DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Francesco De Dominicis per “Libero quotidiano”
Dice il capogruppo del Partito democratico che domani arriverà l' agognata lista dei membri della bicamerale sulle banche. Dopo qualche giorno di polemica e accuse di «melina», dunque, i dem, con Ettore Rosato, provano a uscire dall' angolo. A fatica. Perché in ogni caso, la Commissione parlamentare d' inchiesta sul sistema creditizio italiano partirà con ingiustificato ritardo. Le designazioni a fine di luglio erano quasi chiuse: tutto il mese di agosto è andato perso di fatto per colpa del Pd.
Un dramma, ma per pochi. Enrico Zanetti (Scelta civica) parla di «incredibile ostruzionismo», mentre Renato Brunetta (Forza Italia) sostiene si tratti di un «insulto alle istituzioni e ai cittadini». Di sicuro, è una clamorosa presa in giro. Secondo il Movimento 5 Stelle, gli «armadi del Pd sono pieni di scheletri» e l' ex premier, Matteo Renzi, vuole «coprire la famiglia Boschi (per il caso Etruria, ndr) e gli altri crimini del credito».
protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 11
Fatto sta che nel lungo, tortuoso percorso di gestazione, quasi nessuno ha scommesso più di tanto sulla capacità di questo organismo bicamerale di fare piena chiarezza su un decennio di scandali e disastri finanziari. Scandali e disastri - che inevitabilmente coinvolgono la vigilanza quantomeno distratta della Banca d' Italia e della Consob - per i quali non sarebbe sufficiente nemmeno il tempo stabilito dalla legge istitutiva della stessa commissione ovvero un anno. Magari, verrebbe da dire. La legislatura durerà al massimo altri sette, otto mesi. Pochi, pochissimi per squadernare la verità, dal Monte paschi di Siena a Banca Etruria, dagli istituti del Nord Est (PopVicenza e Veneto Banca) al dissesto di decine di realtà minori.
Un traguardo, quello della completa verità, che peraltro non sembra essere nel mirino del governo di Paolo Gentiloni, che poco o nulla si è speso per la faccenda. Va registrato - per onore di cronaca - l' auspicio a «fare presto» espresso giusto ieri dal sottosegretario all' Economia, Pier Paolo Baretta. Ma con ogni probabilità, il Parlamento non darà seguito all' appello dell' ex sindacalista.
Dicevamo del sistema dei controlli e delle falle nelle autorità chiamate a supervisionare i mercati finanziari. Che qualcosa non abbia funzionato al meglio - in questi ultimi anni - è sotto gli occhi di tutti. E per la politica, che cerca di rifarsi la verginità e di celare le proprie responsabilità, puntare il dito contro gli sceriffi è uno scherzo da ragazzi . Nelle prossime settimane, così, si regoleranno i conti nei palazzi romani.
Per una coincidenza, i capi delle due istituzioni sono a fine mandato: scade a novembre quello del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, e il 15 dicembre termina quello del presidente della Consob, Giuseppe Vegas. Quest' ultimo, per statuto, non può essere confermato per altri sette anni. Mentre l' inquilino di palazzo Koch potrebbe fare un altro giro fino al 2023.
E quella di via Nazionale è senza dubbio la partita più delicata. Visco è da tempo nel mirino di Renzi. Che ieri, intervistato da Radio Capital, ha provato a "licenziare" il numero uno dell' ex istituto di emissione: «Spero che il governo faccia una scelta all' altezza dei compiti» ha detto il segretario del Nazareno quasi a voler bocciare l' operato del governatore in carica, che per ora si trincera in un silenzio che comincia a far rumore.
L' ultima parola spetta al presidente della Repubblica e finora Sergio Mattarella non ha mai fatto mancare il suo sostegno all' economista napoletano. Il primo a dare le carte, però, sarà Gentiloni. E potrebbe tentare di sostenere il «bis» anche come prova di forza nei confronti di Renzi.
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