DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
1 - "DA D'ALEMA FRASI INFELICI CHI VUOLE DRAGHI AL COLLE PUNTA AL VOTO ANTICIPATO"
Alessandro Di Matteo per "la Stampa"
Chi vuole eleggere Mario Draghi al Quirinale punta ad andare a elezioni a giugno, Maria Elena Boschi ne è convinta. «Meloni, Conte e Letta vogliono il voto». L'attuale premier sarebbe un «ottimo presidente», chiarisce, ma «andare a votare nel 2022 sarebbe un errore» e il governo senza Draghi «sarebbe meno forte».
Parte la convocazione dei grandi elettori per il Quirinale. I partiti però sembrano completamente impantanati, e non pare la solita pretattica. La situazione può sfuggire di mano?
«Chi ha esperienza di elezione per il Quirinale sa che i giochi si fanno nell'ultima settimana. Nei giorni precedenti l'elezione di Mattarella, il governo approvò l'abolizione dell'Imu, la storica riforma delle popolari, il "Jobs act". Non sprechiamo questo tempo».
maria elena boschi matteo renzi
Draghi ha detto che se la maggioranza si spacca sul Colle è difficile immaginare che poi il governo vada avanti. Siete ancora convinti che il presidente possa essere eletto da una maggioranza diversa?
«È la Costituzione che prescrive due quorum diversi. Fisiologico dunque che possano esservi maggioranze diverse. Ma l'auspicio di Draghi della più ampia condivisione è senz' altro da raccogliere».
mario draghi sergio mattarella
Tutti dicono che Draghi è una risorsa alla quale l'Italia non può rinunciare. Ma non si rischia di bruciarlo tenendolo a palazzo Chigi? Al massimo tra un anno si vota, che garanzie ci sono che dopo le elezioni resti a palazzo Chigi o venga eletto al Colle?
«Non appartengo al gruppo di chi vuole spiegare a Draghi che cosa deve fare da grande. Lo giudico un ottimo premier e sarebbe un ottimo presidente della Repubblica. Per eleggerlo, però, serve che il Parlamento abbia le idee chiare sul dopo.
Andare a votare nel 2022 sarebbe un errore e un governo tecnico senza la credibilità di Draghi sarebbe meno forte. Dunque vediamo cosa costruirà la politica».
La sensazione è che buona parte della politica voglia liberarsi della "tutela" dell'ex presidente della Bce
«No. La sensazione è che molti vorrebbero correre alle urne: la Meloni, Conte, Letta vogliono il voto. Loro manderebbero Draghi al Colle solo per andare a votare a giugno di quest' anno».
Conferma che non voterete Berlusconi per il Colle?
«Noi di Italia Viva non abbiamo fatto nomi, non iniziamo a farlo adesso».
Ma pensate che Berlusconi faccia sul serio o vi aspettate che all'ultimo momento provi a fare il king-maker?
«Sinceramente non sono nella testa di Berlusconi, ma comunque a fine gennaio avremo il nuovo presidente. Anche su Mattarella sembrava impossibile la chiusura, oggi sono tutti d'accordo nel dire che sia stato un ottimo presidente».
Talmente ottimo che i senatori M5s hanno rotto il tabù e chiedono il bis di Mattarella. Che ne pensa?
MARIA ELENA BOSCHI E MATTEO RENZI
«Direi che è un bel cambiamento, visto che nel 2018 erano quelli che chiedevano l'impeachment di Mattarella. Oggi ne chiedono la rielezione. Ma non è la prima giravolta che fanno.
È anche la conferma che Conte non controlla in nessun modo i suoi gruppi parlamentari, visto che sono giorni che propone una donna al Colle. Noi Mattarella lo abbiamo indicato e votato nel 2015, ma mi pare che il presidente abbia escluso in modo netto un suo secondo mandato».
Di certo su Berlusconi non è possibile nessuna larga intesa, il Pd non ci sta. Il centrodestra dovrebbe fare chiarezza su questo?
«Il centrodestra ha nel 2022 più grandi elettori di quanti ne avesse Renzi nel 2015. Noi riuscimmo ad essere decisivi, cosa che non riuscì a Bersani nel 2013 pur avendo gli stessi numeri. Salvini e Meloni hanno i numeri. Vedremo se avranno le capacità o finiranno come Bersani».
D'Alema vi ha definiti una «malattia». Questo chiude definitivamente la possibilità di un'alleanza tra voi e il centrosinistra alle prossime elezioni?
«Per D'Alema aver fatto le unioni civili, un milione di posti di lavoro, industria 4.0, portato il Pd a governare 17 Regioni e prendere il 40% è una malattia. Questa sua frase - infelice verso chi soffre perché malato sul serio - può essere un'opportunità per il Pd per capire se vogliono essere la casa dei riformisti o un club di massimalisti.
