GLI ULTIMI COLPI DI BOSSI - “DA SOLI ALLE URNE PER CONTARCI. SE SI VINCE, BENE. SE DOVESSE ANDARE MALE, ALMENO AVREMMO DIMOSTRATO LA NECESSITÀ DELL'ALLEANZA CON BERLUSCONI” - PER LA PRIMA VOLTA IL SENATUR AMMETTE DI NON HA MAI CONDIVISO LA SCELTA DELL'”AMICO SILVIO” DI PORRE FINE AL SUO GOVERNO. ANCOR MENO HA DIGERITO LA SCELTA DI SOSTENERE L'ESECUTIVO DEGLI “AFFAMATORI” - C'È L'INTESA CON TOSI
PER LA LISTA DEL SINDACO A VERONA…

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1- LEGA NORD, C'È L'INTESA CON TOSI
PER LA LISTA DEL SINDACO A VERONA
Repubblica.it

I vertici della Lega Nord e Flavio Tosi trovano finalmente 'la quadra' per la famosa lista del sindaco che si ricandida a Verona. Ma il mistero (fino a venerdì) resta. Perché nonostante Roberto Calderoli e il 'ribelle' di Verona si siano spesi in sorrisi davanti ai cronisti che li aspettavano al varco del Parlamento padano a Vicenza, nessuno sa ancora quale sarà - e se sarà - la lista di Tosi.

Ovvero se sarà una civica personale, come il sindaco aveva chiesto, o la lista della Lega più altre civiche di appoggio, ma non nominative. Calderoli ha invitato ad aspettare venerdì prossimo - probabilmente a Milano - quando "saranno presentati tutti i simboli che sosterranno la lista che porterà Tosi a fare il sindaco di Verona per la seconda tornata".

La riunione vicentina ha offerto anche l'occasione ai vertici del Carroccio per difendere Davide Boni, il presidente del consiglio regionale lombardo indagato per corruzione, e a Bossi per attaccare il premier Mario Monti, "messo lì dalle banche per fare il cattivo".

Su Boni e le accuse di mazzette, Bossi è stato chiaro: "Non credo a spartizioni tra Pdl e Lega - ha detto - Personalmente non ho mai avuto sentore di cose del genere". Più cauto è apparso Roberto Maroni: "Non lo difendiamo a oltranza - ha spiegato - Lo abbiamo incontrato e ha spiegato la propria posizione. Ci ha spiegato che non è vero niente e che questo personaggio che lo accusa è un millantatore".

Lega all'attacco, invece, sul governo dei professori. "Ma quali mercati... - ha replicato Bossi ai cronisti che evidenziavano i segnali di miglioramento dello spread - Monti è un figlio delle banche e dell'Europa che rischia di fallire".

Duro il Senatur anche sulle pensioni - "non ci piace la riforma Monti" - mentre sulla 'foto di famiglia' con assieme Mario Monti, Pierferdinando Casini, Pier Luigi Bersani e Angelino Alfano non se l'è sentita di leggere il futuro: "Non lo so, non sono un mago". La vicenda Boni, la rottura con Berlusconi, le fibrillazioni leghiste nel territorio non preoccupano comunque il movimento vista delle amministrative di maggio.

"Non penso che potrà andare male, la gente sa distinguere", ha osservato Bossi. E sulla partita di Verona, Calderoli si è detto "convinto che Tosi riuscirà a superare il 60 per cento in prima battuta".

La tipica espressione bossiana è stata usata stavolta da Flavio Tosi: "Finalmente è stata trovata la quadra. Perché nella nostra soluzione non c'è uno che prevarica l'altro e nessuno cede. Ci siamo parlati e abbiamo trovato l'accordo". Difficile pensare che Bossi abbia fatto un passo indietro, dopo aver sibilato che "se Tosi fa la lista con il suo nome è fuori dalla Lega".

Potrebbe essere stato trovato il modo per ricondurre chiaramente le 'civiche' di appoggio al nome di Tosi. Il quale qualcosa in più sulla lista l'ha detto: "Molti esponenti del Pdl scaligero - ha spiegato - non correranno sotto il simbolo dello stesso Pdl ma con il sottoscritto, perché abbiamo amministrato bene". Quasi una conferma ai sospetti del segretario veneto Gianpaolo Gobbo, per il quale bisogna dire 'no' al sindaco di Verona perché "la Lista Tosi non è fatta di leghisti, è un partito a sé".

2. "DA SOLI ALLE URNE PER CONTARCI"
Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera"

«Se dovesse andare male? Almeno avremmo dimostrato la necessità dell'alleanza con Berlusconi». Nella notte bavarese, Umberto Bossi lo dice. Elena Artioli, leader leghista dell'Alto Adige nonché sua interprete in terra di Germania, lo invita al silenzio: la stampa ascolta. Ma il Senatur è di ottimo umore. L'accordo firmato ieri mattina tra l'assessore lombardo Luciano Bresciani, suo fedelissimo, e il ministro della Sanità del land, Marcel Huber, è un pezzo pregiato della strategia leghista di Europa delle Regioni.

