioranza delle azioni di Uranium One, Bill incassò 500mila dollari per un discorso presso una banca d’investimento a Mosca, legata al governo e coinvolta nell’affare. L’indagine del NYTimes sulla Uranium One si basa su dozzine di interviste e su rapporti finanziari presso le autorità di Canada, Russia e Stati Uniti. Il declino della credibilità di Hillary è avviato, e proprio sul tasto della fiducia.

 

Nel sondaggio della Quinniapac University il 54% (61% degli uomini e 47% delle donne) dice che «non è onesta e degna di fiducia», e solo il 38% le crede. Per la prima volta da decenni, più gente la giudica sfavorevolmente (47%) che bene (46%).

 

hillary clinton  in iowahillary clinton in iowa

Nei testa a testa con i repubblicani, Marco Rubio, senatore «cubano» più giovane di lei di 25 anni, ha ridotto al 43% contro il 45% il distacco che era di 5 punti un mese fa, prima che lui scendesse in campo e che lo scandalo della Fondazione iniziasse a prendere quota. Il trend gioca a favore di Rubio, ancora poco conosciuto e con una storia familiare edificante da raccontare.

 

Di Hillary si pensava di sapere tutto, ma se anche il New York Times si mette a scavare con occhio investigativo sui suoi intrallazzi, mala tempora currunt per lei. Il giornale sogna un’alternativa, liberal, e fa sulla Clinton reportage veri.

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Ma gli anti repubblicani sanno una cosa, per certo. Quando sarà Hillary ad assicurarsi la nomination del partito - oggi è al 60% contro il 10% di Joe Biden e con nessuna «Elizabeth Warren» in vista - la «Signora in Grigio» si accoderà mansueta dietro di lei.

 

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