DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
1 - GIUSTIZIA, È BATTAGLIA PER BLOCCARE BONAFEDE L'IPOTESI DELLA SFIDUCIA
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
I toni, sulla prescrizione, si fanno sempre più duri. Eppure, dietro le quinte, in Parlamento, si lavora con pazienza certosina a un' ennesima mediazione, una sorta di «lodo Conte» riveduto e corretto.
Ma Alfonso Bonafede nega che ci siano trattative in corso. Anzi, il Guardasigilli annuncia: «La prescrizione andrà avanti ed entro dieci giorni sul tavolo del Consiglio dei ministri arriverà la riforma del processo penale e lì ognuno si prenderà le proprie responsabilità».
Bonafede fa mostra di voler tirare dritto, accusa Matteo Renzi di «fare minacce» e insinua che le dichiarazioni di Italia viva siano scritte «da Salvini e Berlusconi». Di contro, Italia viva al Senato sta pensando se non sia il caso di adottare un' iniziativa clamorosa: la mozione di sfiducia individuale al ministro della Giustizia. A palazzo Madama i numeri ci sarebbero, visto che le opposizioni certo non voterebbero per sostenere il Guardasigilli.
alfonso bonafede lorenzo fioramonti
È un' eventualità, questa, che per ora rimane sullo sfondo. Ma c' è. In una riunione con i suoi Renzi, ragionando ad alta voce, non l' ha esclusa: «Mi domando se alla fine, pur di impedire questo scempio dello stato di diritto, non sia il caso di pensare a una mozione di sfiducia individuale...Certo, sarebbe un' extrema ratio... Sia chiaro, io non ho nessuna intenzione di mettere in crisi il governo, però Bonafede deve mollare. Non sarà oggi, non sarà domani, ma lui questa battaglia la perderà. Al Senato non ha la maggioranza. Io su questo sono tranquillo, anche se mi dipingono come uno che urla e minaccia.
Sono convinto che pure il Partito democratico cercherà di convincere il ministro perché sennò, a furia di correre dietro ai grillini, rischia di perdere voti».
Dunque Italia viva va avanti nella sua battaglia. E il capogruppo al Senato Davide Faraone avverte il Guardasigilli: «Caro Bonafede, non è Salvini che scrive i nostri testi, sei tu che ha scritto l' abolizione della prescrizione con lui. A noi non piace e la cambieremo. I numeri sono chiari, o li capisci o ci vediamo in Senato».
La giornata di ieri è stata tutto un rincorrersi di dichiarazioni di guerra. Il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D' Incà non le mandava certo a dire a Renzi: «Dovrebbe decidere cosa fare da grande, se vuole stare in maggioranza». Ettore Rosato gli replicava a muso duro: «Se Renzi smette di stare in maggioranza, D' Incà smette di fare il ministro. Il che non è necessariamente un dramma per l' Italia». E Bonafede, sempre più convinto che quella del leader di Iv sia una «provocazione» era netto: «C' è una maggioranza che lavora, però lavorare non significa urlare e strillare dalla mattina alla sera. Qualcuno si dovrebbe rendere conto che siamo in maggioranza, invece vedo toni da opposizione».
Questo quadro preoccupa non poco il Partito democratico. I timori sono trapelati nei discorsi che in questi giorni Nicola Zingaretti ha fatto con i suoi: «Conte deve capire che noi sosteniamo il governo e lo stiamo aiutando, ma lui non può più continuare a rinviare perché così non è che si risolvono i problemi. No, in questo modo i problemi ritornano, invariati. E si dà agio a Italia viva, che è in cerca di visibilità, di fare propaganda senza aiutare a trovare soluzioni». Insomma, il Partito democratico - e lo dice anche Andrea Orlando - continua a volere dal governo quel «cambio di passo», che tarda ad arrivare.
Alla Camera, però, i pontieri ieri erano al lavoro. Rimaneggiavano il «lodo Conte».
Ed escludevano la sospensione della prescrizione, come prevede l' emendamento al Milleproroghe di Lucia Annibali, perché su questo punto Bonafede non transige. Perciò si continua a lavorare, con piccoli aggiustamenti all' ipotesi di abolire la prescrizione in caso di una doppia condanna, in primo grado e in appello. Ma la fine non sembra vicinissima: ieri sera correva voce di un rinvio alla prossima settimana del vertice dedicato alla giustizia.