E, sorpresa, la birraia tedesca, Sara, lo ha riconosciuto: «Perché noi siamo una forza popolare». E così, il capo padano - qui tutti lo chiamano «Panzer Bossi» - si lascia andare a qualche considerazione più nostrana: «Berlusconi continua a dirmi che dobbiamo vederci per le amministrative. Ma quelle, ormai sono andate...». Sulla corsa solitaria, nessun ripensamento.

Per «tre motivi. Il primo è che dobbiamo contarci. Vedere quanti siamo. Il secondo è che ormai alla gente è arrivato quel messaggio. Il terzo...». Il Senatur - giacca blu, cravatta a righe sur tone e pochette verde che affiora a stento dal taschino - si prende un attimo. Poi, la butta fuori: «Se andasse male, non ci saranno più dubbi sulla necessità dell'alleanza con Berlusconi».

Insomma, Umberto Bossi per la prima volta lo ammette. Non ha mai condiviso la scelta dell'«amico Silvio» di porre fine al suo governo. Ancor meno ha digerito la scelta di sostenere l'esecutivo degli «affamatori». Eppure, non è mai stato convinto fino in fondo dell'opportunità di spezzare il rapporto con il Pdl per le elezioni nei municipi: la convinzione profonda di Bossi era, e resta, che da Berlusconi non si possa prescindere.
E allora, si superino le amministrative: se si vince, bene.

Se si perde, basta con gli schizzinosi: con la puzza sotto il naso rispetto al Cavaliere non si va da nessuna parte. Certo: l'ex premier, dice Bossi, è «sottotono perché non riesce a trovare l'idea giusta». Ma lì, prima o poi, si dovrà tornare. Intanto, guerra a Mario Monti. Con l'aiuto di un altro amico, Giulio Tremonti. Entrerà nella Lega? «Vedremo, vedremo... per adesso lo teniamo un po' lì...».

Di certo, non sembra un no. Anche perché con l'ex superministro all'economia, Umberto Bossi da tempo lavora al programma elettorale per le prossime politiche. Ma perché ora? Perché così presto? È guerra non convenzionale: «Perché se noi presentiamo un programma forte, anche gli altri dovranno farlo». Dovranno rispondere a tono e spiegare i loro progetti per il dopo: «E quando i programmi elettorali ci saranno, Monti cade e si va alle urne».

E così, la campagna elettorale per le amministrative sarà assai politica: «Tra poco - annuncia Bossi - partiranno migliaia di gazebo in tutta la Padania. Raccoglieremo le firme per una serie di leggi di iniziativa popolare». La prima, è la più nota: «Li martelleremo sulla riforma delle pensioni». Ma il Carroccio aprirà almeno due nuovi fronti. Parola di Bossi: «No ai mafiosi al nord, basta con i soggiorni obbligati». E poi, dato che «le banche non danno più una lira a nessuno e l'economia muore», la Lega chiederà una legge per «separare le banche d'affari da quelle commerciali».

Ma oggi potrebbe essere il d-day anche per la questione più lacerante: sì o no alla lista Tosi per Verona. Il leader padano incontrerà Flavio Tosi nel primo pomeriggio, al termine della sessione del Parlamento della Padania di Vicenza. Il sindaco scaligero porterà sondaggi comparati sull'esito elettorale con e senza la sua lista. Corredati, pare, da proiezioni sulla composizione del consiglio comunale veronese nelle due ipotesi.

A Bossi sarà mostrato anche materiale propagandistico non più per la «lista Tosi», ma per un simbolo con la sola scritta «Tosi»: la mediazione si gioca su un filo sottile.
La questione non è solo locale. Tra i maroniani più spinti, già da tempo serpeggia un dubbio: non è che un eventuale insuccesso elettorale sarà messo sul conto dei «barbari sognanti» e del loro leader?

Un deputato vicino a Roberto Maroni respinge anche la sola ipotesi: «Primo, perché la decisione della corsa solitaria è stata presa all'unanimità dal consiglio federale. Secondo, perché Maroni ha sempre sostenuto la possibilità per i sindaci di battersi al meglio, e dunque anche con le liste a loro intitolate. Terzo, perché Bossi ha la possibilità di decidere deroghe alla corsa solitaria in tutti i casi in cui lo ritenga necessario».

 

 

BOSSI E BONI DAVIDE BONI CON UMBERTO BOSSI jpegUMBERTO BOSSI A PONTIDA NEL 1990UMBERTO BOSSI IN CANOTTIERAGALASSIA LEGA - CHI STA CON BOSSI E CHI CON MARONIBOSSI MARONI Umberto BossiUmberto BossiFLAVIO TOSI E STEFANIA VILLANOVA FLAVIO TOSI E SIMONA VILLANOVA IN COMPAGNIA DI LUCA ZAIA jpegFLAVIO TOSI SIMONA VILLANOVA KATIA RICCIARELLI