Si può stare con la piazza di Landini e pensare di rappresentare i riformisti? D'Alema va ringraziato. La sua consueta arroganza ha posto un tema vero: quale spazio per i riformisti nel Pd? E dalla risposta a questa domanda dipenderà anche il nostro sistema di alleanze. Intanto sono felice: tutte le volte che D'Alema ci insulta mi ricordo perché abbiamo fatto bene a creare Iv».
LA VIDEOCHIAMATA ZOOM DI FINE ANNO DI ARTICOLO 1
2 - IL CENTRO DI RENZI & TOTI PIANO PER DRAGHI AL COLLE
Mario Ajello per "il Messaggero"
C'è un documento che gira di mano in mano tra i maggiorenti, pochi e di alto livello, dei centristi di Coraggio Italia e di Italia Viva, i due gruppi che hanno deciso - frequenti le vicendevoli telefonate tra i leader, Toti e Renzi - di unirsi per giocare da protagonisti la partita del Quirinale.
In questo testo, che se verrà condiviso rappresenterà il punto d'inizio per questo agglomerato né di destra né di sinistra, si traccia un percorso possibile per l'elezione del presidente della Repubblica e l'identikit per la figura da mandare sul Colle è quello di Mario Draghi. Ma con due condizioni incorporate, ed essenziali per gli 80 grandi elettori della nascente area di centro.
La prima è che il nuovo presidente non sciolga le Camere - e Draghi già ha fatto capire che è l'unico in grado di non scioglierle - e la seconda è che sia garantita la creazione di una nuova legge elettorale di tipo proporzionale, la sola adatta a far esistere una forza mediana che può contare e che, nelle previsioni o nelle speranze di Renzi, può raggiungere almeno il 10 per cento.
Insomma l'accordo Renzi-Toti è fatto e la fisionomia di Draghi al Quirinale, o comunque di un nome condiviso per quell'alta carica, è parte fondamentale dell'operazione. Che anticiperebbe, sul nome di Draghi, le mosse del Pd che lettianamente è sempre più orientato a sostenere il trasloco del premier al Colle.
C'è chi assicura tra i centristi che già ci sarebbero stati, a proposito di questa operazione, contatti con Draghi: ma questa è solo una voce e di voci anche incontrollate in una fase così confusa e magmatica ne girano tante.
Di sicuro, il pacchetto di proposte dei centristi - loro dicono di poter arrivare a 100 parlamentari - contiene oltre al no al voto anticipato e il sì proporzionale anche la garanzia che possa esserci un governo fotocopia di quello draghiano, e basato naturalmente sull'Agenda Draghi, che porti il Paese fino alle elezioni del 2023.
La road map, di cui il documento che circola tra i centristi è un tassello, prevede un percorso a tappe. Creare a partire dall'elezione per il Colle un vero Centro che potrebbe chiamarsi Nuova Italia o Italia Nuova o qualcosa di simile e che comunque avrà un nome nuovo per un soggetto nuovo.
romano prodi dario franceschini massimo dalema pierluigi bersani
Che potrebbe includere svariati ex renziani rimasti nel Pd, sia quelli timorosi che il ritorno di D'Alema, Bersani, Speranza e compagni nel partito dem lo sposterà ancora più a sinistra, sia quelli che uniscono a questa paura quella ben più consistente di non venire ricandidati da Letta al prossimo giro dove oltretutto i seggi saranno di meno, il segretario un po' di collegi sicuri li dovrà concedere ai rientranti da Articolo 1 e in più ha il bisogno e il piacere di salvare alcuni della corrente ex renzista di Base Riformista (con cui ormai ha siglato abbondantemente la pace) ma molti altri li mollerà. Infatti si sono intensificati in questi giorni di vacanza i messaggini tra dem ancora molto affezionati a Matteo (tra questi non c'è affatto solo Marcucci) e il loro ex leader rimasto nel cuore di alcuni.
IL MAI DIRE MAI
Il Centro Renzi-Toti è dunque anche un'opa ostile sul Pd, oltre che sui berlusconiani. E uno dei big di Coraggio Italia, Osvaldo Napoli, osserva: «Renzi ormai ha rotto gli indugi. Si è staccato dalla sinistra. Chi può mai immaginarlo su un palco insieme a Letta e a Conte, ai quali si aggiungerà presto D'Alema magari col pugno chiuso?».
Il progetto prevede la convergenza su Draghi per il Colle (senza escludere altre possibilità), poi una sorta di federazione centrista e, infine, alla vigilia del voto del 2023, la presentazione del soggetto elettorale. Intanto chi ha sentito Salvini nelle ultime ore assicura che l'operazione dei centristi su Draghi in qualche modo lo riguarda. Tutto sarebbe nato dal suo lungo colloquio con Renzi (di notte al Senato durante il voto di fiducia sul bilancio) quando i due Mattei sembravano convincersi a vicenda. L'opzione Draghi da Salvini non è stata mai scartata. E c'è chi giura che ne abbia parlato con Berlusconi come inevitabile piano B.
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