2 - L'AVVISO DI BONAFEDE A CONTE: " SE MI CHIEDE IL RINVIO, LASCIO" SENZA ACCORDO, È SFIDA IN AULA
Ilario Lombardo per “la Stampa”
«Se mi chiedono di accettare il rinvio della riforma della prescrizione mi dimetto. L' ho detto anche al presidente Conte: non esiste». Lo sfogo del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è stato raccolto dalla Stampa da ambienti vicini all' avvocato Guido Alpa, ambienti che il suo pupillo, il premier Giuseppe Conte, conosce molto bene e frequenta. Poi lo sfogo è rimbalzato anche alla Camera tra i partiti di maggioranza e di opposizione, ed è stato oggetto di dibattito dentro la pattuglia sempre più disorientata dei grillini. E in fondo non c' è da sorprendersi.
Anche nella cerchia più stretta del Guardasigilli fanno questo ragionamento: se è la riforma che caratterizza di più Bonafede, a cui ha legato strettamente il suo nome, tanto più dopo essersi impuntato nel duro braccio di ferro con Matteo Renzi, non suonerebbe come una sconfitta accettare la sospensione? A maggior ragione ora che è capodelegazione M5S e proprio perché a chiedere il rinvio di un anno è Renzi, attraverso un emendamento al decreto Milleproroghe della deputata Lucia Annibali che si voterà domani.
C' è un limite, per il ministro, che non può essere superato. Per il resto è pronto a sedersi e discutere, protetto dalle garanzie di mediazione offerte da Conte. Bonafede assicura che, come ulteriore prova di disponibilità, entro dieci giorni porterà in Consiglio dei ministri la riforma del processo penale, per non lasciare in un limbo eterno gli imputati. Dentro potrebbe essere contenuto il lodo Conte bis, anche detto «la scaletta», partorito dall' omonimo del premier e deputato di Leu Federico Conte. In pratica prevede il blocco della prescrizione solo in caso di doppia condanna, in primo e secondo grado.
Con l' assoluzione in appello, la prescrizione invece tornerebbe a correre. È un compromesso che anche gli uffici di Via Arenula avevano suggerito al ministro e sul quale si sarebbero ormai orientati tre partiti su quattro della maggioranza. Manca solo il via libera di Renzi.
AVVOCATI DI NAPOLI CON LE MANETTE PER PROTESTA CONTRO LA RIFORMA BONAFEDE DELLA PRESCRIZIONE
Se non dovesse arrivare, per Bonafede non resterebbe che il Parlamento. La sfida si sposterebbe in Aula. Il ministro lo dice da giorni e ieri lo ha ribadito: ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Il messaggio è stato trasferito ai capigruppo di Camera e Senato. La tesi da sostenere è che la prescrizione non è un argomento presente nel programma di governo. Per i vertici del M5S questo vuole dire che non c' è un vincolo di governo e che, come avvenne per la Tav, i grillini potranno difendere la bandiera in Aula, anche se lasciati soli, senza che per questo motivo venga messo a rischio il Conte II.
Perché il 24 si voterà il ddl del deputato di Forza Italia Enrico Costa che abroga la prescrizione e la maggioranza potrebbe uscirne platealmente spaccata. Ma la domanda è: in quel caso Bonafede si dimetterà? Sempre che il ministro non sospetti del bluff di Renzi.
La partita vera però potrebbe essere negli stessi giorni al Senato, dove Italia Viva è pronta a riproporre l' emendamento Annibali al Milleproroghe e dove i numeri sono molto più a rischio per il governo, perché Renzi può contare su 17 senatori.
Ma per i grillini altri cedimenti non sono possibili. Anzi, il dibattito politico offre occasioni per sognare una rivalsa, brandendo i temi più identitari che tornano in discussione, come la prescrizione, il taglio dei vitalizi, il dimezzamento dei parlamentari. Tutti successi precari del M5S. Non è un caso che, dopo un lungo silenzio, Luigi Di Maio sia tornato a parlare e non di esteri, per invitare «il popolo in piazza» il 15 febbraio: «Il sistema vuole cancellare le nostre leggi. Dobbiamo opporci alla restaurazione».
luigi di maio guarda fuori camera
Toni "dibattistiani" per difendere anche la prescrizione e darsi una rinfrescata di lotta mentre al governo si litiga.
Ma se la maggioranza è spaccata, non lo è di meno il M5S.
Solo subodorare la crisi fa entrare in fibrillazione alcuni grillini. Innervositi tanto dal muro di Renzi quanto da quello opposto di Bonafede.
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