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Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
Emiliano dice che in Italia non c' è democrazia perché questa maggioranza è stata votata da meno gente di quanta abbia votato per il referendum .
«Capisco che chi perde un appuntamento elettorale o, come in questo caso, un referendum, cerchi mille interpretazioni per dimostrare che non ha perso. Vedo che Emiliano sta impiegando tutta la sua fantasia, però onestamente, la verità dei fatti è questa: si è votato per un referendum che riguardava un argomento specifico e che evidentemente non interessava alla maggioranza degli italiani.
MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI
Il referendum non ha raggiunto il quorum nemmeno in Puglia, per cui, se dovesse valere il ragionamento di Emiliano, io mi preoccuperei per lui, come presidente di regione, visto che non ha il 50 più uno per cento nella sua terra. Comunque, questo non era un referendum sul governo, né un referendum politico. Lo abbiamo detto dall' inizio. Se adesso - finito il referendum - le regioni promotrici si occupassero di sistemare i depuratori e ridurre le liste d' attesa nella sanità penso che saremmo tutti più felici».
I referendari dicono che dovete tenere conto dei 13 milioni dei «Sì».
«È stato lo stesso Renzi a dire che si riparte tutti insieme tenendo conto anche degli italiani che hanno votato per il "sì" e credo che questo possa essere uno stimolo per noi per fare ancora di più in tema di strategia energetica sulle fonti alternative. Sapendo però che abbiamo una buonissima base di partenza, perché l' attività del governo è già incentrata sulle rinnovabili, tant' è vero che in questo campo abbiamo risultati addirittura superiori a quelli della Francia e della Germania.
maria elena boschi come la thatcher
Domenica però non si votava su questo tema. Il referendum, checché ne dicano i promotori, non era sulle energie rinnovabili. Io il referendum l' ho interpretato così: volete o non volete continuare a garantire undicimila posti di lavoro? Questa è la ragione per cui abbiamo scelto di astenerci».
Ernesto Carbone ha irriso i referendari con uno «Ciaone» su Twitter.
«Nessuno ha irriso chi ha partecipato e votato al referendum, anzi nutriamo massimo rispetto per chi si è recato alle urne. Il "Ciaone" che alcuni hanno utilizzato era un modo di ironizzare, che tra l' altro spesso si usa nella comunicazione dei social, rivolto a una parte della classe dirigente che ha promosso il sì e non all' elettorato.
Alla classe dirigente delle regioni che ha promosso un referendum che non ha coinvolto la maggioranza degli italiani e che ha comportato comunque un impegno e dei costi per tutti i cittadini. Poteva essere evitato il "Ciaone"? Certo. Ma che quelli del "vaffa day" o chi ci ha definito venditori di pentole adesso facciano gli istituzionali e si scandalizzino per un "Ciaone" la dice lunga».
Ora tocca al referendum costituzionale.
«Si tratta di due referendum molto diversi. Quello d' autunno non è su un tema specialistico, come la proroga delle concessioni per le trivelle, perciò ci auguriamo che ci sia una grande partecipazione. Noi abbiamo fortemente voluto sin dall' inizio questo referendum che prevede un sì o un no secco senza quorum di partecipazione, perché riteniamo che su un tema che coinvolge 40 articoli della nostra Costituzione, non si possa non sentire l' opinione dei cittadini perché riguarda il futuro di tutti noi.
Tant' è vero che il governo ha scelto di promuovere il referendum quando c' era un' amplissima maggioranza in Parlamento, nella fase in cui non solo FI era con noi ma anche la Lega aveva votato sì in commissione. È una scelta che confermiamo e i nostri parlamentari raccoglieranno le firme per chiedere il referendum».
MADIA BOSCHI GIANNINI FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Tutte le opposizioni stanno raccogliendo insieme le firme...
«La loro è ormai una alleanza strutturata: tutti contro il governo. Sarà bello vedere insieme Salvini e Vendola, Grillo e Brunetta e Berlusconi. Noi siamo convinti che gli italiani sapranno benissimo da che parte stare».
Se la minoranza del Pd si schiera per il no ?
«A differenza di altri partiti noi non cacciamo nessuno; lo abbiamo dimostrato anche concretamente respingendo le dimissioni che aveva presentato Walter Tocci in Senato quando non ha votato le riforme costituzionali in Aula. Insomma, non siamo quelli che espellono. Il Pd, però, si impegnerà al cento per cento per il si a una riforma che il partito ha votato compattamente in Parlamento. Sinceramente, troverei singolare se poi non ci fosse lo stesso tipo di impegno nel vincere il referendum e nell' organizzare i comitati per il si soprattutto da parte di senatori e deputati che hanno approvato il ddl in Aula».
I comitati saranno l' embrione del Partito della nazione?
«Macché! Ci sarà un comitato nazionale che ovviamente non sarà coincidente con il partito. Del resto tutti i comitati referendari sono sempre extra partito, fermo restando che il Pd, attraverso la sua organizzazione, sosterrà la campagna del sì, così come faranno gli altri partiti che hanno concorso alla riforma: da Ncd, Scelta Civica, Ala...Io credo che i comitati saranno un' occasione straordinaria per allargare la partecipazione dei cittadini».
Vi volete dare la legittimità popolare con il referendum?
«Al di là del fatto che in un sistema parlamentare noi siamo perfettamente legittimati dal Parlamento che ci ha dato la fiducia, è ovvio che se dovessero vincere i no, il nostro governo, che è nato per fare le riforme, non potrebbe fare finta di niente. Se invece passeranno i sì, si andrà avanti fino alle elezioni del 2018. Ma le stesse domande ci venivano fatte prima delle europee del 2014 e abbiamo fatto un risultato storico: mi piace questa riflessione sulla legittimazione popolare: porta bene».
Le Amministrative saranno una prova difficile.
«Non più di altre sfide. Ce la giochiamo in tutte le città. Non ci sono risultati scontati. Sappiamo che non partiamo avvantaggiati nelle grandi città perché comunque a Milano non c' è un sindaco del Pd, anche se c' è un' alleanza di centrosinistra, a Napoli non c' è una nostra giunta e a Roma sappiamo come è andata. Ma ce la giocheremo, sapendo che per il governo la vera sfida decisiva è quella del referendum».
Lei non si sente un po' un bersaglio usato per colpire il governo?
«C' è una rassegna stampa abbastanza voluminosa su di me. Ci sono più articoli su di me che sull' immigrazione, che è un tema fondamentale per il Paese, e questo è impressionante. Però tra la gente normale, quando cammino per strada o vado a fare la spesa, mi trovo a mio agio senza difficoltà o contestazioni. Anzi, mi dicono di non mollare».
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