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LA BOSCHI SI SMENTISCE ANCORA: NESSUNA QUERELA A DE BORTOLI. SONO SCADUTI I TERMINI - LA COCCA DI RENZI AVEVA ANNUNCIATO DI VOLER PORTARE IN TRIBUNALE L'EX DIRETTORE DEL "CORRIERE" PER LE RIVELAZIONI SU BANCA ETRURIA: AVEVA SCRITTO CHE LA MINISTRA HA CHIESTO ALL'ALLORA AD DI UNICREDIT FEDERICO GHIZZONI DI RILEVARE LA BANCA DI PAPA'

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Roberto Scafuri per “il Giornale”

 

Allora era vero: Ferruccio de Bortoli si conferma giornalista autorevole e quanto riportato a pagina 209 del suo libro Poteri forti (o quasi) non solo non aveva intento diffamatorio verso l' allora ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ma non è neppure smentibile dalla medesima. A certificare il «come volevasi dimostrare» è il Fatto quotidiano, che segue sempre le vicende giudiziarie con meticolosa applicazione e ieri ha rilevato che i termini previsti per il reato di diffamazione a mezzo stampa (tre mesi) sono ampiamente trascorsi.

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«Il vicepresidente della banca aretina (Etruria, ndr), Pierluigi Boschi, padre di Maria Elena - è scritto nel libro -, aveva incontrato il faccendiere sardo (Flavio Carboni, ndr) in un paio di occasioni durante le quali gli avrebbe chiesto consigli... L' allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all' ad di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all' ad di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere...».

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Questo il passo completo che riapre dunque il «caso» dell' attuale sottosegretaria alla presidenza del consiglio. Caso che andrebbe perciò rivalutato su basi nuove e ora certe; non potendolo fare un' aula di tribunale (nel caso fosse arrivata la preannunciata e attesissima querela, avrebbe finalmente potuto essere chiamato a testimoniare Federico Ghizzoni), né la commissione d' inchiesta sulle banche istituita in Parlamento (farà appena in tempo a insediarsi prima che si chiuda la legislatura).

Resterebbe da stabilire soltanto il nodo politico del comportamento della Boschi.

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La quale, in Parlamento il 18 dicembre 2015, ebbe a dire solennemente: «Io, come ministro, sono sempre stata dalla parte delle istituzioni, non ho mai favorito la mia famiglia, non ho mai favorito i miei amici... Non c' è dunque conflitto d' interessi, non c' è dunque alcun favoritismo, non c' è alcuna corsia preferenziale... Non ho tutelato la mia famiglia».

 

Eppure un ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento che si occupa di una crisi bancarie appare, come ha scritto de Bortoli, almeno «inusuale». Tanto da creare almeno qualche imbarazzo.

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Il punto, però, rischia di non essere neppure questo, visto che non c' è alcuna prova di favoritismo. È che la Boschi, contrariamente al ministro Delrio, che ha ammesso di essere intervenuto da sottosegretario alla Presidenza affinché la Popolare dell' Emilia Romagna valutasse l' acquisto di Etruria, ha smentito recisamente di essersene mai occupata.

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Dunque, sembrerebbe aver mentito in maniera clamorosa (ora documentata) al Parlamento e agli italiani. Di più: «Senza apparire arrogante - aggiunse -, voglio sfidare i firmatari (della mozione di sfiducia del 2015, ndr): mi si dica se sono mai venuta meno ai miei doveri istituzionali e sarò la prima a lasciare... non aspetterò nemmeno l' esito del voto». Ecco, siamo consci che sarebbe solo puntiglio o questione di principio. Ma neppure noi vorremmo aspettare oltre.