DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Carlo Bertini per “La Stampa”
«Votare a favore del Green Pass in Consiglio dei ministri e contro in Parlamento è un atteggiamento poco responsabile. Salvini pensa più ai voti che agli italiani. I miei colleghi presidenti di Regione di centrodestra agiscono diversamente».
Stefano Bonaccini stronca Matteo Salvini, promuove i governatori leghisti e blinda Mario Draghi a Palazzo Chigi: liquidando qualsiasi suggestione, germogliata anche nel Pd, di mandarlo al Colle per andare a votare insieme ai 5 stelle. «Nessuno in Italia auspica una crisi di governo. Lascerei Salvini a queste tattiche, visto che non portano consenso nemmeno a lui».
Però al Pd non paga la permanenza in questo governo. E dai sondaggi neanche alla Lega. Perché, visto che il gradimento di Draghi?
«Non mi interessano i sondaggi. Completare la campagna vaccinale e fermare il Covid, rimettere in sicurezza il sistema sanitario e la scuola, così come l'economia, il turismo, il commercio, la cultura, creando occupazione di qualità, per tornare a una piena socialità. E spendere presto e bene i soldi che l'Europa ci ha accordato.
Sono queste le priorità, e il lavoro del governo Draghi è il nostro lavoro. Alla fine, sarà più forte il partito che più seriamente avrà sostenuto questo sforzo, non chi avrà rincorso la Meloni».
enrico letta stefano bonaccini
Se le amministrative andranno male per la Lega, il governo poi rischierebbe?
«In queste settimane di campagna elettorale non ho incontrato una sola persona o un solo sindaco, di qualsiasi colore politico, che auspichi una crisi di governo. O incontro solo donne e uomini fuori dal mondo o è una certa politica che rischia di rimanere fuori dalla realtà, scollegata dalla vita di tutti i giorni».
Nel Pd c'è Goffredo Bettini che vorrebbe elezioni anticipate e Draghi presidente della Repubblica...
«Forse non tutti sanno che siamo in stato di emergenza e che il Covid non è sconfitto. Che gli oltre 200 miliardi dell'Europa vanno programmati e impegnati con scadenze ravvicinate o altrimenti non arriveranno. Che è anche e soprattutto da quei soldi che dipende la ripartenza dell'economia e del lavoro.
Oppure non si comprende che l'apertura di credito all'Italia dipenda dal fatto che ci sia Draghi e che le forze politiche si sono impegnate a sostenerlo in una situazione eccezionale».
Dunque il presidente Mattarella, se lo ritenesse opportuno, potrebbe fare un bis? O sarebbe un'anomalia da non ripetere?
«Non entro nel merito dell'elezione del Capo dello Stato. Quanto al presidente Mattarella, considero la sua guida e la sua autorevolezza una garanzia per tutti».
Guardando alle politiche del 2023 va costruita un'alleanza strutturale con M5S? Letta come si sta muovendo?
«Da un lato registro sintonia col presidente Draghi e la sua agenda, dall'altro lo sforzo di aprire il Pd e di rigenerare un campo democratico più largo. Due punti molto importanti perché ad aver più filo da tessere alla fine sarà chi avrà portato fuori il Paese dalla pandemia e dalla caduta economica del 2020.
E il sovranismo sta trovando proprio nel governo Draghi, fortemente europeista, la risposta più forte. Su impresa di qualità e lavoro, transizione ecologica e digitale, sanità pubblica e formazione, è possibile costruire un campo largo, fortemente alternativo alla destra».
Prima o dopo le politiche, sarà lei il prossimo sfidante di Letta?
«Quando Nicola Zingaretti si dimise, fui tra quelli che chiamarono Enrico Letta per chiedergli di fare un passo avanti e che lo avrei sostenuto. Non era allora e non è neppure oggi il tempo di un congresso. Faccio il presidente di una grande regione e il mio dovere è dare un contributo per far ripartire la mia comunità e il Paese».
Crede che gli elettori grillini ai ballottaggi si sposteranno sui candidati dem?
«Credo possa avvenire una convergenza sulla base dei programmi e di un'alternativa chiara e convincente. Quando alle regionali 2020 in Emilia-Romagna i 5 Stelle non accettarono una possibile alleanza, furono poi molti dei loro elettori a votare direttamente per me. Era ben chiara l'alternativa politica rispetto alla destra e non rinunciarono a scegliere autonomamente».
dario nardella stefano bonaccini bonaccini salviniSTEFANO BONACCINI ENRICO LETTA
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